la fontana malata di pazzeschi parafrasi

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Nella poesia “La fontana malata”, Aldo Palazzeschi riproduce il suono dell’acqua con tante onomatopee; la loro ripetizione ricorda il respiro affannoso di un malato. In questo caso l’acqua è immagine di angoscia e sofferenza. Per Palazzeschi quello che conta è la musicalità dell’onomatopea. Cioè Palazzeschi usa l’onomatopea per creare strofe di suoni bizzarri, senza un nesso semantico fra di loro, semplicemente, come egli dichiara esplicitamente, per divertirsi. Oltre alle onomatopee sono presenti anche delle personificazioni: la fontana è malata e tossisce come se fosse una persona. Questa rinviene giù nel cortile e continua a perdere acqua mettendo ansia all’autore, infatti a volte sembra che smetta, ma poi ricomincia, aumentando sempre di più l’ansia del cantore(poeta).

 

Ad un tratto sembra che non si riprenda più e per il poeta è come se fosse morta, ma dopo una lunga esitazione riprende il suo dolore e quindi anche quello del poeta. L’autore è così stanco che decide di chiamare due servi e li manda a chiudere definitivamente la fonte, anche perché lui stesso si sente morire, ed è come se sente dentro di se lo stesso dolore che lei “prova”. Palazzeschi obbedisce ad un naturale desiderio di nutrire con elementi selvaggi di vita la sua ispirazione poetica, liberandola da ogni solennità scolastica. Infatti la poesia è scritta con un italiano molto facile, anche se talvolta troviamo termini letterari come ” romori” anziché “rumori”. Nella poesia troviamo anche l’uso di espressioni fono-simboliche, cioè la riproduzione di un suono con termini “alf-ok”. I suoni scritti in corsivo, mettono in evidenza i toni dell’acqua (fonosimbolismo), con parole molto simili e presenti nel “La pioggia del pineto” di D’Annunzio. La fontana malata di Palazzeschi può leggersi come un pensiero di ironismo della situazione dannunziana. la poesia di Palazzeschi può essere presa in considerazione come un rimpicciolimento del componimento dannunziano e nel stesso tempo come una aumento che conduce agli ultimi, le risorse foniche e la musicalità dell’originale.

 

Comunque ritengo che Pascoli, prima di Palazzeschi abbia fatto un gran lavoro nell’inserimento di alcune risorse foniche, in quanto Pascoli usa spesso il suono delle parole per evocare il rumore o il ritmo della situazione raccontata dai versi. Per Pascoli, in ogni caso, le onomatopee sono usate in modo significativo, a contrario di Palazzeschi, o per descrivere in modo più realistico il verso di un animale come ad esempio nell’assiuolo…