IPPONATE VITA E TEMATICHE

IPPONATE VITA E TEMATICHE

IPPONATE VITA E TEMATICHE


Ipponatte viene ricordato dalla tradizione come “poeta pitocco”, poiché si autorappresenta come un poveretto e la sua tematica tocca i livelli più bassi della società. Tuttavia il suo nome indica un’origine nobile, in quanto significa “signore dei cavalli” e la sua poesia non è affatto povera, anzi, raggiunge livelli di estrema raffinatezza. Ipponatte può considerarsi poeta dell’aristocrazia, in quanto combatte il ceto mercantile in ascesa che sta soppiantando la vecchia classe dirigente. Il poeta, facendo una caricatura di sé come derelitto, maschera l’aristocratico tradizionalista e polemista.

Vita

Le notizie sulla sua vita le ricaviamo dalla Suda, un importante opera lessicografica di età bizantina e dal “Marmor Parium”, una cronaca incisa su marmo e datata alla metà del III sec. a.C., che registra avvenimenti politico-militari e informazioni di ambito letterario o scientifico.

Il poeta visse nel VI sec. a.C. e nacque ad Efeso, città dalla quale fu costretto a fuggire per la tirannide di Atenagora; si rifugiò a Clazomene, altra città della Ionia. La sua biografia presenta una serie di parallelismi sospetti con quella di Archiloco. Si dice che ebbe due nemici, gli scultori Bupalo e Atenide che lo avrebbero rappresentato in una statua (secondo la tradizione il poeta aveva fattezze orribili). Sappiamo che i due scultori sono personaggi storici, in quanto ce ne parla Plinio nella Naturalis Historia (35, 5, 11 ss.). La leggenda vuole che i due artisti si siano suicidati per le invettive di Ipponatte e che Bupalo abbia rifiutato di dare in matrimonio sua figlia al poeta ma, in entrambi i casi, si tratta di topoi letterari.

Tematiche

Ipponatte scrive moltissime invettive, spesso utilizzando l’apostrofe diretta. I suoi bersagli principali furono lo scultore Bupalo e il pittore Mimnès: siccome le sue liriche venivano recitate ai simposi, risulta evidente che la tematica artistica era molto sentita in quegli ambienti. Caratteristica costante dell’inventiva ipponattea è il ricorso alla parodia epica, ottenuta sia utilizzando formazioni nuove, sia attraverso l’uso corretto delle forme omeriche, inserite però in contesti paradossali, che creano un divertente contrasto. Ne è un esempio un frammento (fr. 128 W. = 126 D), in cui il poeta utilizza quattro altisonanti esametri omerici per cantare, invece che un eroe, un mangione e ubriacone. Una caratteristica di Ipponatte è la familiarità con cui si rivolge agli dei: la forza delle richieste si avvicina alle invettive contro gli uomini, tipiche del giambo. Si lamenta con gli dei della sua povertà (fr. 38 W. = 47 D) e fa una lunga richiesta in cui si elencano indumenti, in quanto il poeta ha freddo e fame, oltre che consistenti somme di denaro (fr. W. = 42 abD). Altra caratteristica propria di Ipponatte è l realismo: vengono rappresentati aspetti assai crudi della vita quotidiana, risse violenze; anche l’amore compare come eros violento e come pretesto per offendere i nemici. Figura frequente nei carmi è il “capro espiatorio”: dietro la vittima sacrificale si nascondeva sempre

qualche nemico. Ad Ipponatte è anche attribuito il cosiddetto primo epodo di Strasburgo, anche se si discute ancora sulla sua paternità: alcuni lo considerano archilocheo. Si tratta di un “propempticon” a arovescio, con il quale il poeta augura al suo nemico, un amico che ha calpestato i giuramenti, il naufragio sulle coste della Tracia.

Lingua e stile

Ipponatte pratica una costante creatività linguistica, inventando nuove parole composte, che hanno una funzione comica e parodistica: in più di 200 frammenti di contano circa 70 hapax. La lingua di Ipponatte è artificiosa, attinge alla parlata del popolo, ma si cimenta anche nello ionico letterario e in una sperimentazione linguistica che lo porta a livelli elevati. Il poeta utilizza vari metri: trimetri giambici, epodi, esametri, tetrametri trocaici. Introduce inoltre una novità, inventando un nuovo tipo di metro, chiamato scazonte, coliambo o giambo zoppo: alla fine del trimetro giambico, invece di un giambo c’è uno spondeo che ne cambia il ritmo.

Fortuna

Ipponatte nel mondo antico non ebbe la stessa fortuna di Archiloco: la sua eccessiva mordacità lo rese inviso anche al mondo pagano. Riferimenti alle sue opere sono comunque presenti nella commedia attica e gli alessandrini lo amarono sia come rappresentante di un genere da loro amato, sia come fonte linguistica: le sue glosse, infatti, lo rendevano una fonte preziosa per lo studio della filologia. Nel mondo romano fu particolarmente amato da Catullo, Orazio (che ne trasse ispirazione per gli Epodi), Marziale e Giovenale.

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