La fattoria degli animali

La fattoria degli animali

di: George Orwell

INTRODUZIONE  

George Orwell,  nacque in India nel 1903 (con il nome di Eric Arthur Blair, da una famiglia di origine scozzese) scrisse tra il 1943 e il 1944 “ La Fattoria degli Animali” : una favola in chiave parodistica della riuscita iniziale, del graduale tradimento e del successivo fallimento della rivoluzione sovietica.

Il libro è ambientato in Inghilterra quando l’attività agricola veniva praticata prevalentemente nell’ambito di piccole fattorie padronali.

CRITICA PERSONALE

 In questo libro tutte le situazioni sembrano variare radicalmente:  dalla dittatura padronale  si passa alla democrazia per ritornare alla dittatura  degli  animali.

Cambia tutto per evolversi decisamente a riportare l’organizzazione esattamente al punto di partenza .

Il Capo persegue i propri programmi di egemonia incurante delle necessità fisiche, della dignità e dei sentimenti degli animali, pur di raggiungere i propri obiettivi.

I coadiutori  di Napoleon, non manifestano ambizioni di di supremazia, (avrebbero vita breve), lo assecondano per i propri privilegi e interessi, mentono ingannano schiacciano il bestiame, sono privi di qualsiasi valore.

Gli animali, pilotati  da suini  privi di scrupoli, che vogliono diventare i nuovi padroni, fanno  la rivoluzione  spinti  dalle loro miserrime condizioni di vita,  quando la situazione di partenza si ripristina, non  sono ancora riusciti a maturare  una mentalità individualista che consentirebbe loro di comprendere il proprio ruolo  nella comunità e che l’unione fa la forza, pertanto non si ribellano.

A parte alcuni momenti  coinvolgenti di entusiasmo e gioia di vivere e fare, il romanzo è un crescendo di doveri e privazioni per  gli animali che diventano sempre più apatici e rassegnati.

Rari gli episodi divertenti e comici, prevalente  la visione pessimista  della vita: sembra impossibile un miglioramento  della stessa.

Nel libro c’è una retrospezione quando il Vecchio Maggiore ricorda  la canzone che sentiva da lattonzolo.

Vi è anche un’anticipazione  detta dal vecchio : “ un giorno vi sarà la rivoluzione”.

La forma prevalente è la scena; ci sono poche pause e sommari 

solo ellissi. (Gli anni passarono. Le  stagioni si susseguivano,  fuggiva la breve vita degli animali).

 CRITICA

Questo libro da Giorgio Manganelli è considerato amaro e duro, come duro ne è lo stile, purissimo, d’una intensità prodigiosa, quasi una somma  enorme di sdegno si fosse lasciata chiudere a fatica, ma totalmente : degno di Swift.

                                                                                               

Per Giorgio Monicelli, Orwel ride amaro ; ma non solo Swift gli insegna qualcosa : Esopo stesso, Fedro non sono del tutto estranei alla morale dei suoi scritti, anche se l’amarezza del riso lo avvicina alla dura passionalità della razza britannica.

La sua sfiducia nelle possibilità del riscatto sociale dell’uomo è appariscente : infatti, quando lo statuto degli animali che hanno conquistato la fattoria con una rivoluzione vittoriosa viene ridotto a un solo articolo : “Tutti  gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”, si è portati a credere ch’egli non s’illuda più sulla capacità  dell’uomo di superare i propri istinti di sopraffazione dei suoi simili, e non ritenga se non una vana utopia l’aspirazione a una società migliore.

                                                                                               

Aldo Tagliaferri dice, che come molti suoi connazionali, Orwel non temeva che gli interessi per i problemi sociali influissero negativamente  sull’arte del romanzo, e proprio per questo si poteva permettere il lusso, precluso agli anacoreti del formalismo, di organizzare feroci parodie di ideologie scadute o truffaldine. Tutti ricordano la celebre fattoria degli animali.

Anche l’ultima scena, dice Raymond William,  in cui gli animali guardano dall’uomo al maiale, dal maiale all’uomo, e non sanno più distinguere l’uno dall’altro, è testimonianza  di un sentimento ancora più profondo della delusione e della sconfitta. Rendendosi conto che essi sono uguali perché agiscono allo stesso modo, non badano più alle etichette e alle formalità : questo momento, in cui acquistano, coscienza, rappresenta una scoperta liberatoria. Nella sua misura ridotta e nei suoi limitati termini, la fattoria degli animali possiede un’energia radicale che va ben oltre al fatto occasionale della sua apparizione e si assicura la propria durevolezza.

Vi si racconta come gli animali di una fattoria si ribellino e, dopo aver cacciato il proprietario, tentino di creare un nuovo ordine  fondato su un concetto utopistico di uguaglianza.

Due sono i capi della rivolta : Napoleon, un grosso maiale che ha grandi capacità oratorie, e Palla di Neve, della stessa schiatta, che è  soprattutto un tecnico e un organizzatore.

Una lotta accanita per il potere finisce per dividerli, tanto che Palla di Neve è costretto a fuggire . Gli slogan del regime a poco a poco mutano, l’antico inno è vietato e in vece sua si canta un nuovo inno a Napoleon, finche un bel giorno, i vecchi maiali cioè i capipopolo, si mostrano alle bestie esterefatte, ritti su due zampe : ormai tra loro e gli uomini non c’è più differenza. L’acuta satira orwelliana verso un certo tipo di totalitarismo, che ha avuto in Stalin la sua esemplificazione più clamorosa, è unita in questo apologo a una felicità inventiva e a una energia stilistica che pongono  La fattoria degli animali sulla linea della grande tradizione libellistica inglese del ‘ 700.

La fattoria degli animali è una favola in chiave parodistica della riuscita iniziale, del graduale tradimento e del definitivo fallimento della rivoluzione sovietica.

Nella parodia orwelliana, gli animali di una fattoria languono in  una miserabile  e amara  esistenza di sfruttamento, di maltrattamenti e di umiliazione sotto la sferza di un padrone brutale e avido.

Finalmente gli animali, esasperati, si ribellano e combattono affinché la fattoria si trasformi in una società giusta.

In una fattoria   padronale, dopo che il padrone si fu coricato, come convenuto precedentemente, tutti   gli animali si riunirono

nel granaio per sentire il sogno che aveva fatto il Vecchio Maggiore   ( un verro di dodici anni premiato a tutte le esposizione )  il quale godeva di così alta considerazione che tutti gli animali erano disposti a perdere un’ora di sonno per sentire quello che egli aveva da dire.

Vennero i 3 cani , i maiali, le galline, i piccioni, le pecore, le mucche, i due cavalli, l’asino (l’animale più vecchio della fattoria, taciturno se parlava lo faceva solo per lamentarsi) i cavalli e il gatto. Mancava solo il corvo  che dormiva su un trespolo dietro la porta d’entrata.

Il Vecchio Maggiore, esordì dicendo che, il sogno l’avrebbe raccontato dopo aver esposto le sue  lunghe riflessioni che riguardavano la vita degli animali della fattoria.

Si mise quindi ad esporre le miserrime condizioni cui erano sottoposte tutte le bestie domestiche di quella fattoria,  molto lavoro, poca e scarsa alimentazione,  condizioni  igieniche precarie. In conclusione la situazione era insopportabile.

Il padrone  era la sola creatura che non produceva, non pensava che ai propri  interessi, era  l’unico responsabile della situazione di sfruttamento cui erano sottoposti tutti. Pertanto l’uomo, anzi tutti gli uomini, erano nemici da   combattere, e gli animali tutti uguali.

Incitò  i presenti a combattere il padrone senza mai venirgli ad assomigliare, in quanto tutte le sue abitudini erano malvagie.

Quindi si mise a cantare la canzone che il sogno gli aveva fatto venire  in mente :

 Animali d’Inghilterra,

 d’ogni clima e d’ogni terra,

 ascoltate il lieto coro :

 tornerà l’età dell’oro !

Tosto o tardi tornerà :

 l’uom tiranno se ne andrà ;

per le bestie sol cortese

sarà l’alma terra inglese.

Non più anelli alle narici,

non più gioghi alle cervici,

e per sempre in perdizione

andran frusta, morso e sprone.

Sarem ricchi, sazi appieno :

orzo, grano, avena, fieno

barbabietole  e  foraggio

saran sol nostro retaggio.

Più splendenti  i campi e i clivi,

e più puri i fonti e i rivi

e più dolce  l’aer  sarà

quando avrem la libertà.

Per quel dì noi lotteremo,

per quel dì lieti morremo,

vacche, paperi e galline,

mille bestie, un solo fine.

Animali d’Inghilterra,

d’ogni clima e d’ogni terra,

ascoltate il lieto coro :

tornerà l’età dell’oro !

Il canto dell’inno portò tutti i presenti al colmo dell’entusiasmo.

Dopo  alcune  prove,  l’intera  assemblea  intonò  all’unisono “

“Animali d’Inghilterra” , avrebbero continuato tutta la notte se

il frastuono non avesse risvegliato il padrone, che  sparò nelle tenebre  una scarica col suo fucile, pensando che nel cortile ci fosse una volpe. Tutti ritornarono ai loro posti e il silenzio ritornò.

Tre giorni dopo il Vecchio Maggiore morì pacificamente nel sonno. Il suo discorso  aveva dato agli animali più intelligenti la speranza di una vita migliore, pertanto questi si  prodigarono a  convincere il bestiame a rivoltarsi all’uomo.

Preminenti in quest’opera  tre  giovani  porci : Napoleon e Palla di Neve e Clarinetto che avevano elaborato gli insegnamenti del discorso iniziale in un completo sistema di massime cui avevano dato il nome di “ Animalismo”. Avvenivano spesso riunioni segrete nel granaio, che si concludevano sempre con l’inno “ Animali d’Inghilterra” e man mano tutti si andavano  convincendo che le cose avrebbero dovuto cambiare in meglio.

La rivolta si verificò molto prima di quanto  nessuno si aspettasse.  Il padrone, pur essendo duro, era stato un abile agricoltore, ma nell’ ultimo anno gli erano capitati dei dissesti, la perdita di danaro in una causa legale lo avevano fatto avvilire al punto che  aveva cominciato ad abusare di alcolici.

Restava talvolta in casa sdraiato a bere per delle intere giornate. I suoi uomini, senza controllo, trascuravano il lavoro nei campi, la manutenzione della fattoria,  e non accudivano regolarmente il bestiame

Un sabato il padrone andò in città dove  prese una tale sbornia che  non gli consentì di rientrare  che la domenica, dopo mezzogiorno, per andarsi a coricare, i suoi uomini se ne erano già andati senza preoccuparsi di nutrire e mungere gli animali.

Questi alla sera ancora digiuni, esasperati dalla fame, sfondarono la porta del magazzino  e cominciarono a mangiare, a questo punto  arrivò Jones con i suoi uomini  e iniziarono  a menar colpi a destra e manca, gli animali  si ribellarono all’unisono con furia  e scacciarono a pedate, morsi e beccate  gli oppressori, inseguendoli fin fuori dalla proprietà.

La Rivoluzione  si era realizzata, il nemico vinto e schiacciato. Dopo l’euforia iniziale i rivoluzionari cominciarono ad organizzarsi, diretti a menadito, per il loro benessere, da Napoleon, Palla di Neve e Clarinetto. Questi tre comunicarono che avevano imparato, negli ultimi tre mesi, a leggere e scrivere, così subito  sostituirono l’insegna sopra il cancello ;   al posto di FATTORIA PADRONALE misero: FATTORIA DEGLI ANIMALI.  Su un grande  muro scrissero inoltre i sette comandamenti elaborati  dai principi dell’Animalismo:

1°  tutto ciò che va su due gambe è nemico

2°  tutto ciò che va su quattro gambe o ha le ali è amico

3°  nessun animale vestirà abiti

4°  nessun animale dormirà in un letto

5°  nessun animale berrà alcolici

6°  nessun animale ucciderà un altro animale

7°  tutti gli animali sono uguali

L’entusiasmo alle  stelle portava tutti  a dare il massimo, lavoravano con gioia finalmente per se stessi.

I  tre dirigenti  coadiuvati da altri porci, avevano il compito di coordinare e sorvegliare tutti i lavori, che gli animali  eseguivano con solerzia gioiosa.

Tuttavia i suini approfittando della loro carica già  dal primo giorno  cominciando  a prendersi   tutto il latte, man mano  tutte le mele,   facendo credere che questo era necessario per mantenerli forze. – I dirigenti avevano la responsabilità  di tutta la comunità  pertanto avevano  il dovere di mantenersi e in buona salute.-

 Gondrano, il cavallo, lavorava più di tutti, come si presentava  una difficoltà diceva  che avrebbe lavorato di più, infatti si alzava un’ora prima degli altri e si coricava per  ultimo.

Tutto filava in perfetta armonia, ognuno lavorava secondo le proprie capacità, nessuno rubava, nessuno si lamentava per la razione del cibo, nessuno si schivava, erano tutti felici .

 Alla domenica non si lavorava, e dopo l’alzabandiera  si riunivano nel granaio in un’assemblea  per votare  e discutere i progetti  esposti  dai maiali, gli altri anche se stavano imparando a scrivere non erano in grado di formularne. Palla di Neve e Napoleon erano i più attivi nelle discussioni, ma erano sempre in opposizione tra loro.

Dei piccioni viaggiatori appositamente addestrati diffondevano i progressi della Fattoria degli Animali tra il bestiame delle altre fattorie e questi  vedevano i rivoluzionari come eroi, ma i  proprietari delle fattorie padronali confinanti, erano assai spaventati  dalla Rivoluzione  e diffondevano catastrofiche notizie sulla nuova gestione  affinchè non si  verificasse  anche nelle loro proprietà.

Pertanto un giorno  lo spodestato Jones  con dei fattori e altri uomini attaccarono la Fattoria per  ripristinare la situazione e rimettere  i rivoltosi al loro posto. Tuttavia una mossa del genere era stata prevista, e il contrattacco, preparato con astuzia, ebbe successo e  gli attaccanti furono respinti fuori.

Grande entusiasmo fra i vincitori, poche le perdite, una pecora morta e Palla di Neve ferito leggermente fu  proclamato eroe.

Tutto procede come prima, ma il  continuo dissenso tra i due capi sempre in lotta per il potere finisce  per dividerli, tanto che Palla di Neve è costretto a fuggire inseguito dai cani feroci del suo antagonista. Da questo momento tutte le sventure e le difficoltà   degli animali sono attribuite alle congiure dello scacciato traditore. Si aboliscono le riunioni per votare  le questioni riguardanti la fattoria; gli slogan del regime a poco a poco mutano; i comandamenti sono disattesi (ora possono essere condannati a morte i cospiratori o presunti tali) e integrati a piacimento di Napoleon, fino ad essere eliminati completamente; l’antico inno è vietato e in vece sua se ne canta uno nuovo a lode  del Capo, che nel frattempo si è dato molte medaglie al valore.

La costruzione del mulino a vento, progettato da Palla di Neve prima di essere scacciato, doveva servire per modernizzare la fattoria  ed aumentare  il benessere del bestiame,  ma accresce e difficoltà degli animali che  lavorano sempre di più e mangiano sempre meno, man mano aumentano però i privilegi per  i suini,  che da tempo abitano la casa del padrone.

Pertanto Clarinetto che è ben dotato in oratoria (il solito bugiardo) ha  sin dall’inizio il compito di convincere  gli animali ad eseguire  ciecamente gli  ordini, per il bene della Fattoria,  li persuade che ormai è divenuto indispensabile trattare affari di compra- vendita con l’uomo. La vita miserrima continua al di fuori della casa colonica: Gondrano, feritosi al lavoro è venduto ad una macelleria, ma viene spiegato, ai suoi compagni affranti, che è morto all’ospedale serenamente.

Gli anni passavano e l’esistenza è  sempre più grama  per gli animali, che un giorno sbigottiti vedono addirittura Napolen e i suoi aiutanti  camminare  ritti su due zampe.

Anche gli abiti del Signor Jones  cominciarono ad essere usati  dai dirigenti suini,  inoltre arrivò  alla casa colonica la radio e il telefono. Infine arrivarono anche i vicini fattori invitati ad una festa, gli animali guardarono la riunione dalla finestra e non riuscivano più a  distinguere i maiali dagli uomini. 

L’esempio della Fattoria degli Animali non era più la preoccupazione di nessuno,  il  suo nome sul cancello fu nuovamente FATTORIA PADRONALE.

ANALISI DEI PERSONAGGI

Personaggio di importanza fondamentale per lo svolgimento del romanzo, anche se protagonista per brevissimo tempo è il verro più anziano  della fattoria: il Vecchio Maggiore, che è l’ispiratore della ribellione degli animali  contro l’oppressore: il padrone.

Infatti egli riteneva che le dure condizioni cui erano sottoposti erano causate dall’uomo, unica creatura che consuma senza produrre. Figura  positiva, intelligente, saggia  e serena.

Il protagonista in assoluto del romanzo è Napoleon, un grosso verro dall’aspetto feroce: taciturno con  la fama di voler sempre fare a modo suo (caratteristica che non perderà).

Intelligente,  crudele, ambizioso e tenace riesce a sottomettere tutti e pur di avere il potere e gli onori che da esso derivano.

 Non esita a far uccidere molti animali innocenti, tra cui anche dei maiali, che pensava potessero intralciarlo.  Privo di qualsiasi sentimento positivo, impone gradualmente condizioni di vita sempre più dure per le sue manie di grandezza.

Palla di Neve, altro personaggio di rilievo è un giovane verro vivace, arguto intelligente con molta inventiva, ma di minor profondità di carattere di Napoleon, ma anche l’unico in grado di controbatterlo, pertanto viene presto scacciato con l’infamante accusa di tradimento. Figura di ingegno, coraggio e fantasia che tuttavia  viene espulso ingiustamente, perché pensava un po’ anche agli  interessi degli altri animali.

Personaggio chiave del romanzo e Clarinetto, un giovane suino dalle notevoli capacita oratorie, tiene i rapporti con gli animali,   motiva  i comportamenti di Napoleon  come assolutamente indispensabili per il benessere e la sopravvivenza di tutta la  comunità. Travisa i fatti, mascherandone l’estrema  crudeltà, sembra dalla parte dei sottomessi mentre è asservito al volere del Capo, mente sempre, per tenere tutti sottomessi , e mantenere  anche i propri privilegi.

Gondrano, il cavallo, è la figura più positiva tra tutti  gli animali, ingenuo credulone non sembra riflettere, da subito disposto a lavorare sempre di più, gli sembra l’unica cosa più giusta da fare: si identifica nella massa, fa ciò che ad essa è richiesto.

Per il suo aspetto e la sua forza  avrebbe potuto assumere un ruolo  ben diverso nella comunità ma la sua eccessiva fiducia nei dirigenti non gli consente di  capire e reagire alle pessime condizioni di vita in cui egli stesso  è costretto.

Forse il suo esempio ha contribuito a rendere gli animali sempre più subordinati e rassegnati.

L’estrema crudeltà con cui alla fine viene trattato evidenzia che nemmeno la più  onesta  e disarmante fedeltà è rispettata.