LA LOGICA STOICA

LA LOGICA STOICA


La logica stoica si pone come una potente integrazione a quella aristotelica che rappresenta una parte della prima.

 IL SILLOGISMO IPOTETICO

Gli stoici basavano la loro logica sul sillogismo come Aristotele ma a differenza di questo che usava un sillogismo deduttivo gli stoici ne utilizzavano un tipo detto “ipotetico”.

Consideravano molto positivo il sillogismo aristotelico in quanto ordinava il sapere ma pensano che molte altre preposizioni anche se non sillogismi sono comunque logiche.

es:

Se è giorno c’è luce —————-> ipotesi

Ora è giorno ————> constatazione di fatto

Ora c’è luce  =  conclusione legata alle prime due: i termini sono legati fra loro in maniera ipotetica non deduttiva.

Gli stoici distinguevano fra ragionamenti conclusivi (cioè: sintatticamente ben costruiti) e ragionamenti veri (cioè: che descrivono correttamente la realtà di cui parlano).

Per gli stoici un ragionamento è logico anche quando è solo conclusivo.

LE CARATTERISTICHE DELLA LOGICA STOICA

  1. a)logica a due termini
  2. b)è notevolmente più vasta di quella sillogistica
  3. c)attua una distinzione fra verità e conclusività

La loro definizione di sostanza è radicalmente diversa da quella del “synolon” aristotelico: l’identificano come l’essenza dell’essere oppure come l’essere dell’essenza, indicando l’essenza come forma e l’essere come modo reale di esistere di una determinata forma.

Questi attribuiscono quindi un valore ontologico e metafisico alla logica.

I VARI TIPI DI SILLOGISMI

Abbiamo già detto che gli stoici utilizzavano il sillogismo ipotetico ma è solo uno dei cinque tipi di sillogismo che utilizzavano: quattro sono indimostrabili, uno è detto dimostrativo.

Tutti hanno richiami alla realtà (il criterio di fatto permette di stabilire la verità della conclusione).

Spesso all’interno questi hanno al loro interno il cosiddetto “indizio”: è un fatto empiricamente constatabile dal quale si risale per inferenza ad un altro fenomeno che in quel momento non si può vedere, e si può riscontrare solo in maniera indiretta.   

I RAGIONAMENTI

Lo stoicismo basa le sue dimostrazioni su ragionamenti “anapodittici” (comprendono i ragionamenti dimostrativi e quelli non dimostrativi) al contrario di Aristotele che si basava su quelli “apodittici” (solo dimostrativi), perché ogni sorta di ragionamento doveva rispettare i tre principi fondamentali della logica da lui stesso scoperti.

I tre principi sono:

  1. a)IDENTITA’: ogni sostanza presa in esame è caratterizzata sempre dalle stesse qualità.
  2. b)NON CONTRADDIZIONE: non è possibile affermare e negare nello stesso momento che la stessa qualità appartenga o non appartenga ad una determinata sostanza.
  3. c)TERZO ESCLUSO: un certo predicato compete o non compete ad un determinato soggetto in un certo momento, non esistono altre possibilità: l’incertezza è data dall’ignoranza.

Si può dire che gli ultimi due principi si riassumano nel primo.

E’ proprio contro i tre principi fondamentali della logica che si nota il maggior distacco da Aristotele. Gli stoici infatti pensavano che i ragionamenti replicassero i percorsi  del pensiero, nel qualei tre principi spesso non sono rispettati.

I PARADOSSI

Gli stoici scoprirono il contrasto fra i tre principi esaminando i paradossi, ovvero i ragionamenti cha appaiono contraddittori:

sia data, per es., la proposizione

«“Tutti i cretesi mentono”, dice Epimenide di Creta»

Chiamando la proposizione P1 diciamo che dal punto di vista aristotelico:

se P1 è vera allora quello che dice è falso è una contraddizione, che si scontra con il secondo (non contraddizione) e con il terzo principio (terzo escluso).

se P1 è falsa quello che dice è vero

Le proposizioni erano state catalogate da Aristotele in tre gruppi:

  1. a)Tautologiche: sempre vere
  2. b)Contraddittorie: sempre false
  3. c)Fattuali: riguardanti le scienze naturali, sono empiricamente riscontrabili.

In poche parole questa proposizione per gli aristotelici è irrisolvibile in quanto per primo questa proposizione non è catalogabile in uno dei tre tipi e poi ogni tentativo di risolverla riporta all’inizio, in quanto preposizioni come questa sono “autoreferenti”.

Gli stoici furono i primi a comprendere questo problema e capirono che bisognava porsi su un altro piano per risolvere questo tipo di proposizioni: era necessario passare dal linguaggio oggetto al “metalinguaggio” (linguaggio che parla di un altro linguaggio), per uscire dal circolo vizioso e capire come è strutturata veramente la frase.