IL TIMORE DELLA MORTE LUCREZIO
Et quoniam docui qualia sint exordia cunctarum rerum et quam distantia variis formis volitent sponte sua, percita aeterno motu, et quo modo res quaeque possint creari ex his, videtur secundum hasce res natura animi atque animae iam claranda esse meis versibus et agendus ille metus Acherontis praeceps foras, qui fonditus turbat ab imo humanam vitam, suffundens omnia nigrore mortis, neque reliquint ullam voluptatem liquidam et puram esse.
TR – E poiché ho già insegnato quali sono gli elementi primi e le loro forme differenti, il loro volteggiare spontaneo sollecitati da un moto eterno, ed in che modo ogni cosa possa crearsi da esso, sembra che dopo questi argomenti la natura dell’animo e dell’anima debba essere illustrata nei miei versi e la paura dell’Acheronte debba essere cacciata fuori, che sconvolge fin dal profondo la vita umana tingendo ogni cosa con il nero velo della morte e non permette che ci sia un piacere limpido e puro.
Nam quod saepe homines forunt timendos esse magis morbos et infamem vitam quam leti tartara, et (ferunt) se scire naturam animi esse sanguinis aut etiam venti si forte ita fert voluntas nec egere quicquam porsum nostrae rationis, hinc licet animum advertas omnia iactari magis causa laudis quam quod res ipsa probetur.
TR – Infatti poiché spesso gli uomini affermano che si devono temere più le malattie ed il disonore che l’aldilà e la morte, e che sanno bene che l’anima è formata da sangue o anche da vento, se per caso così vuole la loro volontà e non hanno nessun bisogno delle nostre teorie, da ciò si deduce che ogni cosa sia esibita più per desiderio di onore che perché la cosa stessa sia accettata.
Idem extorres patria et fugati longe ex conspectu hominum, foedati crimine turpi, adfecti omnibus aerumnis, denique vivant, et tamen quocumque miseri venerunt, parentant at mactant migras pecudes, et mittunt inferias manibus divis, et in rebus acerbis multo acrius advertunt animos ad religionem.
TR – Le stesse persone esuli e cacciate lontano dal consorzio umano, infangate da vergognose accuse, colpite da ogni pena, alla fine vivono e tuttavia, ovunque li abbia condotti la sventura, fanno sacrifici ai loro morti e immolano pecore nere e inviano offerte agli dei mani e, nei momenti acerbi, rivolgono i loro animi più accanitamente alla superstizione.
Quo magis in dubiis periclis convenit hominem spectare, et in rebus adversis noscere qui sit; nam verae voces tum demum eliciuntur ab imo pectore, et persona eripitur, res manet.
TR – Più conviene, quindi, provare l’uomo nei dubbiosi cimenti e nell’avversità consocere chi sia; infatti allora alfine parole veraci gli si cavano dal profondo del petto e gli vien strappata la maschera, rimane la realtà.
Denique avarities et caeca cupido honorum quae cogunt miseros homines transcendere fines iuris, et interdum socios atque ministros scelerum noctes atque dies emergere ad summas opes niti praestante labore, haec vulnera vitae aluntur formidine mortis non minimam partem.
TR – Ed infine l’avidità e la cieca bramosia d’amori, che forzano i miseri uomini ad oltrepassare i confini della legge e talora farsi compagni e ministri di delitti, adoperarsi con soverchiante fatica giorno e notte per assorgere al grado sociale più elevato, queste piaghe della vita siano nutrite in gran parte del timore della morte.
Enim turpis contemptus et acris egestas videtur ferme semota ab dulci et stabili vita et quasi iam cunctarier ante portas leti ; unde homines dum coacti falso terrore volunt se longe effugisse et longe remosse, avidi conflant rem sanguine civili et conduplicant divitias accumulantes caede caedem; crudeles gaudent in tristi funere fratris, et odere et timent mensas consanguineum.
TR – Infatti il vergognoso disprezzo e l’amara povertà comunemente sembrano remoti da una vita dolce e stabile e quasi già sostare davanti alle porte della morte ; e gli uomini, mentre costretti da un falso terrore vorrebbero essere già fuggiti lontano e molto lontano averli scacciati, ingrossano le proprie sostanze col sangue dei concittadini ed avidi raddoppiano le ricchezze, accumulando strage su strage ; crudelisi rallegrano di un triste funerale di un fratello e provano odio e timore per la compagnia.