LA FANFARLO DI CHARLES BAUDELAIRE

LA FANFARLO DI CHARLES BAUDELAIRE


La Fanfarlo è praticamente l’unico racconto di un certo respiro di Charles Baudelaire, visto che la critica più recente (Bandy, 1950) è riuscita a stabilire che il Giovane incantatore (Jeune enchanteur) pubblicato nel 1846 era la traduzione di un racconto inglese, The Young Enchanter (1836), attribuibile a un certo reverendo Croly. La Fanfarlo venne pubblicato sul Bulletin de la Société des gens de lerrres del gennaio 1847 con la firma Charles Dufays. Nel giovane protagonista del racconto, Samuel Cramer, è chiaramente riconoscibile lo stesso Baudelaire. Samuel, dandy e poeta – ha scritto un volumetto di versi dallo strano titolo, Le Ossifraghe – fa la corte a una conoscente di infanzia che per ventura ha incontrato in un parco di Parigi. La donna, sposata Cosmelly, non sembra disdegnare le attenzioni del poeta; anzi gli confida la sua grande pena. Dopo alcuni anni di felice matrimonio, il marito ha cominciato a trascurarla per colpa di una bella attrice e cantante di facili costumi: La Fanfarlo. Cramer promette subito di “strappare La Fanfarlo a monsieur de Cosmelly e di sbarazzarlo per sempre di quella cortigiana – sperando di trovare fra le braccia dell’onesta signora la ricompensa della sua opera meritoria”. E ci riesce. Ma solo nella prima parte dei suoi intendimenti. Perché non avrà mai la ricompensa sperata. Una volta riconquistato il marito, la signora Cosmelly si affretta a lasciare la peccaminosa Parigi e rifugiarsi in provincia, lasciando con un bel palmo di naso l’ingenuo poeta. Con un palmo di naso e la Fanfarlo sulle spalle. La ballerina è entrata nella sua vita e non ne uscirà più. La fanfarlo diventa per il poetino peggio di una moglie: ingrassa, lo tradisce e lo spinge al successo sociale – letterario. Niente più poesie, solo robusti e noiosi trattati di scienze e teologia atti a far spalancare a lui le porte dell’Institut e della celebrità ufficiale. Triste fine per l’incauto cantore dell Ossfraghe! Opere narrative minori si possono considerare i bozzetti e saggi pubblicati su vari giornali: Come si pagano i debiti quando si ha del genio (Comment on paie ses dette quand on a du génie, pubblicato sul Corsair – Satan del 24 novembre 1845), un gustoso bozzetto sulla vita di Honoré de Balzac; la Scelta di massime consolanti sull’amore (Choix de maximes consolantes sur l’amour, sul Corsair-Satan, 3 marzo 1846), il cui contenuto è perfettamente riassunto nel titolo; la Morale del giocattolo (Morale du Jouiou, su Le Monde littéraire, 17 aprile 1853), una sorta di saggio sui vari giocattoli e sulle loro implicazioni sociali e psicologiche tipo “il giocattolo è la prima iniziazione all’arte”, Clergeon agli inferi (Clergeon aux enfers), un breve divertissement boccaccesco, incentrato sulle avventure di un vecchio compagno di collegio con Prosperina, la regina dell’Ade. Questo breve abbozzo è stato pubblicato solo nel 19141 e viene fatto risalire dagli studiosi al 1856-57; infine Consigli ai giovani letterati (Conseile aux jeunes littérateurs, su l’Esprit public, 1826). TEATRO. La sola parziale realizzazione teatrale di Baudelaire è Idéolus, elaborata in parte con l’amico Prarond negli anni 1841-43. Della commedia, prevista in cinque atti sono rimasti solo i brogliacci del primo atto e di due scene del secondo. Altri progetti non portati a termine sono la Fine di don Giovanni (la fin de don Juan, 1853), L’ubriacone (L’Ivrogne), opera alla quale Baudelaire era stato spinto dall’attore Tisserant dopo una dizione drammatica della poesia Il vino dell’assassino. Annunciato a più riprese nel 1854 in vari teatri di Parigi, L’ubriacone non uscì mai dallo stato di abbozzo. Stessa fine per il progetto di Il marchese del primo Ussari (Le marquis du 1er Houzards),. Cominciato a stendere tra il 1859e il 1861.