LA GERUSALEMME LIBERATA CARATTERI E CONTENUTI

LA GERUSALEMME LIBERATA CARATTERI E CONTENUTI


La genesi del poema

                La prima idea di comporre un poema sulla liberazione del Santo Sepolcro risale al 1559, anno in cui Tasso era a Venezia: fu allora che iniziò a scrivere il poema Gierusalemme, rimasto incompiuto. In seguito, a Ferrara, riprese a lavorare al progetto e lo portò a termine tra il 1570 e il 1575, dando al poema il titolo di Goffredo. Durante il soggiorno di Tasso al Sant’Anna, fu pubblicata un’edizione non autorizzata (1580), a cui seguì un’altra edizione, curata da Tasso, con il titolo Gerusalemme liberata (1581). Infine un’ultima edizione, sempre seguita dal poeta, uscì nel 1584, con alcuni interventi di censura. Oggi le edizioni critiche riproducono il testo non censurato del 1581, ma è opportuno ricordare che l’autore non fu mai pienamente soddisfatto della sua opera e non la considerò mai conclusa.


Caratteri e contenuti

                La Gerusalemme è un poema eroico composto da 20 canti, in ottave. La scelta del periodo storico che fa da sfondo al poema rispecchia puntualmente i principi di poetica di Tasso: l’autore si concentra su una materia storica (la conquista del Santo Sepolcro ad opera dei Crociati guidati da Goffredo di Buglione nel 1099) abbastanza lontana nel tempo per consentirgli di introdurre la finzione, ma sufficientemente vicina da interessare il pubblico dei lettori: se infatti erano ormai trascorsi alcuni secoli dalle Crociate, è pur vero che in quel periodo l’avanzata dei turchi nel Mediterraneo aveva reso il tema di scottante attualità; non dimentichiamo, infatti, che la battaglia di Lepanto è del 1571.

                L’argomento della prima crociata permette al poeta di introdurre il meraviglioso cristiano, allo scopo di ottenere il diletto del pubblico, strumento attraverso il quale si può raggiungere la finalità educativa.

                I modelli a cui Tasso guarda non sono i poemi cavallereschi di Boiardo e di Ariosto, ma i poemi classici, l’Iliade, l’Eneide, a cui la Gerusalemme si rifà per i temi e lo stile sublime.

                A differenza di Ariosto, Tasso intende rispettare l’unità d’azione, pur salvaguardando una certa varietà: vi sono infatti un’azione unica, che è la liberazione di Gerusalemme, ed un eroe centrale, Goffredo. A lui si affiancano molti altri eroi, che sono mossi da forze centrifughe, come l’amore e la gloria individuale, ma Goffredo riesce a contrastare queste tendenze disgregatrici e garantisce l’unità dell’esercito cristiano. La Gerusalemme liberata ha inoltre una struttura chiusa, con un inizio e una fine ben precisi.

                La vicenda della Gerusalemme inizia dopo sei anni di guerra e ruota attorno alla figura di Goffredo di Buglione; Dio manda l’arcangelo Gabriele perché induca Goffredo a richiamare a sé tutti i compagni, impegnati a seguire fini personali. Proprio Goffredo viene eletto comandante supremo dell’esercito cristiano, nel quale si distinguono i guerrieri Tancredi e Rinaldo, mentre nell’esercito pagano si segnalano la vergine Clorinda e il feroce Argante. Tancredi ama, non riamato, Clorinda, mentre la pagana Erminia ama Tancredi. Frattanto l’Inferno si serve della bellissima maga Armida per sedurre e imprigionare nel suo castello incantato molti guerrieri crociati. Anche Rinaldo deve lasciare l’esercito crociato perché ha ucciso Gernando, che lo aveva calunniato. Argante, impaziente, vuole risolvere con un duello le sorti della guerra e sfida i cristiani. Tancredi accetta di combattere, ma il duello viene interrotto per il sopraggiungere delle tenebre. Erminia, che teme per il suo amato, esce nottetempo dalla città per raggiungerlo, protetta dall’armatura di Clorinda, ma, scoperta dai crociati, si rifugia tra i pastori; intanto Tancredi lascia il campo cristiano per inseguire quella che crede Clorinda, e che in realtà è Erminia, ma, giunto al castello di Armida, viene fatto prigioniero. L’esercito cristiano è in difficoltà, anche a causa della falsa notizia della morte di Rinaldo, il quale, in realtà, è riuscito a liberare i guerrieri prigionieri di Armida, ma è rimasto a sua volta vittima dell’incantesimo e Armida lo trattiene presso di sé come schiavo d’amore.  Nottetempo Clorinda e Argante incendiano la torre d’assedio cristiana, ma Clorinda rimane chiusa fuori dalla città e viene ferita mortalmente da Tancredi, il quale ne ignora l’identità; una volta che l’avrà scoperta, le darà il battesimo. Alla fine Rinaldo verrà liberato da due suoi compagni, Argante sarà ucciso da Tancredi, che, a sua volta ferito, sarà soccorso da Erminia, che riesce a salvarlo.  Armida tenta di uccidere Rinaldo per vendicarsi del suo abbandono, poi tenta il suicidio, ma l’eroe glielo impedisce e la induce a convertirsi. Il poema si conclude con la conquista di Gerusalemme.


Il bifrontismo di Tasso

                Tasso vuole dare di sé l’immagine del poeta cristiano, celebratore degli ideali della Controriforma; per questo nel poema sono presenti scenografie fastose, che esaltano la grandiosità del potere, tanto della Chiesa quanto della monarchia assoluta, che riceve la sua investitura direttamente da Dio. Nella civiltà di corte del tempo si inserisce anche l’interesse per le tecniche e per la regola: Tasso descrive con cura e precisione i numerosi duelli presenti nel poema, dimostrando di conoscere perfettamente il codice cavalleresco e l’arte della scherma; lo stesso discorso vale per le arti di seduzione di Armida, che rispecchiano il comportamento mondano della corte.

                Vi è quindi in Tasso la volontà di adeguarsi ai codici di pensiero e di comportamento propri del suo tempo, ma si avverte in lui un’ambivalenza di fondo: se da un lato egli pensa di potersi realizzare solo all’interno della corte, nello stesso tempo manifesta una profonda insofferenza per gli intrighi, le invidie e l’autorità a cui deve sottostare; ciò lo spinge a sognare di rifugiarsi in un mondo idillico e incontaminato, come quello pastorale (il soggiorno di Erminia tra i pastori è un riflesso di questa aspirazione).

                La stessa ambivalenza si manifesta nella rappresentazione dell’amore, che viene visto dal poeta come un ostacolo al raggiungimento del fine ultimo, la conquista di Gerusalemme, ma che in realtà diventa uno dei temi principali; esso viene rappresentato ora come piacere dei sensi (il giardino di Armida), secondo l’edonismo rinascimentale, ora come sofferenza (l’amore di Tancredi per Clorinda, di Erminia per Tancredi o di Armida per Rinaldo), con toni più patetici che tragici.

                Anche il tema della guerra è presentato in modo ambiguo: all’esaltazione della guerra come manifestazione di eroismo, collettivo o individuale, si contrappone la visione del conflitto come una necessità dolorosa e disumana.

                Infine la religione non è solo quella della Controriforma, fatta di fasti e di esteriorità, ma è spesso un sentimento più intimo, che avverte la precarietà della vita e tende verso l’espiazione dei peccati. Vi è inoltre un’attrazione per l’ irrazionale e per la magia, reinterpretata come uno strumento del demonio.

                Questa ambivalenza, che il critico Lanfranco Caretti ha definito “bifrontismo spirituale”, non è solo di Tasso, ma dell’epoca in cui egli vive e della crisi che la caratterizza.

                Anche la struttura ideologica del poema risente di questo bifrontismo: lo scontro che anima la Gerusalemme non è tanto tra due religioni e tra due culture differenti, quanto tra una visione laica, ispirata ai valori rinascimentali, che è incarnata dai pagani, e una visione religiosa, ispirata ai valori della Controriforma: da un lato la razionalità, il pluralismo, la ricerca del piacere, dall’altro il pensiero unico, l’intolleranza, il moralismo. E la contrapposizione non è soltanto tra cristiani e musulmani, ma anche all’interno del campo cristiano, dove alcuni crociati deviano dalla loro missione per cercare l’amore o la gloria individuale.

                Nel poema sarà compito di Goffredo riportare i compagni sulla retta via e ricondurre il molteplice all’unità. 

                Nonostante Tasso si proponga come il paladino dei valori controriformistici, la sua simpatia va a coloro che incarnano i valori rinascimentali: i compagni erranti, i pagani, gli sconfitti. È con loro che il poeta si identifica emotivamente e sono proprio questi i personaggi artisticamente più riusciti.

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