ILIADE TRADUZIONE LIBRO XXI VV 209-271

ILIADE TRADUZIONE LIBRO XXI VV 209-271

ILIADE TRADUZIONE LIBRO XXI VV 209-271

Iliade, Libro XXI, vv. 209-271 da Omero, Iliade, trad. di R. Calzecchi Onesti, Einaudi, Torino, 1982


  • E qui uccise Tersìloco e Mìdone e Astìpilo,
    210 Mneso e Trasìo ed Ènio e Ofeleste;
    e ancora molti Pèoni Achille veloce uccideva,
    se non gli avesse parlato, furente, il fiume gorghi profondi,
    con viso umano gridando dalla profonda corrente:
    “O Achille, tu sei il più forte, ma nefandezze commetti
    215 ben più di tutti gli umani; e sempre gli dèi ti proteggono.
    Se il figlio di Crono t’ha dato di sterminare i Troiani,
    spingili almeno lontano da me, fa’ scempio nella pianura:
    le mie correnti amabili son piene di morti,
    non posso ormai più versar l’acque nel mare divino,
    220 tanto son zeppo di morti: e tu massacri funesto;
    ma vattene e smetti: mi fai orrore, capo d’eserciti!”.
    E Achille piede veloce rispondendo gli disse:
    “Questo sarà, Scamandro divino, come tu l’ordini!
    Ma certo non lascerò d’uccidere i Teucri arroganti,
  • 225 prima d’averli chiusi in città e fatto prova con Ettore
    in duello, se lui potrà vincere me, o io lui”.
    Dicendo così balzò fra i Troiani, che un nume pareva;
    allora parlò ad Apollo il fiume gorghi profondi:
    “Ohimè, Arco d’argento, figlio di Zeus, tu il volere
    230 non seguisti del figlio di Crono, che molto t’ha comandato
    d’assistere i Teucri e difenderli, fino che fosse giunta
    la sera lenta a calare, coprendo d’ombra la terra feconda…”.
    Diceva: ed ecco gli balzò in mezzo Achille forte con l’asta
    gettandosi dalla ripa: furioso, allora, si gonfiò il fiume e salì,
    235 eccitò e intorbidò tutte l’onde, spinse i cadaveri
    innumerevoli, ch’erano a mucchi fra l’onde, uccisi da Achille,
    li gettò fuori, mugghiando come un toro,
    sopra la riva, ma serbò i vivi fra le belle correnti,
    li tenne nascosti nei grandi gorghi profondi.
    240 Terribile intorno ad Achille si levò un torbido flutto,
    e la corrente spingeva, scrosciando, contro lo scudo;
    non poteva star saldo; afferrò con le mani un olmo
    grande, lussureggiante; strappato dalle radici,
    questo travolse tutta la ripa, impigliò l’onde belle
    245 coi fitti rami, arginò il fiume,
    tutto intero crollandovi. Achille salì su dal gorgo
    e si gettò sulla piana coi rapidi piedi a volare,
    sconvolto; ma il gran dio non lasciò, lo rincorse,
    irto di creste nere, per fermare nell’opera
    250 Achille glorioso, allontanare dai Teucri il malanno.
    Balzò indietro il Pelide quant’è un tratto di lancia,
    con l’impeto dell’aquila nera, la cacciatrice,
    ch’è insieme il più forte degli uccelli e il più rapido;
    simile ad essa balzò e il bronzo sul petto
    255 rimbombò orrendamente; cedendo davanti al fiume
    fuggiva, ma quello con strepito grande incalzava correndo.
    Come un uomo che scava fossi, da una fonte acqua bruna
    verso piantate o giardini, guida il flusso dell’acqua
  • con una zappa in mano, fuori dal fosso gli impedimenti gettando;
    260 sotto l’acqua, che scorre, tutta quanta la ghiaia
    rotola; gorgoglia l’acqua scorrendo rapidamente;
    sul terreno in pendio precede chi la conduce;
    così sempre il flutto teneva dietro ad Achille
    benché andasse rapido: gli dèi son più forti degli uomini.
    265 E quante volte Achille divino piede veloce voleva
    arrestarsi e voltarsi a vedere se tutti davvero
    lo incalzassero i numi che il cielo vasto possiedono,
    tante volte il flutto potente del fiume disceso da Zeus
    saliva più su delle spalle; e lui dava un balzo in alto,
    270 sconvolto in cuore; ma il fiume, sotto, gli piegava i ginocchi,
    scrosciando violento, gli sottraeva di sotto i piedi il terreno.