IL TORRENTE PARAFRASI

IL TORRENTE PARAFRASI

IL TORRENTE PARAFRASI Umberto Saba


Il torrente che al fanciullo appariva «avventuroso», colmo di fascino e di incognite, ora si rivela all’uomo maturo, al poeta, ben povera cosa: un esile filo d’acqua che appena appena arrossa i piedi nudi ad una lavandaia. Ma è sempre possibile il recupero dell’infanzia e dei suoi stupori attraverso il filo della memoria, e il torrente può apparire al poeta ancora come una volta: l’erba che cresceva sulle sue sponde «cresce nel ricordo sempre» e sono viva realtà le passeggiate serali con la madre che gli faceva confronti che il bambino sentiva strani – tra quell’acqua fuggitiva e la nostra vita.
Lo stesso Saba giudicò questa lirica una delle sue più belle (e delle meno conosciute, aggiunse), e tale giudizio è largamente condiviso dalla critica. I motivi dell’infanzia perduta, dell’inarrestabile fluire del tempo e dell’inevitabile correre della nostra vita verso la morte, che animano la sua poesia, trovano in questi versi, e specie nell’ultima strofe, una dimensione di serena elegia. La «totale accettazione della vita», che costituisce la costante (e la lezione) di Saba, gli permette di percorrere positivamente la strada del recupero memoriale, del malinconico conforto del ricordo; per un altro poeta contemporaneo, Montale, questa strada invece non ha altro approdo che un’ulteriore constatazione dell’angoscia di vivere («Non recidere, forbice…»).


IL TORRENTE PARAFRASI

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