LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA

LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA

LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA


Negli anni Trenta la Spagna era diventata una repubblica democratica in cui le forze della Sinistra si erano impegnate in un’azione di profondo rinnovamento economico e sociale, in particolar modo propugnando la riforma agraria. Le elezioni del febbraio 1936 furono vinte dal Fronte Popolare, l’unione delle forze di Sinistra, con 278 deputati contro i 134 della Destra. Nonostante la sconfitta elettorale, la destra conservatrice, organizzatasi nella Falange, appoggiata dai fascismi europei e dalla chiesa cattolica, rimaneva molto forte, soprattutto perché poteva contare sull’appoggio dell’esercito. I primi mesi di governo del Fronte Popolare furono segnati da accanite lotte in ogni settore della vita politica e sociale che diedero luogo ad episodi anche sanguinosi. Il 13 luglio 1936 un attentato del quale rimase vittima un importante esponente monarchico fu il segnale della rivolta. Il 17 luglio, con una sollevazione delle truppe spagnole di stanza in Marocco, cominciò la guerra civile che presto si estese anche in Spagna. Ben presto il capo della rivolta divenne il generale Francisco Franco. Parte della Spagna fu occupata dall’esercito franchista, mentre l’altra rimase fedele al governo repubblicano, che chiamò il popolo alle armi contro i militari ribelli e la Falange. La guerra fu combattuta con grande determinazione da entrambe le parti: l’esercito repubblicano riuscì a fermare i franchisti ed il conflitto divenne sanguinosissimo. Esso durò infatti fino al 28 marzo 1939 con oltre un milione e mezzo di vittime. Da tutta Europa giunsero in Spagna i volontari antifascisti che combatterono nelle Brigate Internazionali, ma le democrazie europee non intervennero particolarmente in difesa della Spagna repubblicana, anche per i sospetti suscitati dalla presenza comunista e dagli aiuti sovietici,benché piuttosto limitati. Invece l’Italia fascista di Mussolini inviò un vero e proprio corpo di spedizione in aiuto di Franco, e Hitler fornì importanti aiuti soprattutto per quanto riguarda l’aviazione, come la Legione Condor, un’unità dell’aeronautica tedesca, che sperimentò in Spagna le tecniche di bombardamento che sarebbero poi state massicciamente impiegate nella Seconda Guerra Mondiale. Dopo tre anni di sanguinosi combattimenti i franchisti ebbero la meglio: a loro favore giocò, oltre la supremazia militare, la disorganizzazione dell’esercito nemico che rispecchiava i contrasti politici che si erano aperti nel Fronte Popolare, con la repressione degli anarchici da parte dei comunisti in particolare. Centinaia di migliaia di repubblicani dovettero fuggire o finirono prigionieri e Francisco Franco instaurò una dittatura di tipo fascista, della quale fu il capo indiscusso per oltre trent’anni.

IL BOMBARDAMENTO di Guernica (1937)

Il 26 Aprile 1937, l’aviazione falangista, con aerei e piloti tedeschi, attaccò e rase al suolo la cittadina basca di Guernica, uccidendo in tre ore e mezza circa 2000 persone. Dal punto di vista militare, Guernica era un obbiettivo del tutto insignificante; l’azione, svoltasi in un giorno di mercato, fu una strage compiuta per seminare terrore nella popolazione civile e sperimentare una nuova tattica di guerra aerea: il bombardamento a tappeto. Così racconta l’episodio il quotidiano britannico Times del 28 aprile 1937: ‘Il lunedì a Guernica è giorno di mercato per la gente delle campagne. Alle 16,30, quando la piazza era affollata, e molti contadini stavano ancora arrivando, la campana diede l’allarme . Cinque minuti dopo un bombardiere tedesco volteggiò sulla città a bassa quota, quindi lanciò le bombe mirando alla stazione. Dopo altri cinque minuti ne comparve un secondo, che lanciò sul centro un egual numero di esplosivi. Un quarto d’ora più tardi tre Junker continuarono l’opera di demolizione e il bombardamento si intensificò ed ebbe termine solo alle 19,45, con l’approssimarsi dell’oscurità. L’intera cittadina, con settemila abitanti e oltre tremila profughi, fu ridotta sistematicamente a pezzi. Per un raggio di otto chilometri, tutt’intorno, gli incursori adottarono la tecnica di colpire fattorie isolate. Nella notte esse ardevano come candele accese sulle colline.
Macerie della città distrutta.

 

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