IN MORTE DEL FRATELLO GIOVANNI DESCRIZIONE DELL’OPERA

IN MORTE DEL FRATELLO GIOVANNI DESCRIZIONE DELL’OPERA


Descrizione dell’opera: argomento, tematiche generali, scelte stilistiche (figure retoriche, lessico…)
In esso, oltre all’enorme dolore per la morte del fratello, Foscolo esprime già tutti i suoi temi più cari.
Il primo, particolarmente sentito dal poeta, si può trovare già nel primo verso ed è quello dell’esilio:
Foscolo ancora non ha espresso il desiderio di andare a piangere sulla tomba del fratello, ma sa già che
forse non potrà mai farlo, perché la “legge” gli impedisce di tornare nella sua terra natale.
Eppure egli ancora si illude, tanto che nel sonetto immagina di parlare col fratello morto come fosse
ancora vivo. Immagina di descrivergli tutte le azioni che compirà davanti alla sua tomba, che non
denotano però disperazione ma un dolore rassegnato o forse tanto forte da non poter nemmeno essere
manifestato esteriormente. Foscolo, infatti, non piangerà , ma “gemerà”, quasi come può fare un animale
ferito. L’intensità del suo dolore è ben resa anche attraverso l’uso della metafora “il fior de’ tuoi gentili
anni caduto”, che sottolinea la giovane età di Giovanni nel momento della morte.
Ma il poeta non è il solo a soffrire: c’è anche la madre, che a soli 55 anni è costretta a “trascinare la sua
tarda età”. Da notare come il gerundio e l’allitterazione di “tardo traendo” diano il senso della fatica di
vivere della donna. E proprio per continuare a vivere la donna sulla tomba di Giovanni parla con lui del
figlio vivo. Ma le sue parole si perdono nel silenzio di quel sepolcro, come evidenzia l’ossimoro “parla” e
“cenere muto”.
Non meno drammatico e angoscioso è il verso successivo, in cui si sente chiaramente come il desiderio di
Foscolo di tornare dai suoi cari sia destinato a rimanere vano. Egli, infatti, tende alla madre e al fratello le
mani, ma non può raggiungerli.
Sempre presenti in questi versi, quindi, accanto a quello predominante degli affetti familiari, sono il tema
dell’esilio, della morte e l’amore per la patria lontana.
Quest’ultimo è ancora più evidente nell’ultimo verso della seconda quartina, nel quale si sente tutta la
nostalgia che il poeta prova per la sua casa di Venezia dove abitava la sua famiglia.
Nella prima terzina, invece, è presente il tema della morte rasserenatrice: Foscolo ce la presenta
addirittura come un porto di quiete, nel quale egli vuole approdare presto, perché si sente agitato dalle
stesse angosce che hanno portato il fratello al suicidio, sente che la vita gli è ostile, poiché gli ha riservato
solo dolori.
La sua ultima e grande speranza è, quindi, quella di avere un sepolcro come quello del fratello, attorniato
da amici e parenti pieni di dolore e pietà.
Nell’ultima terzina, infine, con tono apparentemente pacato, ma in realtà commosso, Foscolo “prega”
perché gli stranieri presso cui è costretto a vagare alla sua morte restituiscano alla madre “mesta” almeno
le sue ossa. Questa sembra in apparenza una preghiera rivolta da Foscolo in favore della madre, ma
invece è per se stesso. Egli, infatti, vorrebbe essere sepolto in terra natale perché ci sia qualcuno a pregare
sulla sua tomba come per il fratello. Torna, quindi, qui il tema della tomba come tramite tra il morto e i
vivi, tema che verrà ampliato da Foscolo nel suo capolavoro, “I sepolcri”.