ILIADE IN BREVE

ILIADE IN BREVE

ILIADE IN BREVE


Iliade significa vicenda di Ilio, l’latro nome con cui è conosciuta Troia. Dunque è il poema di Troia e narra di alcune vicende accadute durante la guerra di 10 anni fra Troiani e Greci, chiamati Achei; la vicenda è nota: i Troiani difendevano la loro città, i Greci volevano conquistarla per riprendersi Elena, fuggita da Sparta con Paride, figlio di Priamo, il mitico re di Troia. Il poema, però, narra vicende accadute in 51 giorni dell’ultimo anno di guerra. L’episodio più importante è quello dell’IRA DI ACHILLE, eroe greco valorosissimo, vero protagonista dell’Iliade. Achille si è arrabbiato con Agamennone, capo dell’esercito greco, e si è ritirato dalla guerra, provocando gravi perdite fra gli Achei. Il poema si conclude con Achille che rientra in guerra e uccide Ettore, il più valoroso dei Troiani.

L’Iliade è composta da 24 libri o canti, per un totale di circa 16000 versi. Questa suddivisione è stata operata dai grammatici della Biblkoteca di Alessandria d’Egitto nel II secolo a.C.

Le origini dell’Iliade risalgono ai “Canti Ciprii”, che costituivano l’introduzione al poema. Vi si descrivevano alcuni celebri episodi: le nozze fra Teti e Peleo, il giudizio di Paride, il rapimento di Elena e il sacrificio di Ifigenia. Vediamoli in dettaglio:

  1. Le nozze fra Teti e Peleo: Teti era una ninfa bellissima, figlia di Nereo e desiderata sia da Zeus che da Poseidone. Su di lei circolava una notizia: suo figlio sarebbe stato invincibile per i suoi simili, per cui se fosse stato immortale avrebbe potuto sconvolgere l’ordine dell’Olimpo. Per questo Zeus la dette in sposa a un mortale, cioè Peleo, re di Ftia, e dalla loro unione nascerà Achille. Tutti furono invitati alle nozze, eccetto la dea della discordia, Eris, che per vendetta gettò sulla tavola una mela d’oro destinata alla più bella fra le dee. Era, Atena e Afrodite volevano la mela d’oro e il riconoscimento della vittoria sulle altre dee, ma Zeus decise che un mortale stabilisse chi dovesse essere la vincitrice. E così entra in scena Paride.

  2. Il giudizio di Paride: Paride (o Alessandro) viveva alla falde del monte Ida, vicino Troia, dove custodiva greggi. Non sapeva di essere un principe troiano, figlio del re Priamo e della regina Ecuba. Poiché la madre, durante la gravidanza, aveva sognato di partorire una fiamma, fu deciso, su indicazione dell’oracolo, di uccidere il nascituro altrimenti sarebbe stata una disgrazia per i Troiani; ma i due genitori non ebbero il coraggio di farlo e lo affidarono al pastore Agelao che lo crebbe come se fosse suo figlio. Paride, una volta cresciuto, ricevette la visita delle tre dee e all’inizio si rifiutò di scegliere quale fosse la più bella. Ma le tre divinità cercarono di “convincerlo” in modi diversi: Era gli propose di diventare il più potente re di tutta l’Asia, Atena, invece, gli promise saggezza e invincibilità in guerra, mentre Afrodite gli propose il matrimonio con Elena, la donna mortale più bella al mondo, ma già sposa di Menelao, re di Sparta. Paride scelse Afrodite e poco dopo il suo giudizio venne riconosciuto come figlio da Priamo, che lo riportò a Troia, dove prese il suo posto fra i 50 (!) figli del re.

  3. Il rapimento di Elena: Afrodite, per mantenere la promessa, fece innamorare Elena di Paride, proprio quando questi era a Sparta per stringere amicizia con Menelao! I due nuovi amanti scapparono su una nave e, giunti a Troia, furono accolti con feste e banchetti. L’unica a essere contraria fu Cassandra, che profetizzò sciagure incredibili per quel rapimento. Ma Cassandra non fu ascoltata perché, come condanna infertale da Apollo per averlo respinto, aveva il dono della veggenza ma senza esser mai creduta! Menelao andò da Agamennone e ottenne l’appoggio di tutti i re achei per combattere Troia. Persino Odisseo, cioè Ulisse, dovette partire (benché si fosse finto pazzo per non essere arruolato), e anche Achille si unì alla flotta achea, benché sapesse che da Troia non sarebbe più tornato.

  4. Il sacrificio di Ifigenia: l’esercito greco si trovava nel porto di Aulide, in Beozia, guidato da Agamennone, ma la bonaccia non lo faceva partire. Infatti, Agamennone aveva ucciso per errore una cerva sacra ad Artemide che, per questo, lo aveva punito con una lunga bonaccia. L’indovino Calcante disse che per placare Artemide bisognava offrirle in sacrificio Ifigenia, figlia di Agamennone e Clitennestra. Il padre la chiamò e Ifigenia giunse in Beozia, convinta di sposare Achille. Agamennone, invece, la prese e pose sull’altare ma, proprio nel momento in cui stava per ucciderla, intervenne Artemide che sostituì la figlia del re con una cerva (questa è la versione più diffusa di questo mito). I Greci, però, erano convinti di aver sacrificato Ifigenia e si apprestarono a salpare. Si diressero verso Troia, che oppose resistenza per ben 9 anni. Durante il 10 anno ci fu la pestilenza scatenata da Apollo, episodio dal quale prende avvio il poema omerico.

Dunque questa guerra di Troia sarebbe avvenuta per una donna! Ma, dal punto di vista storico, le ragioni sono di natura economica e strategica. I Greci, con i loro commerci, arrivarono nel mar Nero e il controllo degli stretti che davano accesso a quel mare erano sotto il dominio troiano e di popolazioni frigie. Perciò molti re achei si unirono per combattere i frigi nello stretto dei Dardanelli. Da qui prese via la guerra di Troia, conclusasi nel XIII secolo a.C. con la vittoria degli Achei. Non tutti gli storici sono d’accordo con la ricostruzione omerica e la conseguente distruzione di Troia da parte di una coalizione di Greci.

Il poema si apre con un proemio che è del tipo in medias res, presentando l’antefatto dell’ira di Achille, che è arrabbiato con Agamennone, non coi Troiani! Quindi l’Iliade non racconta tutta la guerra, ma una sua parte limitata e cruciale. Tutto ciò fu molto apprezzato dagli studiosi antichi. Ripercorriamo le vicende più importanti divise per gruppi di libri o canti:

  • Libro I. La lite fra Achille e Agamennone. Nel campo acheo una terribile pestilenza scatenata da Apollo sta uccidendo uomini e animali. È Calcante a dire che è stato Apollo a mandare la peste, accogliendo le preghiere del suo sacerdote Crise. Questi aveva chiesto ad Agamennone di restituirgli la figlia Criseide, ma il re greco si era rifiutato di farlo e lo avevo offeso con dure parole. Il sacerdote aveva per questo chiesto l’intervento di Apollo, che aveva scatenato la pestilenza tra gli Achei. Allora Agamennone accetta di restituire Criseide, ma vuole in cambio Briseide, che stava nella tenda di Achille come bottino di guerra. Per questo i due litigano e solo l’intervento di Atena pone fine alla discussione. Achille rinuncia a Briseide ma si ritira dalla guerra. Si reca sulla spiaggia e invoca la dea Teti, sua madre, per rispondere all’offesa ricevuta. Nel frattempo Odisseo riporta Criseide dal padre e la pestilenza non colpisce più il popolo greco. Ma Zeus appoggia la richiesta di Teti: i Greci subiranno solo sconfitte finché Achille resterà fuori dalla guerra.

  • Libri II – IV. Il duello fra Paride e Menelao. Zeus, con un sogno ingannevole, invita Agamennone ad attaccare. Questi, però, convoca un’assemblea per capire lo stato d’animo dei soldati: vogliono tutti tornare a casa. Solo Odisseo e Nestore riescono a convincerli a combattere. Tersite, l’antieroe per eccellenza, dice ad Agamennone di essere ingordo, ma Odisseo lo zittisce e fa rifiorire l’ardore nei soldati. Segue un lungo elenco dei popoli partecipanti alla guerra (sia fra gli Achei che fra i Troiani). I due eserciti si fronteggiano ma il duello fra Paride e Menelao stabilirà chi avrà Elena, evitando, così, uno sterminio degli eserciti. Inizia il duello e Paride è sul punto di cedere quando interviene Afrodite che lo avvolge in una nube e lo trasporta nella sua camera da letto; qui arriva Elena, che sta con lui. Nel frattempo Menelao cerca Paride e non lo trova. Per questo Agamennone proclama la vittoria del fratello, chiedendo Elena e i tesori di Troia, così che la guerra abbia fine. Ma Atena non si accontenta e, insieme a Era, vuole la distruzione di Troia. Per questo induce il troiano Pandaro a lanciare una freccia contro Menelao, rompendo così la tregua. Riparte la guerra, con Odisseo e Aiace che danno prova di grande coraggio.

  • Libri V – VII. Il sentimento privato: Ettore e Andromaca. Diomede è l’eroe greco che più si distingue. Arriva persino a ferire Afrodite, che protegge il figlio Enea. Ma quando si scontra con il troiano Glauco, sospende lo scontro e si scambia l’armatura in segno di amicizia. Ettore nel frattempo chiede ad Atena di bloccare Diomede; poi incontra Paride e lo esorta a guerreggiare. Infine saluta per l’ultima volta Andromaca e il piccolo Astianatte, con un colloquio pieno di affetto e malinconia. Gli dei decidono che Ettore si scontri con Aiace, ma, sopraggiunta la notte, i due combattenti si fermano e si scambiano doni. Durante la notte gli Achei costruiscono un muro a difesa delle navi, mentre Paride si rifiuta di consegnare Elena ai Greci.

  • Libri VIII – XV. La controffensiva dei Troiani. Riprende il duello ma alla fine è Zeus a stabilire il successo troiano (ai punti diremmo oggi!). Agamennone non sa più che fare e Nestore gli consiglia di richiamare Achille. Questi, però, non accetta di tornare in guerra. Per questo i Troiani continuano a mietere vittime e raccogliere successi. Ettore apre un varco verso le navi greche. Ma Era seduce Zeus e lo fa addormentare, così che Poseidone possa intervenire in appoggio dei Greci. Zeus si risveglia ed esorta Apollo ad intervenire per sostenere i Troiani, che irrompono nel campo acheo. Patroclo va da Achille, con i Troiani che sembrano a un passo dal successo finale.

  • Libri XVI – XVIII. La morte di Patroclo. Achille dà all’amico Patroclo le proprie armi, ma non cede alle sue richieste affinché ritorni sul campo di battaglia. Patroclo viene scambiato per Achille e fa strage di Troiani, finché non inizia il combattimento con Ettore che, aiutato da Apollo, lo trafigge mortalmente. Ettore indossa le armi di Achille, che viene a conoscenza della morte del suo fraterno amico. Le urla di dolore di Achille vengono sentite anche dalla madre Teti, che gli porta altre armi, ben sapendo che suo figlio non sopravvivrà alla guerra. Achille, con l’aiuto di Atena, riprende il corpo dell’amico Patroclo, mentre Efesto, fabbro degli dei, prepara nuove armi (in particolare uno splendido scudo)

  • Libri XIX – XXIV. Il duello fra Ettore e Achille. Avute le nuove armi, Achille convoca un’assemblea e comunica che parteciperà di nuovo alla guerra. Raccomanda se stesso ai suoi cavalli che gli rispondono con Xanto, uno dei suoi cavalli che hanno il dono della parola. Questi gli dice che anche la sua ora è vicina. Zeus premette a tutti gli dei di schierarsi in battaglia a favore dell’uno o dell’altro dei due eserciti. Nel frattempo Achille trova Enea e sta per ucciderlo quando interviene Poseidone e lo salva avvolgendolo in una nube: sarà lui a regnare sui Troiani dopo la caduta della città. I Troiani sono messi in fuga e si rifugiano all’interno delle mura. Solo Ettore è rimasto fuori e affronta Achille che lo sconfigge. Poi attacca il corpo al suo carro e lo porta alla sua tenda. Di notte Patroclo appare in sogno a Achille e lo invita a svolgere la sua cerimonia funebre al più presto, chiedendo anche che le sue ceneri siano poste accanto a quelle di Achille quando anch’egli morirà. Così il giorno dopo è dedicato alle onoranze funebri per Patroclo. Per dodici giorni Achille trascina il corpo di Ettore attaccato al suo carro, finché non interviene Teti che gli chiede di riconsegnare la salma di Ettore al padre. Priamo si reca di notte alla tenda di Achille e le sue suppliche lo convincono a restituirgli il cadavere del figlio. Con il funerale dell’eroe troiano si conclude il poema omerico.

breve elenco dei personaggi principali del poema omerico.

Per i Troiani:

Andromaca, moglie di Ettore e figlia del re di Tebe.

Ecuba, moglie di Priamo, regina di Troia, madre di 19 dei 50 figli di Priamo!

Elena, bellissima moglie di Menelao, fugge da Sparta per stare con Paride.

Enea, figlio di Anchise e Afrodite, si distingue in battaglia.

Ettore, figlio di Ecuba e Priamo, marito di Andromaca, padre di Astianatte. Ucciso da Achille, rimane il più valoroso dei Troiani.

Paride, figlio di Priamo e Ecuba, rapisce Elena. Non è un guerriero valoroso.

Priamo, anziano re di Troia, perde tutti i suoi figli maschi durante la guerra!

Sono favorevoli ai Troiani le seguenti divinità: Apollo, Ares, Afrodite e, alla fine della guerra, anche Artemide.

Per gli Achei (detti anche Elleni, Argivi e Danai):

Achille, il più forte eroe greco, figlio di Peleo e della ninfa Teti. Quand’era in fasce la madre lo immerse nello Stige rendendolo invulnerabile eccetto che nel tallone, la parte del corpo da cui lo teneva.

Agamennone, re di Micene, capo dell’esercito acheo, figlio di Atreo e fratello e cognato di Menelao, poiché sposa la sorella di Elena, Clitennestra. Valoroso ma prepotente.

Aiace, il più valoroso dopo Achille.

Diomede, coraggioso guerriero (lo si nota soprattutto nel Libro V).

Menelao, re di Sparta, fratello di Agamennone e marito abbandonato da Elena.

Odisseo, re di Itaca. È intraprendente, abile oratore e astuto.

Patroclo, fraterno amico di Achille.

Sono favorevoli agli Achei le seguenti divinità: Era, Atena, Poseidone e Ermes.

LINGUA E STILE DELL’EPICA OMERICA

Ai tempi di Omero la poesia epica era solo orale e affidata a un cantore-poeta, detto aedo. Accompagnato dal suono della cetra, l’aedo narrava le gesta degli dei e degli eroi. I loro racconti attingevano alla tradizione orale. Il cantore usava strutture e modalità codificate: ogni cantore apprendeva dai predecessori un repertorio di storie e un repertorio tecnico che variava poco.

Omero raggiunse il più alto grado di raffinatezza e complessità compositiva. Per questo gli antichi riconobbero al “cantore cieco” il merito di aver creato il linguaggio dell’epos, con uno stile elevato e solenne, modello per i successivi autori di poesia epica.

La poesia omerica fa ricorso a elementi schematici fissi e ricorrenti, detti formule. Per questo si dice che il suo stile è formulare e si riconnette alla genesi orale dell’epica. Gli elementi formulari più importanti erano l’uso di un determinato metro, cioè l’esametro dattilico, detto verso eroico, un repertorio di frasi fatte, l’uso di epiteti (cioè attributi o apposizioni che definiscono le qualità di una persona, di un elemento naturale, di animali e cose), di patronimici (cioè attributi che alludono agli antenati dell’eroe citato), di schemi fissi per scene fisse (banchetti, duelli, cerimonie religiose…) e l’arricchimento di descrizioni mediante similitudini di varia lunghezza (un esempio è: versando pianto come una fonte d’acqua bruna).

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