LA FUGA VERENNES

LA FUGA VERENNES

LA FUGA VERENNES


La politica Ecclesisatica della Costituente, tuttavia, se da una parte legava vasti ceti alla Rivoluzione, dall’altra, legava un conflitto assai aspro con la Santa Sede, che condannava i principi della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino e rifiutava di accettare la Costituzione Civile del Clero. Il Clero, cui la Costituente volle imporre di giurare obbedienza alla Costituzione Civile, si divise da allora in poi in uno Scisma. Se la Rivoluzione, fino ad allora, non aveva avuto altri avversari che la parte più retriva e quindi più scredita dell’Aristocrazia, adesso doveva affrontare l’ostilità di quella parte non indifferente del Paese, che intendeva ubbidire alle decisioni Papali. La crisi suscitata dalla Costituzione Civile del Clero, mentre turbava Luigi XVI e la sua coscienza di Cattolico, faceva rinascere in lui la speranza – mai del resto abbandonata – di trionfare della Rivoluzione e restaurare l’assolutismo Monarchico. Pur atteggiandosi infatti, esteriormente, ad un Monarca costituzionale all’Inglese, per ingannare Lafayettisti e Lamethisti, e profittando della sregolata condotta personale del Mirabeau per guadagnarselo col denaro, il Re inviava di nascosto agenti presso le Corti straniere ed in particolare presso l’imperatore Leopoldo II d’Asburgo onde sollecitarne l’appoggio contro i Rivoluzionari. La morte del Mirabeau consunto dai propri vizi (Aprile 1791), abbandonando completamente Luigi XVI all’influenza della Corte, dava infine l’ultimo colpo alla situazione. Il 20 Giugno 1791 il Re fuggiva da Parigi traverstito, per recarsi in Lorena, mettersi alla testa di truppe fedeli ivi radunate, e quandi marciare sulla capitale e schiacciare l’Assemblea Nazionale Costituente. Ma a Varennes fu riconosciuto e poi ricondotto a Parigi, a suo grande scorno, mentre la Costituente lo sospendeva dalle sue funzioni. Se in precedenza il principio monarchico non era mai stato messo in discussione il tentativo di fuga e gli intrighi del Re con lo straniero contro la Francia facevano precipitare il prestigio della Corona ed affacciarsi decisamente le tendenze Repubblicane, fino ad allora quasi inesistenti. un Club di Cordiglieri – così detto dalla sua sede, un antico Convento di Francescani – a tendenza accesamente democratico-repubblicana e che appoggiata da Camillo Desmoulins, Giorgio Danton e dla medico Ginevrino JeanPaul Marat, trovava seguito entusiastico nelle folle Parigine. Dietro al Terzo Stato Borghese, si affacciava ormai il Quarto Stato Plebeo dei Sansculottes, cioè del proletariato, indossante i pantaloni lughi da operaio, anzichè i corti calzoncini di lusso (culottes) dell’alta società. Davanti a questa minaccia, la borghesia dimenticava persino le colpe del Re e si sforzava di slavare la Monarchia, per salvare altresì il nuovo sistema politico creato a proprio vantaggio. E così la Costituente in cui la Borghesia dominava, non solo ricorse all’espediente di far passare per un ratto la fuga del Re e reintegrò il Sovrano nelle sue funzioni, onde permettergli di sanzionare la nuova Costituzione, ma fece stroncare a fucilate dalla Guardia Nazionale del Lafayette una dimostrazione Repubblicana organizzata dai Cordiglieri (Strage del Campo di Marte, Luglio 1971). Le ripercussioni di questo tentativo di reazione borghese si fecero sentire anche nei clubs: i Cordiglieri dovettero interrompere le loro sedute, mentre i ricchi borghesi moderati formarono il nuovo Club dei Foglianti, ritirandosi dal Club dei Giacobini, che fu da allora diretto dal Robespierre su una linea sempre più accentuatamente repubblicana e democratica. La Costituzione fu infine accettata da Luigi XVI e l’Assemblea Nazionale Costituente si sciolse nel 30 Settembr 1791 per lasciare il posto all’Assemblea Legislativa.

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