LA GUERRA DI TROIA BRISEIDE E L’IRA FUNESTA DI ACHILLE

LA GUERRA DI TROIA BRISEIDE E L’IRA FUNESTA DI ACHILLE

LA GUERRA DI TROIA BRISEIDE E L’IRA FUNESTA DI ACHILLE


I soldati greci erano stati radunati e convinti alla battaglia contro Troia con frasi patriottiche del tipo “Dobbiamo riparare ad una grave ingiustizia“, “Basta, le nostre donne non devono più essere rapite“, “Sconfiggeremo il nemico e passeremo alla storia“, ecc… , ma in fin dei conti di salvare l’onore del povero Menelao non gliene fregava niente a nessuno. In realtà la guerra avrebbe portato loro ricchezze, tesori, gloria e tante belle donne. Per questo non vedevano l’ora di partire. Eppure da mesi se ne stavano accampati a girarsi i pollici e a grattarsi la pancia in attesa dell’ok degli oracoli.
E prima non si trovava Ulisse e senza Ulisse la guerra non si poteva vincere; e poi non si trovava Achille e senza Achille la guerra non si poteva vincere; e poi il mare era agitato perché Diana era offesa con Agamennone e voleva in cambio la figlia Ifigenia. Vi lascio quindi immaginare quanto prudessero le loro mani.
Quando finalmente riuscirono a partire si scagliarono contro la prima città che capitò loro davanti, la Cilicia, che aveva avuto il demerito di allearsi con Troia. Non l’avessero mai fatto. La Cilicia fu rasa al suolo, il suo re, Eezione, ucciso, tutti i tesori rubati e le donne rapite e fatte schiave. Ma questa guerra non era nata con il presupposto di impedire che le donne fossero rapite? Oppure ho capito male io?

Alla spartizione dei beni tutti i re si presero ovviamente i premi più belli. Ad Agamennone, che era il capo dei capi, toccarono gioielli, tesori ed una bellissima schiava, Criseide dalle belle guance. Anche ad Achille toccarono ricchezze ed una schiava, Briseide, anche lei dalle belle guance. Ma quello che sembrava un inizio col botto in realtà nascondeva una minaccia che stava per esplodere.
Criso, sacerdote di Apollo, nonché padre di Criseide, era profondamente addolorato per la terribile sorte capitata alla figlia.

Non poteva sopportare che fosse diventata una schiava ed è per questo che, con tutto il coraggio e l’umiltà che può provare un padre di fronte alla sventura di una figlia, si presentò all’accampamento greco, chiedendo di parlare con Agamennone. Gli propose la sua intercessione con Apollo per la vittoria finale, ma in cambio voleva sua figlia. Proposta che tutti i re trovarono giusta, poiché avere un dio dalla propria parte, visto già come erano andate le cose fino ad allora, avrebbe dato loro una mano. Ma Agamennone non era di questo parere. Come poteva lui, che era il capo dei capi, sottomettersi ad un simile ricatto? Come poteva cedere i suoi trofei e rimanere a mani vuote, mentre gli altri si potevano gongolare delle proprie conquiste? Ovviamente cacciò Criso in malo modo, mettendo a tacere tutto e tutti. E che diamine, ci vuole rispetto!
Il giorno dopo cominciò a piovere. Ma non era acqua quella che cadeva dal cielo, bensì frecce appuntite che uccidevano i soldati. Quale altra diavoleria stava accadendo?
Dopo 9 giorni di pioggia e morte si decise di interrogare il più indovino tra gli indovini, il solito Calcante, al quale chiesero il perché di una tale disgrazia. Calcante disse che il dio Apollo era furioso con Agamennone e pretendeva che lui liberasse Criseide. Ma dai, non ci sarebbe arrivato nessuno!

Povero Agamennone, tutte e lui capitavano. Possibile che ogni volta che aprisse bocca finiva per offendere una divinità? Possibile che tutti pretendessero sempre da lui sacrifici? Ancora gli bruciava il fatto di avere dovuto perdere la figlia, e ora pure questo. No, mai e poi mai, lui non poteva sottomettersi. A questo punto si fece avanti Achille che cercò di mediare.
Achille, il ragazzo invincibile, l’impavido guerriero che non aveva nessuna pietà per i nemici, il difensore dei più deboli, il fidanzato che tutte le mamme avrebbero voluto per le loro figlie. Tutti amavano Achille. Tutti, tranne Agamennone.

Non sopportava questo suo buonismo a tutti i costi e se lo aveva portato fin lì era solo perché senza di lui sarebbe stato impossibile vincere la guerra.
Dal canto suo neppure Achille nutriva particolare simpatia per Agamennone. Già non poteva soffrire la sua superbia, la sua arroganza e quei suoi modi da prima donna. Ma dopo la storia del finto fidanzamento con Ifigenia diciamo che gli stava proprio sulle……
La lite fu inevitabile e furibonda, volarono parole grosse, insulti ed accuse, e senza l’intervento degli altri i due re sarebbero venuti alle mani. A quel punto Agamennone, vistosi con le spalle al muro, sentenziò che avrebbe rinunciato a Criseide in cambio di  Briseide. Dopo quelle parole tutti sapevano che cosa sarebbe successo.
Achille cedette Briseide ad Agamennone ed Agamennone lasciò libera Criseide.
Apollo smise di lanciare frecce sull’accampamento.
Ma Achille decise di abbandonare la guerra.
Non poteva esserci catastrofe peggiore.