La Chanson de Roland ed il ciclo carolingio

La Chanson de Roland ed il ciclo carolingio


Mentre in Provenza fiorisce la lirica in lingua d’oc, a partire dall’XI secolo nella Francia settentrionale, sottoposta al dominio della dinastia capetingia, si sviluppa una letteratura basata su poemi epici detti chansons de geste (‘canzoni che narrano imprese eroiche”). Questi poemi vengono cantati nelle corti e in luoghi pubblici da giullari e fan parte di cicli, il più importante dei quali tratta le gesta guerresche avvenute fra l’ VIII e il IX secolo, quando Carlo Magno combatte, in nome della cristianità, gli Arabi musulmani che avevano conquistato la Spagna. Il più importante di tali poemi è la Chanson de Roland (Canzone di Rolando), composta da autore sconosciuto (coincidente, secondo alcuni studiosi, con il Turoldo citato nell’ultimo verso; secondo altri, invece, Turoldo sarebbe solo il copista o un giullare interprete. La stesura è databile intorno al 1100: forse, nei tre secoli precedenti, l’argomento vi sviluppato da cantari tramandati oralmente ad opera di giullari. Di sicuro, il tema della guerra di religione viene ripreso nel fervore combattivo delle Crociate (la prima delle quali risale proprio a quegli stessi anni).

Il poema è composto da circa 4000 versi, suddivisi in particolari strofe dette lasse, legate fra loro da rime o, più spesso, da forme di consonanze e da frequenti ripetizioni di formule o gruppi di versi. 

Un episodio centrale di cui tratta il poema è realmente accaduto nel 778 e riguarda la morte di Rolando o Orlando, conte paladino di Carlo Magno (di cui i paladini erano la guardia nobile), perito al passo di Roncisvalle, sui Pirenei, in seguito a un’imboscata (tesa però alla retroguardia dell’esercito carolingio, secondo gli storici, non dai Saraceni ma dai Baschi). L’episodio in sé non ha grande importanza militare ma il poeta, trasfigurandolo, crea un evento simbolico e leggendario e trasforma la figura di Rolando in un eroe indimenticabile, che muore per gli ideali nei quali crede: la fede cristiana, la lealtà verso il proprio sovrano e la terra di Francia, il proprio onore e valore di guerriero. 

L’aspetto predominante del poema è la narrazione, in tono commosso e solenne (scandito anche dalle caratteristiche ritmiche dei versi), delle imprese eroiche dei cavalieri di Carlo Magno contro i Saraceni, in difesa della fede, della cristianità e della Francia. Il modello di protagonista proposto nella Chanson è quello del cavaliere cristiano, ed è un modello che, con mutamenti anche sostanziali, apportati soprattutto in epoca rinascimentale, predomina nel genere del poema epico fino alla Gerusalemme liberata di Torquato Tasso (1544-1595). Il venir meno di questa figura di protagonista coinciderà con la scomparsa del genere letterario del poema epico, il cui definitivo declino sarà magistralmente rappresentato da Miguel de Cervantes (1547-1616) nel Don Chisciotte della Mancia, opera scritta in prosa e da molti studiosi considerata il primo romanzo moderno. Nella Chanson de Roland e nei poemi del ciclo carolingio ad essa contemporanei mancano il tema amoroso e il gusto per l’avventura individuale. L’eroe è il tipico cavaliere senza macchia e senza paura che incarna la fede religiosa, la fedeltà al sovrano, la lealtà e il coraggio: neppure un’ombra vela la sua virtù. Viceversa, il nemico è presentato come incarnazione del male: perfido, sleale, vile, feroce. Con particolare asprezza viene condannato il tradimento, considerato nel mondo feudale (e anche nell’Inferno dantesco) la peggiore fra le colpe. 

Alcuni studiosi hanno ipotizzato un’origine religiosa e non laica della produzione delle chansons de geste: la Chiesa le avrebbe utilizzate, cioè, con funzione didascalica, per preparare il clima necessario allo svolgimento delle Crociate, allo scopo di indirizzare verso un nemico esterno (gli “infedeli”) l’aggressività violenta che dilaniava il mondo feudale. Più semplicemente, altri sostengono che il modello che contrappone l’eroe coraggioso e puro al nemico malvagio, feroce e vile, destinato infine alla sconfitta, è alla base di una narrazione epica che miri a raggiungere un ampio pubblico, in qualsiasi civiltà e in qualsiasi tempo, e non solo in ambito letterario.