IN MEMORIA DI GIUSEPPE UNGARETTI

IN MEMORIA DI GIUSEPPE UNGARETTI

PARAFRASI E SCHEMA METRICO


In memoria

La poesia è un ricordo di un amico di Ungaretti, Mohammed Sceab, un amico arabo conosciuto ad Alessandria d’Egitto; insieme a lui Ungaretti andò a vivere in Francia a Parigi nel 1912, tuttavia poi l’amico si suicidò. Questa poesia nel 1916 apriva la raccolta allora intitolata “Il porto sepolto” e fungeva da dedica e da introduzione all’intero volume. Nell’edizione successiva “In memoria” compare all’interno della sezione de “Il porto sepolto” ed è messa in parallelo con il testo conclusivo che si intitola “Poesia” ed è dedicato ad un altro amico di Ungaretti, Ettore Serra

Parafrasi

Si chiamava Mohammed Sceab, discendente di emiri, di nomadi, suicidatosi perché non aveva più una patria. Amò la Francia e cambiò nome, si fece chiamare Marcel, ma non era francese e non sapeva più vivere nella tenda dei suoi compatrioti dove si ascolta ancora la preghiera del Corano, bevendo il caffè; e non sapeva nemmeno più cantare la canzone della sua lontananza. Io l’ho accompagnato insieme alla padrona dell’albergo dove abitava a Parigi nel n°5 della Rues des carmes, una strada tutta in discesa e sfiorita. Adesso è morto e riposa nel cimitero di Ivry, un sobborgo che sembra sempre stare in una giornata di una fiera decomposta. Forse solamente io ricordo ancora che egli visse

Schema metrico

Il testo è composto da otto strofe di lunghezza disuguale e da versi liberi. Notiamo che, come normalmente accade delle poesie di “Allegria”, è assente la punteggiatura

Analisi retorica

Nel verso quattro <<di emiri di nomadi>> è una ripetizione

Un’altra ripetizione compare nei versi 11-12 <<non era francese / e non sapeva più vivere>>

Nel verso 15 <<cantilena / del Corano>> contiene un’ascia Amman ed una metafora derivata dal fatto che Corano significa in arabo recitare ad alta voce

Nei versi 19-20 <<sciogliere / il canto del suo abbandono>> è una metafora

Nei versi 22-24 <<l’ho accompagnato / insieme alla padrona dell’albergo / dove abitavamo>> è una metafora che allude al cimitero

Nei versi 33-34 <<una / decomposta fiera>> è una metafora che allude alla condizione di morte del protagonista.


Analisi del testo

La poesia parla della morte di un caro amico di Ungaretti, Mohammed Sceab, con il quale Ungaretti aveva condiviso una parte della sua vita negli anni giovanili ad Alessandria d’Egitto e in seguito a Parigi in Francia. Nella poesia emergono i due destini a confronto: il destino tragico di Mohammed e il destino, sempre sofferente, ma con un diverso epilogo del poeta. Entrambi i personaggi si ritrovano senza patria, senza radici, con uno doloroso itinerario a cui porta la ricerca della conoscenza del sè. È diverso però l’esito: Ungaretti trova nella poesia, cioè nel canto, una risposta alle sue sofferenze, in quanto la poesia ha la funzione di conservare nella memoria gli avvenimenti e le persone, mantenendo in vita il loro significato. Invece per l’amico la poesia non è intervenuta a costituire un elemento di aiuto e di risposta ai propri bisogni ed alle proprie ansie. Si nota da questo testo che Ungaretti vede nella poesia una funzione sacrale, in quanto la poesia è una conoscenza che si diffonde su una totalità di contenuti che risultano indeterminati: l’uomo, la vita, la morte. Attraverso la scrittura l’uomo, pur essendo senza radici, riesce a sublimare i valori dello sradicamento, della mancanza di una patria e della vita in solitudine in un paese straniero dove è difficile ambientarsi. In sostanza il testo, posto a premessa della raccolta, è un canto che inneggia al valore e anche dalla funzione della poesia come memoria e ricordo.