LA CITTA DEL SOLE

LA CITTA DEL SOLE


La Città del Sole viene composta nel 1602 e pubblicata per la prima volta a Francoforte nel 1623 a cura dell’amico Tobia Adami. Una successiva traduzione in latino è stata ritenuta a lungo l’originale.

L’opera consiste in un dialogo tra due personaggi, l’Ospitalario e il Genovese, nocchiero di Colombo. Il primo è un cavaliere dell’Ordine di Malta, che pone al timoniere alcune domande; rispondendo ad esse, il Genovese può raccontare il viaggio che lo ha condotto fino alla lontanissima Città del Sole, situata nell’isola di Ceylon (l’odierna Sri-Lanka), e descrivere il perfetto ordinamento di quest’ultima. La città ha una struttura circolare, formata da sette cerchie di mura concentriche, al cui centro sta il tempio del Sole. L’organizzazione della città è del tutto razionale, ordinata e rigorosa. Non esistono beni privati, che indurrebbero a bramosie e a lotte intestine. La religione è naturale, cioè vicina agli ideali, non ancora corrotti, del Cristianesimo originario. Le nascite sono programmate; l’educazione è collettiva, generale e indifferenziata per uomini e donne; il lavoro è obbligatorio per tutti, e non v’è distinzione tra attività manuali e intellettuali.

Campanella afferma che la città è guidata da tre “primalità”, ossia capi o magistrati: Pon (Potestà), preposto alla guerra e alla pace, Sin (Sapienza), che ha cura delle scienze, e Mor (Amore), al quale è affidata la procreazione e la conduzione delle attività che permettono la vita. Li coordina e li guida il Metafisico, ossia il filosofo sacerdote e sovrano, “capo di tutti in spirituale e temporale”, che organizza il potere politico e risponde alle necessità dell’uomo.

Se nella figura ideale del saggio sacerdote, capo della Città del Sole, non è difficile ritrovare un’ascendenza platonica, l’alleanza tra Stato e Chiesa in una comunione di intenti richiama il pensiero medievale (si pensi a Dante); ma Campanella ha punti di riferimento concreti nelle monarchie del suo tempo (all’inizio la Spagna, in seguito la Francia).

È significativo che Campanella proietti la sua società pacifica e giusta in un luogo immaginario, in un’utopia letteraria, a testimonianza della frattura che egli percepisce tra la realtà storica del suo tempo e la propria ansia di un totale rinnovamento civile e spirituale; tale rinnovamento, pur apparendogli irrealizzabile, resta tuttavia un’aspirazione tanto forte da indurlo a rischiare la propria vita sfidando l’autorità della Chiesa.

La Città del Sole è un testo di grande rilievo non solo sul piano filosofico, ma anche su quello espressivo: Campanella espone le proprie convinzioni ed esigenze morali in uno stile essenziale e incisivo, che sembra quasi vibrare di un’ispirazione profetica.