La crisi del 1929

La crisi del 1929

primo dopoguerra in Italia (in breve)

Negli USA, Roosvelt mette in atto il new deal, ossia un programma di risanamento economico:

    • protezione dei lavori pubblici per diminuire la disoccupazione
    • sostenimento dei prezzi agricoli
    • misure assistenziali e di previdenza sociale; sistema pensionistico
    • regolamentazione degli istituti finanziari e dei rapporti tra capitale e lavoro

Rilanciare economicamente un Paese significa rilanciare la domanda interna, migliorando i redditi. Si propone una politica di alti salari.
Lo stato cerca di riequilibrare la situazione economica, limitando il più possibile le importazioni con barriere doganali, riconoscendo la libertà di associazione, aumentando i salari ed introducendo l’idea di tassazione progressiva. Tutto ciò viene detto legislazione sociale.

Lo stato in cui la crisi del ’29 avrà più effetto sarà la Germania, perchè i prestiti internazionali saranno bloccati.

Anche in Italia, nel primo dopoguerra, vi sarà il Biennio Rosso. La crisi economica sarà uguale a quella degli altri stati (inflazione, penuria di beni di prima necessità, ecc…), inoltre molte persone rimarranno deluse a causa del non mantenimento delle promesse della guerra. I nazionalisti sottolineano il fatto che l’Italia abbia vinto la guerra, ma perso la pace. La classe liberale verrà accusata di non aver fatto valere i diritti dell’Italia come vincitrice della guerra.

Nel ’19 D’Annunzio, al comando di un manipolo di uomini che in guerra avevano avuto incarichi importanti ed adesso si trovavano in crisi e nell’anonimato, occupa la città di Fiume, che era in Jugoslavia ma era abitata da italiani. Ne viene proclamata l’annessione all’Italia, Orlando si dimette, gli succede Nitti. La situazione interna peggiore socialmente, politicamente (a causa di D’Annunzio) ed economicamente. Nelle elezioni del ’19 prevalgono i partiti di massa, come quello dei socialisti o il Partito Popolare di Don Luigi Sturzo (che aveva molta presa sul popolo). Questo governo cadrà presto e subentra Giolitti, l’unico in grado di stabilizzare la situazione politica. Due fattori consentono l’ascesa dei due partiti nel ’19: l’allargamento del suffragio ed il cambiamento del sistema elettorale (da uninominale a proporzionale). I partiti di massa erano radicati nella società con le leghe rosse (socialiste) e bianche (cattoliche).

Il Biennio Rosso è un periodo in cui la popolazione compie scioperi ed occupazioni; la parte restate della popolazione ha paura dell’avvento del comunismo, come nella Rivoluzione Russa. Da qui, come “contromossa”, nasce il fascismo.

Giolitti firma il Trattato di Rapallo dichiarando Fiume “città libera”, ossia nè italiana nè jugoslava. La Dalmazia torna alla Jugoslavia, l’Istria e la città di Zara rimangono italiane.
D’Annunzio non rinuncia all’occupazione di Fiume, ma di fronte alla prospettiva di una guerra civile si ritira.

Nel ’21 la componente più estrema di sinistra, rappresentata da Gramsci e Togliatti, si divide dai socialisti e forma il Partito Comunista. Nel ’23 ci sarà un’altra scissione, con la quale si formeranno i rivoluzionari.
Sempre nel ’21 si diffonde lo squadrismo fascista, con a capo Mussolini, la cui peculiarità era la violenza contro i socialisti.
Giolitti si dimette perchè non riesce a tenere a freno le manifestazioni violente. Nel ’21 entrano in Parlamento i fascisti, tra cui Mussolini, anche se non hanno ancora il loro partito. Il nuovo primo ministro è Bonomi, che formerà un governo di coalizione; a febbraio si dimette e subentra Facta, il cuo governo sarà l’ultimo liberale. Durante il suo governo, Mussolini compie la marcia su Roma, Facta si rivolge al sovrano per dichiarare lo stato d’assedio, ma il re proclama il primo governo fascista con Mussolini primo ministro.