ITALO CALVINO VITA E OPERE

ITALO CALVINO VITA E OPERE

ITALO CALVINO VITA E OPERE

La vita

Italo Calvino è forse il narratore più importante del secondo Novecento. Ne ha frequentato tutte le principali tendenze letterarie, dal Neorealismo al Postmoderno, ma sempre restando ad una certa distanza da esse e svolgendo un proprio coerente percorso di ricerca. Nasce nel 1923 a Santiago de Las Vegas (Cuba). I genitori sono italiani: il padre è ligure, di professione fa l’agronomo e dirige stazioni sperimentali agronomiche prima in Messico poi a Cuba; la madre, sarda, è botanica. Nel 1925 la famiglia Calvino, in seguito alla nomina del padre Mario Calvino come direttore della stazione sperimentale di Floricoltura, torna a San Remo. Proprio questa esperienza e la tradizione familiare lo spingeranno, concluso il liceo, ad intraprendere studi di Agraria. Interrotti gli studi per sottrarsi all’arruolamento forzato, dopo l’8 Settembre del 1943 si unisce ai partigiani della Brigata Garibaldi vivendo così in prima persona l’esperienza della guerra. Nel 1947 laureatosi alla facoltà di Lettere di Torino con una tesi su Joseph Conrad, collabora al “Politecnico” di Vittorini ed entra a far parte della casa editrice Einaudi, dove conosce Cesare Pavese, che recensirà positivamente il suo primo romanzo. Si iscrive al Partito Comunista, che abbandona nel 1957, in seguito all’invasione delle truppe sovietiche in Ungheria, collabora all’Unità e a altri giornali. Nel 1959 fonda con Vittorini la rivista Il Menabò. Nel 1964 va a vivere a Parigi, in cui rimarrà sino al 1980, quando rientra a Roma. Grande viaggiatore, Calvino si reca negli Stati Uniti, in Giappone, in Messico, in Israele, in Iran e nell’Unione Sovietica. La sua rimane comunque una biografia essenzialmente intellettuale, povera di fragorosi accadimenti. Nell’85 poiché invitato a tenere una serie di lezioni a Cambridge alla Haward University, prepara Lezioni Americane che verranno pubblicate postume nel 1988. Calvino, colpito il 6 Settembre da emorragia celebrale, muore a Castiglione di Pescaia nella notte fra il 18 e il 19 del 1985.

Le opere

Il sentiero dei nidi di ragno (1947) A differenza dei neorealisti, qui un argomento grave come quello della Resistenza, viene trattato dall’angolo di visuale di un bambino, Pin. La mentalità infantile, caratterizzata da curiosità e stupore, conferisce al libro un’aurea avventurosa e fantastica, quasi magica.

Il visconte dimezzato (1952) Una cannonata, sferrata dai Turchi, ha diviso in due il visconte Medardo di Terralba. Una metà è buona, l’altra cattiva, entrambe si rendono insopportabili e solo ricostituendosi potranno riconquistare l’armonia perduta. In altre parole, l’individuo alienato può ritrovare il suo equilibrio soltanto tornando a essere un impasto di vizi e di virtù.

Il barone rampante (1957) Per sottrarsi alla rigida autorità della famiglia, il giovane barone Cosimo Piovasco di Rondò, va a vivere (e soprattutto a leggere) sugli alberi, osservando da questa nuova prospettiva le vicende umane.

Il cavaliere inesistente (1959) Il paladino di Carlo Magno, Agilulfo, si manifesta soltanto attraverso la sua armatura e senza di essa non esiste. Finito a pezzi, lascia la sua armatura a un giovane nobile, Rambaldo. Nel racconto l’autore sembra suggerirci l’alienazione dell’individuo rinchiuso nel proprio ruolo sociale.

Questi tre romanzi brevi (Il visconte dimezzato, Il barone rampante e Il cavaliere inesistente), che si rifanno a un genere letterario illustre, il racconto filosofico, costituiscono la trilogia de I nostri Antenati, in cui Calvino compie un’allegoria della condizione dell’uomo contemporaneo. Lo stile è agile e leggero e rievoca un po’ quello dell’Ariosto, sempre in equilibrio fra contenuto e forma, fra ragione e fantasia.

Fiabe italiane (1956) Frutto di un lavoro meticoloso e paziente, si tratta di una meravigliosa raccolta delle principali fiabe della tradizione italiana.

Le cosmicomiche (1965) Qui Calvino si cimenta col genere letterario della fantascienza. Tratta diverse discipline: l’astronomia, la microbiologia, la cibernetica. Protagonista è uno strano essere, Qfwfq, forse uomo forse no, la cui esistenza è lunga quanto quella dell’universo. Qfwfq sostiene di avere assistito alla nascita del cosmo e alla sua evoluzione, formulando su di esse numerose ipotesi contraddittorie. Lo stile è sospeso tra precisione razionale e umorismo.

Le città invisibili (1972) Riflessione sul mondo contemporaneo compiuta dalla prospettiva storica della Cina di Marco Polo, all’epoca del Gran Kahn. Si tratta di una serie di resoconti, compiuti dallo stesso Marco Polo, su città invisibili a quell’imperatore, che non può e non vuole visitarle. I vizi delle persone che le abitano sono gli stessi degli uomini di oggi. Le città descritte sono suggestive e straordinarie, gli scenari strani e favolosi. Implicita nel libro una critica alle aberranti e ipertecnologiche metropoli contemporanee, nemiche dello spirito, mostruose e invivibili.

Se una notte d’inverno un viaggiatore (1979) Più che di un vero e proprio romanzo si tratta di un “metaromanzo”, di un romanzo sul romanzo, di un racconto cioè che intende mettere in discussione i meccanismi stessi della narrazione, affrontando in particolare la questione dei rapporti fra scrittore e lettore. Il libro comprende dieci inizi di altrettanti romanzi, tutti interrotti. Questa struttura vuole allegoricamente alludere all’impossibilità di un senso compiuto e di un romanzo tradizionale. Tale struttura aperta e problematica è però inserita in una storia invece chiusa, tradizionale, dotata di lieto fine, che ha funzione di cornice. I due protagonisti sono alla ricerca di un libro integro e completo, ma scoprono che tutti quelli che trovano in libreria sono difettosi, e si imbattono solo in inizi di ogni genere narrativo. I due discutono delle loro preferenze letterarie, si innamorano e si sposano. Calvino ci pone dinanzi un mondo sconvolto in cui le storie cominciano e non finiscono. La ricerca del romanzo compiuto fallisce, come fallisce la ricerca di un significato complessivo da dare alla vita e al mondo.

Palomar (1983) Ventisette racconti disposti seconda una sequenza geometrica. Un libro che Calvino stesso definisce autobiografico. Solitario e taciturno, Palomar si pone infinite domande sui fenomeni che osserva, arrivando spesso a conclusioni contraddittorie. Il libro manifesta lo smarrimento dell’uomo e dell’autore di fronte al mistero dell’esistenza umana.

Lezioni americane: Sei proposte per il prossimo millennio Un libro basato su di una serie di lezioni scritte da Italo Calvino nel 1985 per un ciclo di sei lezioni all’università di Harvard, nell’ambito delle prestigiose “Norton Lectures”, previsto per l’autunno di quell’anno, ma mai tenutosi a causa della morte di Calvino, avvenuta nel settembre 1985. Quando morì, Calvino aveva finito tutte le lezioni tranne l’ultima. Il libro venne pubblicato postumo nel 1988. Ogni lezione prende spunto da un valore della letteratura che Calvino considerava importante e che considerava alla base della letteratura per il nuovo millennio: leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità, coerenza.

Soluzioni formali

Il linguaggio di Calvino è particolare e molto personale. E’ uno stile privo di orpelli, tendenze estetizzanti, componenti oratorie e ripiegamenti introspettivi, ma, al contrario, si presenta pulito, secco intriso di vivacità espressiva, fresco, sciolto, leggero, cristallino, capace di colpire il lettore con inesauribili trovate. La prosa è rapida e asciutta, essenziale e immediata, concreta e precisa, ove il piacere della lettura si coniuga con una sottile ironia e con un taglio etico. La sintassi è lineare, i periodi sono ben bilanciati, con prevalenza di schemi paratattici. Per la sua fantasia espressiva, non a torto Pavese ha definito Calvino “lo scoiattolo della penna”.