INFERNO-CANTO V

INFERNO-CANTO V

INFERNO – CANTO V


Siamo sempre la sera del venerdì santo e Dante passa dal primo al secondo cerchio dell’Inferno.
Il luogo è più stretto: l’inferno è fatto come un imbuto e più si scende, più si restringe. La sofferenza si fa più grave.

Il custode del secondo cerchio, Minosse, il mitico re di Creta, confessa i dannati, applica le sanzioni divine e li distribuisce nei vari cerchi infernali, avvinghiandoli con la coda e lanciandoli in basso verso la destinazione che si meritano. Minosse è trasfigurato da Dante in un mostro grottesco, alla luce della cultura popolaresca medioevale: ringhia come un cane e castiga spietatamente. Vedendo Dante interrompe il suo ufficio e lo avverte di guardarsi da come entra nell’Inferno e da chi lo guida, che non lo inganni l’ampiezza della porta infernale (come a voler dire che entrare è facile ma uscirci no). Virgilio allora prende subito la parola e, come aveva già fatto con Caronte, lo ammonisce a non ostacolare un viaggio voluto dal Cielo, usando le stesse identiche parole: Vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole e più non dimandare.

Qui vengono punite le anime che hanno peccato di lussuria, quindi gli amanti, coloro che per passione hanno abbandonato la ragione ed hanno abbandonato la retta via.
Il contrappasso vuole che in vita siano stati trascinati dalla passione dei sensi mentre nell’Inferno siano trascinati dalla bufera.
Il quinto canto è il canto d’AMORE, concepito come dolcezza e come peccato ed insieme è il canto della PIETA’ concepita come la comprensione della fragilità umana e come presa di consapevolezza della coscienza.
Dante scorge Semiramide, l’imperatrice assira che cambiò le leggi del suo paese per rendere lecito il libero amore; Didone, la regina di Cartagine che morì per amore di Enea, nonostante avesse giurato eterno amore al marito morto; Cleopatra, l’amante di Cesare e Antonio; Elena, la cui bellezza fu la causa della guerra di Troia. E vede anche Paride, Tristano ed Achille.

Ma soprattutto il poeta incontra Francesca ed il suo amante, Paolo. La leggenda narra che Francesca da Polenta sposò Gianciotto Malatesta di Rimini, storpio e goffo, il quale aveva un fratello bellissimo e raffinato di nome Paolo. 
Francesca e Paolo, complice la lettura del romanzo cortese di Lancillotto e Ginevra, si innamorano. Gianciotto scopre la tresca e li uccide entrambi. 

Nel parlare con l’anima di Francesca, Dante si confronta superando quello che pensa sia il suo principale peccato.
Anche dal punto di vista letterario, Paolo e Francesca sono protagonisti di un romanzo cavalleresco, ma anche di un DRAMMA NUOVO. Dante utilizza la poesia precedente (cortese e stilnovistica) ma la giudica superata, moralmente colpevole,perchè l’amore è una cosa peccaminosa.

E’ in questo canto il famoso verso d’amore  “amor, ch’al cor gentile ratto s’apprende…..” “amore, che subito accende i cuori gentili..”
È Francesca stessa che narra la propria miserevole vicenda al poeta, esponendo durante il colloquio le concezioni amorose del tempo, le stesse abbracciate dagli stilnovisti, Dante compreso. Si tratta di enunciati tratti dal “De Amore”, un prontuario di dottrina amorosa, scritto da Andrea Cappellano nel dodicesimo secolo ver 113/114 118/120 124/125 

Nel V canto, per questi due amanti, Dante  sceglie di descrivere il momento in cui loro due non sapevano di essere innamorati e vengono trafitti dall’amore e quel momento rimarrà scolpito per sempre. Lui sceglie quel momento e sarà il momento dell’eternità.
Dante vuol sapere come hanno fatto a capire che erano innamorati. Ciò interessa a lui personalmente, è proprio la sua domanda: come accadde che voi vi scopriste innamorati? E lei dice:

Quando leggemmo il disiato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.

Le parole di Francesca vengono accompagnate dal pianto di Paolo. E’ un momento bellissimo in cui lei racconta di quando, leggendo insieme a Paolo la storia di Lancillotto e Ginevra, si guardarono e si baciarono tremanti di passione. 
Dante si impietosisce al racconto di Francesca,  c’è in lui, sicuramente, complicità emotiva con i due amanti, che lo riportano alla sua giovinezza, quando egli stesso condivideva il medesimo ideale amoroso.
La commozione però non ha ragione delle considerazioni di carattere etico e non impedisce al poeta di condannare i due amanti.
Francesca è un’adultera che ha violato la sacralità del matrimonio. Pur con tutte le attenuanti è morta senza pentirsi ed è perciò una peccatrice anche se la sua nobiltà d’animo la riscatta agli occhi del lettore e commuove noi e il poeta, di cui ci colpisce ancor oggi la complessità dell’atteggiamento: di condanna e, insieme, di umana comprensione.

A parte l’intervento iniziale, Virgilio non parla per tutta la durata del V canto.
Non è un caso che Virgilio SIA MUTO da quando compaiono i ragazzi: la poesia classica che ha creato Didone rimane muta davanti al dramma romanzo (impostazione nuovo dramma, superato quello classico, superamento di una tradizione). 

Specificità del canto

Temi chiave : amore, pace (forse ha capito male, non è pace ma pietà)
Terminologia che rimanda al francese:
mena, vi piace, lasso, passo, affannata nella letteratura francese, lai rimando
poesia dei lais autrice maria di francia
vers 71 riferimenti al cielo bretone
il riso
ver 113/114 118/120 124/125 riferimento a Andrea Cappellano (de amore) questo è confermato ed è evidenziato nel testo
Francesca : vittima della letteratura, come quelli che scambiano sull’immaginario dei romanzi alla realtà 
Novelle,favelle, si legge imperatrice (guarda se il riferimento è per Sermiramide, l’imperatrice)
Più specifici RISO rispetto al passato BOCCA
Nel parlare con la prima anima dell’inferno Dante si confronta superando il suo primo peccato e tutta la letteratura cortese e stilnovistica perchè l’amore è una cosa peccaminosa. questo è confermato ed è evidenziato nel testo
Il canto V presenta in molti luoghi termini tipici della poesia stilnovistica
Tema amoroso: la poesia stilnovistica è lo svolgimento della francese
Caratteristiche: dolcezza e grazia  in cui si muovono donne e cavalieri
Stilemi stilnovistici
•    Trarre, traggar guai, verbo + gerundio
•    Oere portatori di morte, morisse, morto, partilla
•    Spense : presenti con Cavalcanti nello stilnovo valore simbolico di morte dello spirito
Centralità del corpo : bella persona, riferimenti ai sensi: gride, note, sentire, pianto, muto compianto, lamento, bestemmian
Altra funzione fondamentale : gli occhi
Vedi, ombre, paion, vedrai, visitando, viso, occhi
Repertorio già noto ma aggraziato da Dante con suoni dolci: sò, dò, ma, mo, mm (vedere le rime in ore e iso
Ricorrenti in rima stilnovistica
Viso, basso, lasso, dolci, doloroso, amore, dolore, dottore
La retorica è ampia e ricca
Ver 27 metafora
Ver 28 d’ogna luce muto : sinestesia
Zitto
Ver 40-49 similitudine
Ver 54 metonimia
Ver 92: noi pregheremmo lui ADUNATON dal greco dunamai impossibilità che qualcosa si realizzi
Ver 103/107 annominazione
Ver 106 anafora
Ver 59 insteron proteron invesione a livello di successione logica
Nell’elenco relati i riferimenti letterali
I primi : sono riferimenti classici (cleopatra)
Medio : letterari – Achille (eroi anche dei romanzi francesi)
Ultimi : rif lett francese Tristano/ Lancillotto
Paolo e Francesca: eroi di romanzi ma anche di un DRAMMA NUOVO Dante utilizza sia la poesia precedente fino allo stilnovo ma la giudica superata, moralmente colpevole.
Non è un caso che Virgilio SIA MUTO da quando compaiono i ragazzi: la poesia classica che ha creato Didone rimane muta davanti al dramma romanzo (impostazione nuovo dramma, superato quello classico, superamento di una tradizione).
Specificità del canto

Temi chiave : amore, pietà 

Particolarità 

Anche nel V canto troviamo dei francesismi. Alcuni esempi di  terminologia che rimanda al francese:
•    mena gli spiriti  (vv 32) ,  che significa affannare in francese  
•    lasso, passo, (vv 112-114)
Quando rispuosi, cominciai: «Oh lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio
menò costoro al doloroso passo!».
Il lasso si rifà ai “Lais” della letteratura francese, che sono poesie, scritte da Maria di Francia.
Il “lai” è una cantilena lamentosa; in provenzale, la parola indicava il canto degli uccelli.
Nei versetti 113/114 118/120 124/125 Dante fa chiaramente riferimento ad un’opera di Andrea Cappellano, il De Amore.  

quanti dolci pensier, quanto disio
menò costoro al doloroso passo!».

Poi mi rivolsi a loro e parla’ io,
e cominciai: «Francesca, i tuoi martìri
a lagrimar mi fanno tristo e pio.

Ma dimmi: al tempo de’ dolci sospiri,
a che e come concedette amore
che conosceste i dubbiosi disiri?».

E quella a me: «Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria; e ciò sa ‘l tuo dottore.

Ma s’a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,
dirò come colui che piange e dice.

Ai versetti 52-54 si parla Semiramide, l’imperatrice
La prima di color di cui novelle
tu vuo’ saper», mi disse quelli allotta,
«fu imperadrice di molte favelle.

Notare la scelta di vocaboli più specifici, che rendono meglio l’immagine al lettore:  il termine RISO rispetto al termine bocca. (vv 133-138)

Quando leggemmo il disiato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante».

Al versetto 25, troviamo una terminologia che è diventata usuale per noi, per descrivere una situazione negativa: le dolenti note: i dolorosi lamenti.

Il canto V presenta in molti luoghi termini tipici della poesia stilnovistica
•    Tema amoroso: la poesia stilnovistica è lo svolgimento della francese
•    Caratteristiche: dolcezza e grazia  in cui si muovono donne e cavalieri
•    Presenza di tipici stilemi stilnovistici
Ai vv 47-48 
faccendo in aere di sé lunga riga,
così vid’io venir, traendo guai,
quel traendo guai, con il gerundio 
quel aere sta per portatori di morte (chiedere)
al vv 107    Caina attende chi a vita ci spense».
Quel termine spense è presente con Cavalcanti nello stilnovo, ed ha  valore simbolico di morte dello spirito
•    Notiamo che è importante la Centralità del corpo:  i termini “bella persona”, oppure i riferimenti ai sensi: gride, note, sentire, pianto, muto compianto, lamento, bestemmian .Altra funzione fondamentale : gli occhi e tutti i verbi ed i sostantivi che li coinvolgono: vedi, ombre, paion, vedrai, visitando, viso, occhi
•    Troviamo tutto il repertorio stilnovistico già noto, ma aggraziato da Dante con suoni dolci: sò, dò, ma, mo, 
•    Infine, notare  le rime tipiche con le parole che terminano in SO  e in ORE assai ricorrenti in rima stilnovistica
viso, basso, lasso, doloroso, 
amore, dolore, dottore

vers 71 riferimenti al cielo bretone ( non trovato rif)

FigureRetoriche

La retorica del v canto è ampia e ricca

Ver 27 metafora “là dove molto pianto mi percuote”
Ver 28 Io venni in loco d’ogne luce muto: sinestesia  :zitto
Ver 40-49 similitudine  “E come li stornei (…)E come i gru …”
Ver 54 metonimia  «fu imperadrice di molte favelle.
Ver 92: “noi pregheremmo lui”  Adunaton (dal greco ad´ynaton = cosa impossibile): metalogismo consistente nel menzionare situazioni e ipotesi impossibili;
Ver 103/107 annominazione
Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.
Amor condusse noi ad una morte:
Caina attende chi a vita ci spense».
Queste parole da lor ci fuor porte.

Ver 106 anafora Amor condusse noi ad una morte

Ver 59 Hysteron proteron “… che succedette a Nino e fu sua sposa…”
L’hysteron proteron (locuzione greca, composta da hýsteron, «ultimo», e da próteron, «[come] primo») consiste nell’inversione dell’ordine cronologico di una successione di eventi, dei quali si dice per primo quello che è successo per ultimo, per dare risalto all’informazione più importante o per conseguire un particolare effetto espressivo.

Riferimenti alla letteratura
Chiedere perché impreciso e molto superficiale
Nel quinto canto troviamo chiari riferimenti alla letteratura conosciuta da Dante:
I primi : sono riferimenti classici (cleopatra)
Medio : letterari – Achille (eroi anche dei romanzi francesi)
Ultimi : rif lett francese Tristano/ Lancillotto