La fine di Cartagine

La fine di Cartagine

La fine di Cartagine


TESTO ORIGINALE

Carthago, in circuitu milia viginti tria passuum patens, magno labore obsessa et capta est a Scipione consule, cui Africa provincia data erat. Carthaginienses portu novo, quia vetus obstructus a Scipione erat, facto et contracta clam exiguo tempore ampla classe, infeliciter navali proelio pugnaverunt. Hasdrubalis quoque ducis eorum castra exercitu deleta sunt a Scipione, qui tandem urbem expugnavit septingentesimo anno postquam erat condita. Spoliorum maior pars Siculis, quibus ablata erant, reddita. Ultimo urbis excidio, cum se Hasdrubal Scipioni dedisset, uxor eius, quae paucis ante diebus de marito impetrare non potuerat ut ad victorem transfugerent, in medium se flagrantis urbis incendium cum duobus liberis ex arce praecipitavit. Scipio, exemplo patris sui naturalis Aemilii Pauli, qui Macedoniam vicerat, ludos fecit.

TRADUZIONE

Cartagine, che si estende nel circuito di ventitremila passi, fu assediata con grande fatica e presa dal console Scipione, a cui venne data la provincia dell’Africa. I Cartaginesi costruito il nuovo porto, poichè il vecchio era stato distrutto da Scipione, e radunata di nascosta in poco tempo un’ampia flotta, combatterono felicemente in una battaglia navale. Con l’esercito da Scipione venne distrutto anche l’accampamento di Asdrubale, che infine espugnò la città nel settecentesimo anno dopo che fu fondata. La maggior parte delle spoglie vennero date ai Siciliani, ai quali erano state sottratte. Nell’ultima distruzione della città, Asdrubale essendosi consegnato a Scipione, sua moglie, che pochi giorni prima non aveva potuto prevalere sul marito affinchè questo fuggisse verso il nemico, alla fine si gettò con i due figli dalla rocca in mezzo all’incendio della città che bruciava. Scipione, per l’esempio del suo padre naturale Emilio Paolo, che aveva vinto la Macedonia, fece giochi.