LA FAVOLA DEI SUONI RIASSUNTO

LA FAVOLA DEI SUONI RIASSUNTO


-Dopo aver parlato della necessità di una nuova cultura aperta al confronto e alla pluralità, ho pensato che proprio in Italia ci sono illustri interpreti e precursori di questa esigenza e che forse non solo Leonardo da Vinci, ma anche Galileo ne sono importanti esempi. 
Forse tutti ricordano per i loro studi liceali l’importanza del Saggiatore di Galileo del 1623 che contiene una tesi sulle comete, in polemica con l’astronomo gesuita O. Grassi. 
Galileo scelse di utilizzare il volgare fiorentino al posto del latino e al posto della Libra, ovvero della bilancia, fece metaforicamente ricorso al saggiatore ovvero a una bilancetta per pesare oggetti preziosi, per suggerire che bisognava optare per una ricerca raffinata e non grossolana. 
Se è noto che la tesi scientifica sulle comete in quel testo era errata, ciò non toglie che il suo libro resta importante non solo per il metodo sperimentale contro ogni forma di dogmatismo libresco, ma soprattutto per la scelta di rivolgersi a un pubblico ampio, perché la nuova scienza andava divulgata per trasformare il mondo e renderlo meno oscurantista, superstizioso e pigro. 
Impossibile non riconoscere a Galileo la capacità di intrattenere il suo pubblico, non solo per la forza logica del ragionamento, ma anche per la bellezza del linguaggio. 
 
Famosissima la favola dei suoni: del resto il padre di Galileo, Vincenzo era stato un illustre esponente della Camerata dei Bardi. 
La storia è semplice: un uomo assai curioso sui canti degli uccelli, scoprì che non solo gli uccelli producevano suoni, ma anche diversi tipi di strumenti e di insetti ed oggetti. 
Passò così ad esaminare lo zufolo di un pastorello e poi un violino e infine osservò che anche i cardini delle porte o il dito sull’orlo di un bicchiere o che persino vespe, zanzare e mosconi emettevano suoni. Nell’elenco dobbiamo inoltre aggiungere organi, trombe, pifferi, strumenti a corde, scacciapensieri…

“quando dico, ei credeva d’aver veduto il tutto, trovossi più che mai rivolto nell’ignoranza e nello stupore nel capitargli in mano una cicala, e che né per serrarle la bocca né per fermarle l’ali poteva né pur diminuire il suo altissimo stridore…e che tutto fu in vano sin che, spingendo l’ago più a dentro, non le tolse, trafiggendola, colla voce la vita…: onde si ridusse a tanta diffidenza del suo sapere, che domandato come si generavano i suoni, generosamente rispondeva di sapere alcuni modi, ma che teneva per fermo potervene essere cento altri incogniti ed inopinabili”. 
 
Per il ricercatore che indaga quale sia la natura del suono e cerca di catalogare l’intera serie, Galileo offre l’idea dell’impossibilità di esaurire e conoscere tutti i suoni e le loro cause. 
Ciò non rende inutile il sapere e la ricerca, ma rende necessario un altro approccio, metodologicamente più aperto, meno dogmatico, più disponibile alla messa in discussione dei risultati che sono in divenire e perfettibili, suscettibili di correzioni. 
Eppure proprio l’infinita ricchezza della natura è il punto di partenza e di ritorno della verifica sperimentale. 

Trovo questo testo così chiaro e intenso che lo si potrebbe proporre come un manifesto in cui potrebbero riconoscersi tutti quelli che hanno a cuore la ricerca, la libertà del pensiero, la curiosità e non ultima la coscienza dei nostri umani limiti.