LA GUERRA DI TROIA IL RAPIMENTO DI ELENA

LA GUERRA DI TROIA IL RAPIMENTO DI ELENA

LA GUERRA DI TROIA IL RAPIMENTO DI ELENA


La vita a Troia era una vera pacchia per Paride: palazzi enormi, abiti elegantissimi, gioielli lussuosissimi, feste, banchetti, donne bellissime… Insomma, tutto era un superlativo assoluto, tutto era magnificente, tutto era fantastico. Che cosa si poteva volere di più dalla vita? Gli anni passati sul monte Ida erano ormai diventati un’immagine sbiadita nella memoria e ben presto anche il ricordo della moglie Enone finì per affievolirsi fino a sparire del tutto. Ma dopotutto che cosa doveva fare? Prendere Enone e portarla a palazzo, presentarla a tutti come sua moglie e farla vivere come una principessa? Suvvia, non diciamo baggianate. Enone era una povera pastorella, carina sì, anche molto dolce e premurosa, ma non ne sapeva niente di come si viveva a palazzo. Avrebbe dovuto imparare a comportarsi e a parlare bene, avrebbe dovuto faticare parecchio per farsi accettare dai suoceri e dai cognati, avrebbe dovuto cambiare completamente il suo modo di comportarsi e di relazionarsi con gli altri. E poi Enone si sarebbe annoiata, lei che amava vivere tra i boschi, lei che amava stare in mezzo alla natura. Meglio lasciarla perdere, meglio dimenticarla e dedicarsi alla sua nuova vita. Infondo lo faceva anche per lei.

E poi c’era un pensiero fisso che assillava Paride senza lasciarlo in pace: Elena, la donna più bella del mondo, che gli era stata promessa in sposa da Afrodite, dea della bellezza e dell’amore. Ma chi era Elena, cosa faceva, dove viveva, con chi stava e come era fatta? Di lei non sapeva nulla, a parte il fatto che tutti gli uomini si innamoravano perdutamente di lei al primo sguardo. Come fare ad incontrarla e portarla via con sé?

L’occasione gli venne fornita durante un viaggio-missione per mare, quando venne a sapere che Elena viveva a Sparta ed era sposata con il re Menelao. Accecato dalla passione e senza un piano ben preciso Paride decise di fare una capatina a Sparta per vedere come era la situazione. Menelao, che era un uomo mite, ingenuo ed ospitale, accolse il principe troiano direttamente a casa sua, gli offrì la sua ospitalità, gli offrì cibo e vino, gli offrì la sua compagnia per lunghe ed interessanti chiacchierate, ma di certo non aveva alcuna intenzione di offrirgli anche la bellissima moglie! Tuttavia commise l’errore più grande che un uomo possa commettere: partì per questioni di lavoro lasciando la moglie da sola a casa. Elena, dal canto suo, era molto delusa dal suo matrimonio. Quando si trattava di conquistarla Menelao aveva fatto pazzie per lei, era stato premuroso, affettuoso, sempre presente, ma ora che erano sposati, il re di Sparta era sempre impegnato in altre faccende e non aveva mai tempo per lei. Non le regalava più fiori, non scriveva più poesie, non faceva sforzo alcuno per passare un po’ più tempo con lei, non era più gentile e garbato… Forse perché dava per scontato la sua presenza e quindi preferiva dare priorità ad altre faccende più importanti? Atteggiamento tipico di ogni uomo! Sta di fatto che Elena si sentiva molto molto molto insoddisfatta.

Sì è vero, c’erano le sue ancelle a farle compagnia e c’erano i figli da accudire, ma nella sua vita mancava qualcosa: la passione, quel fuoco che si accende dentro e che brucia ogni cosa, quel desiderio ardente che ti spacca in due e ti offusca la mente. Non ne poteva più di quella monotonia, di quel grigiore, di quella quotidianità fatta di giornate sempre uguali e di una totale mancanza di sussulti. Si era appellata con tutte le forze per trattenere il marito da questo ennesimo viaggio, convincerlo a fare insieme qualcosa di diverso, ma il marito le aveva assicurato, come tante altre volte in passato, che avrebbero parlato al suo ritorno. Non sapeva che al suo ritorno sarebbe stato troppo tardi.

Per consolarsi della partenza Elena si recò ad Afroditia, città che in quei giorni era adornata a festa in onore alla dea Afrodite. E proprio mentre si trovava nel tempio a pregare e a chiedere lumi sulla sua situazione emotiva, chi ti spunta all’improvviso come un messaggio divino? Paride, il più bello dei principi troiani che, incredulo di fronte all’opportunità che l’ingenuo Menelao gli aveva fornito su un piatto d’argento, la ricoprì di complimenti e di parole d’amore, fino a chiederle di partire con lui per Troia e diventare sua moglie. Ora, di fronte ad una richiesta tanto romantica quanto sfacciata, che cosa rispose secondo voi Elena? Quantomeno (e sottolineo quantomeno) avrebbe dovuto opporre un minimo di resistenza, anteporre la sua dignità di donna, moglie e madre, indignazione nei confronti della sfrontatezza del bel principe troiano ed invece accettò, se ne andò con le sue gambe, portando via con sé qualche ancella e un po’ di gioielli, per diventare a tutti gli effetti Elena di Troia, non più moglie di Menelao ma moglie di Paride.

Perché un gesto tanto sconsiderato? Era davvero così bisognosa d’amore e disperata Elena da compiere un gesto così impulsivo? Era davvero così egoista e, diciamolo pure con franchezza, così stronza, da combinare un guaio simile per un suo capriccio d’amore? Perché di certo sapeva quali catastrofiche conseguenze il suo gesto avrebbe provocato. Oppure era anche lei vittima dei sortilegi amorosi di Afrodite? Persino Zeus era stato più volte colpito dagli scherzi della figlia che l’aveva fatto innamorare di tante donne diverse, rendendosi responsabile delle continue cornificazioni nei confronti della moglie Era. Come quindi colpevolizzare una povera donna mortale, per giunta così emotivamente fragile, di fronte all’inganno divino?

Sta di fatto che, visto come sono andate le cose, chiamarlo rapimento mi sembra piuttosto fallace. E sta di fatto che quando Menelao tornò a casa e scoprì cosa era accaduto non la prese affatto bene!

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