LA GRAVIDANZA SULLA SINDROME DI BEHCET

LA GRAVIDANZA SULLA SINDROME DI BEHCET

LA GRAVIDANZA SULLA SINDROME DI BEHCET


La sindrome di Behçet viene diagnosticata solitamente negli anni in cui si può avere figli, in un momento in cui si può pensare di formarsi una famiglia.

Ecco perché diventa importante capire quali problemi si possono incontrare e quali trattamenti sono considerati sicuri da usare prima, durante e dopo la gravidanza.

La sindrome di Behçet non dovrebbe compromettere la fertilità nella donna. Gli uomini con problemi ai testicoli e trattati con la colchicina possono riscontrare una riduzione della qualità degli spermatozoi, ma questo pare essere causato più dal Behçet in sé che non dalla colchicina.

La sindrome di Behçet in gravidanza abitualmente non è associata a effetti tossici sulla madre o sul bambino. Nella maggior parte delle donne il Behçet sembra migliorare durante la gravidanza, ma è possibile che non segua lo stesso decorso in gravidanze successive, e non c’è modo al momento di prevedere se la malattia migliorerà o peggiorerà in caso di una gravidanza particolare.

PROGRAMMARE UNA GRAVIDANZA.

Se si pensa a una gravidanza, è importante parlarne con il proprio specialista. Alcuni dei trattamenti potrebbero necessitare di una modifica. È importante che tutte le donne che programmano una gravidanza inizino a prendere l’acido folico (che può essere acquistato in farmacia) per tre mesi prima del concepimento, per ridurre il rischio di spina bifida nel nascituro. È importante anche verificare di essere immuni dalla rosolia, si tratta di un controllo che può essere eseguito con un semplice esame del sangue.

QUALE EFFETTO PUO’ AVERE LA GRAVIDANZA SULLA SINDROME DI BEHCET.

Durante la gravidanza, i numerosi cambiamenti nel sistema immunitario e a livello di ormoni, designati a proteggere e a far crescere il bambino, possono anche colpire direttamente il decorso clinico della sindrome di Behçet. Nella maggioranza delle donne che sono rimaste incinte (50-70 per cento) quanto il Behçet era attivo, la gravidanza è sembrata migliorare il problema, con remissioni che sono continuate spesso anche dopo la nascita del bambino. Comunque ci sono stati casi meno fortunati (15-30 per cento) in cui la malattia è peggiorata durante la gravidanza, causando la formazione di ulcere dolorose in bocca e a livello vaginale. Questo può avere delle implicazioni per quanto riguarda il parto vaginale e la necessità di avere sollievo dal dolore.

Altre aree del corpo che possono essere interessate da un’infiammazione durante la gravidanza includono le grandi articolazioni e gli occhi, con il perseverare dei sintomi anche dopo la nascita del bambino.

In alcuni casi, per necessità della madre o del bambino, è necessario il parto cesareo. In seguito all’utilizzo di questo tipo di procedura alcune donne con il Behçet possono avere una reazione infiammatoria superiore alla media nella zona della ferita o un’emorragia, fenomeno patergico. Questo è la conseguenza di una iperattività dei globuli bianchi, che può mimare il segnale di un’infezione, che deve essere esclusa a priori per iniziare un trattamento con creme a base di steroidi. La guarigione della ferita pare non essere alterata.

QUALE EFFETTO PUO’ AVERE LA SINDROME DI Behçet SU UNA GRAVIDANZA?

Sembra che la sindrome di Behçet non abbia nessuno o veramente pochissimi effetti dannosi sulla gravidanza: in ogni caso studi recenti suggeriscono che il tasso di aborto spontaneo può essere aumentato. Il diabete gestazionale (diabete che si sviluppa durante la gravidanza e che si risolve subito dopo) può essere più comune, ma questo può essere un dato riferito agli steroidi o ad altri trattamenti. Il tasso di tagli cesarei può essere superiore alla media, ma questo può essere dovuto a un parto troppo stancante e laborioso o perché alcuni medici possono raccomandarlo in caso di ulcere genitali severe.

Durante la gravidanza, tutte le donne sono maggiormente predisposte alla formazione di coaguli di sangue. Nella sindrome di Behçet, dove esiste già una tendenza alla formazione di coaguli che si possono sviluppare nelle vene e nelle arterie, tendenza dovuta all’infiammazione dei vasi sanguigni, il rischio di coaguli è ulteriormente innalzato. Questo colpisce maggiormente le vene profonde delle gambe, causando trombosi venose profonde. Raramente, nel caso di sindrome di Behçet, le vene all’interno del fegato (sindrome di Budd Chiari) o del cervello (trombosi venose cerebrali) possono essere coinvolte. L’utilizzo di sostanze che diluiscono il sangue, come l’eparina a basso peso molecolare, a volte è raccomandato nelle donne che hanno avuto una precedente trombosi o in quelle con altri fattori di rischio per coaguli di sangue, per aiutarle a ridurre il rischio. L’eparina viene somministrata attraverso iniezioni, che possono essere praticate in maniera autonoma una volta al giorno durante la gravidanza e per sei settimane dopo la nascita del bambino.

E A PROPOSITO DEL BAMBINO?

In situazioni eccezionali, sono stati riportati casi di bambini nati da madri ammalate, che soffrono di una forma transitoria di Behçet, che può durare dalle sei alle otto settimane dopo la nascita. Questo è dovuto al fatto che gli anticorpi attraversano la placenta: si verificano ulcere della bocca e nelle zone genitali del bambino, così come il cambiamento della pelle. Anche se questo è estremamente raro, dopo l’immediata esclusione di altre condizioni, i dottori potrebbero prescrivere steroidi per agevolare una rapida guarigione.

E’ SICURO PROSEGUIRE I TRATTAMENTI IN GRAVIDANZA?

Molti dei farmaci utilizzati nel trattamento della sindrome di Behçet sono sicuri da utilizzare durante la gravidanza; questi includono il prednisolone, le ciclosporine, tacrolimus e azatioprina. Prednisolone, ciclosporina e tacrolimus aumentano il rischio di sviluppare diabete gestazionale. A oggi c’è un’evidenza crescente che suggerisce che la colchicina è anche sicura da usare in gravidanza, e precedenti dubbi a proposito di associazioni con anormalità cromosomiche fetali non sono stati comprovati. Sostanze più recenti come Infliximab ed etanercept sono stati utilizzate per trattare altre condizioni infiammatorie in gravidanza e paiono sicuri. Teoricamente non andrebbero usati oltre la trentesima settimana di gestazione, per rendere minima la quantità di farmaco nel bambino al momento della nascita. In ogni caso, se il trattamento necessita di essere continuato per tenere sotto controllo la sindrome di Behçet, allora i vantaggiprobabilmente saranno superiori agli svantaggi teorici.

TRATTAMENTI NON SICURI

In origine la talidomide era usata come cura per la stanchezza mattutina in gravidanza, ma in seguito è stata ritirata, alla fine degli anni ’50 inizio anni ’60, quando si è capito che causava una mutazione congenita specifica che portava assenza o riduzione in lunghezza degli arti. È un efficace trattamento di ulcere orali e genitali nella sindrome di Behçet, ma non deve mai essere usato in gravidanza o in assenza di una contraccezione sicura. Il micofenolato mofetile può causare malformazioni fetali e teoricamente andrebbe sospeso prima della gravidanza. In alcuni casi può essere sostituito con l’azatioprina.

Anche farmaci come il methotrexate a basse dosi, e farmaci citotossici come clorambucile e ciclofosfamide utilizzati nel Behçet per trattare l’infiammazione del cervello e dell’occhio devono essere evitati quando si programma una gravidanza, dal momento che anche loro possono causare anormalità fetali. Questi farmaci dovrebbero essere interrotti almeno tre mesi prima del concepimento per iniziare, se necessario, farmaci alternativi.

ALLATTAMENTO AL SENO

Durante l’allattamento, il rischio di assumere medicine che possono agire sul sistema immunitario del bambino deve essere controbilanciato con i numerosi benefici che dà il latte, e il rischio di una recidiva della malattia se non si prendono i farmaci. Prednisolone e azatioprina sono sicure da usare durante l’allattamento, e soltanto basse concentrazioni di ciclosporina e tacrolimus sono trasferite al latte, quindi possono essere considerate altrettanto sicure. Allo stesso modo la colchicina, che è secreta nel latte, non ha mostrato avere effetti collaterali associati al suo uso in madri che stanno allattando. Altre sostanze come Infliximab ed etarnecept non dovrebbero essere secrete nel latte, ma al momento non esistono ancora dati che assicurino la loro sicurezza durante l’allattamento.

/ 5
Grazie per aver votato!