IL SISTEMA FEUDALE

IL SISTEMA FEUDALE


Con Carlo Magno la società si organizza secondo il cosiddetto sistema feudale. Il termine “feudo” deriva da un parola germanica che significava possesso; e il sistema feudale è caratterizzato dal fatto che colore che hanno il possesso economico della terra vi esercitano per questo anche un potere politico. Alla nascita del sistema feudale avevano contribuito la decadenza della vita cittadina e il prevalere delle grandi proprietà agricole nelle campagne.

Nell’ultimo periodo dell’impero romano, i contadini furono costretti a consegnare il proprio piccolo pezzo di terra ad un grande proprietario, in cambio di una protezione che lo stato non era più in grado di garantire. In questo periodo lo stato non sussiste più. Esso non è in grado di resistere ai nemici esterni, né di garantire la sicurezza e la giustizia all’interno, né a mantenere o a eseguire le opere pubbliche essenziali (strade, ponti, argini).

Con Carlo Magno il sistema di concedere un bene a una persona che promette in cambio la sua fedeltà si generalizza che diventa impalcatura su cui si regge l’impero dei Franchi. Il re concede in uso o ad un amico un territorio detto BENIFICIO o FEUDO e in cambio il beneficiato cioè il VASSALLO si mette a sua disposizione impegnandosi a seguirlo in tutte le sue guerre, a fornirgli un certo numero di soldati a pagargli alcuni tributi in natura o in denaro.

L’atto della concessione del feudo divenne ben presto una vera e propria cerimonia detta INVESTITURA nella quale il vassallo metteva le proprie entro quelle del re a indicare un legame di obbedienza e di fedeltà. Il feudo era concesso a vita e poteva essere tolto solo per tradimento detto FELLONIA. Alla morte del vassallo ritornava al re, il quale poteva tenerlo per sé o concederlo ad altri.

Quando il feudo era molto grande il vassallo poteva, a sua volta, dividerlo e assegnarlo in parte ad altri suoi amici personali cioè i VALVASSORI, che in latino vuol dire servo dei servi, vincolati verso il vassallo dagli stessi obblighi di fedeltà che questi aveva verso il re. A loro volta i valvassori potevano ancora suddividere il loro territorio assegnandolo a signori minori, i VALVASSINI. Questi ultimi, infine, potevano affidare l’incarico di custodire piccoli appezzamenti di terra a loro persone di fiducia, i GASTALDI. Si formava così una specie di piramide sociale in cui il re, vertice, distribuiva grandi estensioni di terreno ai vassalli maggiori cioè ai conti, marchesi e baroni, i quali a loro volta in una specie di subaffitto suddividevano le terre loro assegnate tra i propri fidi e via di seguito.

Questa costruzione politica era, allo stesso tempo, complessa e fragile perché non era retta né dalla legge né dalla forza, ma solo da un rapporto di fedeltà del proprietario inferiore verso il proprietario superiore, che poteva facilmente venire meno per ambizione o per interesse. Per riportare all’ordine gli eventuali ribelli il re non disponeva di una propria forza militare: il suo esercito, infatti, era costituito soltanto dagli uomini armati che i feudatari gli mettevano a disposizione. Ma i feudatari,a volta, facevano causa comune con il ribelle contro il re, che rimaneva allora disarmato. D’altra parte, poiché i feudatari minori erano tenuti al rapporto personale di fedeltà verso il feudatario maggiore e non verso il re, ogni defezione di un grande vassallo si trascinava dietro la secessione di tutti i suoi sottoposti. I feudatari riuscivano a strappare sempre maggiori concessioni, cosicchè il potere imperiale venne progressivamente ad indebolirsi, mentre si rafforzava quello dei feudatari.

I vassalli ottennero dall’imperatore l’IMMUNITA’, cioè tutti quei poteri che in genere sono propri dello stato che i feudatari cominciarono ad esercitare come veri e propri sovrani politici nel proprio feudo. Il signore divenne cioè giudice in appellabile per i reati che venivano commessi entro il feudo, con il potere di condannare e di assolvere a suo arbitrio; impose tasse a proprio vantaggio sugli abitanti e sulle attività economiche che rientravano nel suo territorio; forte dell’esercito personale che poteva arruolare tra gli uomini a lui soggetti, non esitò anche a muovere guerre private contro i feudatari vicini.

Successivamente i feudatari pretesero che il feudo, che essi avevano ottenuti fino ad allora in uso, divenisse di loro proprietà in modo da poterlo lasciare in eredità ai propri figli. Il diritto all’ereditarietà dei feudi fu ottenuto dai feudatari maggiori con il CAPITOLARE di KIERSY, emanata da Carlo il Calvo, uno dei successori di Carlo Magno. Ciò indebolì ulteriormente l’imperatore. Questi, infatti, che in precedenza poteva almeno tenere a bada il feudatario con la minaccia di togliere il feudo alla sua famiglia dopo che fosse morto, perse in tal modo anche quest’ultimo strumento di pressione.

I feudatari erano dei veri e propri professionisti della guerra a cui dedicavano tutta la loro vita. Il feudatario vive con la sua famiglia, i suoi servi, i suoi soldati, in un castello difeso da torri e da alte mura e tal volta protetta da un ponte levatoio e da un fossato pieno d’acqua. Al contrario del grande proprietario romano che cercava di ricavare il maggiore guadagno possibile dalle proprie terre e dai propri schiavi per comprare nuove terre e nuove schiavi, il feudatario, che considera disonorevole per un guerriero l’occuparsi dell’agricoltura, e che vive in un sistema economico in cui la terra non si compra ma si ottiene dall’imperatore o si conquista con la guerra, si accontenta di sviluppare nel feudo un’economia che garantisca appena la sopravvivenza.

Egli dispone di una manodopera abbastanza numerosa costituita dai servi della gleba: contadini che non possono abbandonare la terra a loro affidata e che fanno parte della proprietà agricola. Ogni famiglia dei servi della gleba vive in una capanna su un pezzo di terra che coltiva ricavandone i mezzi per vivere e per consegnare una parte dei prodotti al feudatario. I terreni più vicini al castello (pars dominica cioè parte del signore) non sono assegnati alle singole famiglie, ma vengono lavorati dai servi della gleba i quali, oltre a dover coltivare la terra loro assegnata, sono obbligati a fornire al feudatario delle giornate di lavoro gratuite (corvees), destinate alla coltivazione della pars dominica. I prodotti ricavati dalla pars dominica, appartengono interamente al signore. I servi della gleba sono inoltre tenuti a pagare al feudatario alcune tasse: Il diritto di MANOMORTA cioè una tassa di successione alla morte del capofamiglia, il diritto FOCATICO o di CAPITAZIONE cioè una tassa imposta su ogni famiglia o su ogni servo quando il feudatario ne aveva necessità, il diritto di FORMATAGE cioè una tassa che deve pagare il contadino che prende moglie fuori dal feudo.

Il feudalesimo si afferma in un periodo in cui il commercio che praticamente inesistente. L’unico tipo di mercante è rappresentato dall’ambulante, che raramente appare nel feudo per vendere al signore stoffe di lusso e pietre preziose che arrivavano in Europa dall’Oriente. Il commercio viene ulteriormente scoraggiato dai dazi che molti feudatari pretendono da chi transita per il loro territorio. Il feudo tende quindi ad essere autosufficiente dal punto di vista economico, cercando di produrre tutto in proprio senza dover comprare o vendere niente (sistema economico autarchico).

I contadini ricavavano dalla terra non solo i cereali e i legumi con cui sfamarsi, ma anche il lino e, attraverso l’allevamento delle pecore la lana con cui vestirsi. Costruiti in casa e quasi tutti in legno erano gli attrezzi agricoli come vanghe, zappe e forconi e le poche suppellettili domestiche cioè tavole, panche e scodelle. Solo nella corte del castello dove abitavano e tenevano bottega i pochi artigiani, che erano stipendiati in natura dai feudatari, potevano acquistare alcuni utensili in ferro o oggetti di abbigliamento: per il loro acquisto non veniva ceduta moneta ma prodotti agricoli (baratto).

Questa forma primitiva è limitata in produzione artigiana e di commercio verrà chiamata ECONOMIA CURTENSE, è costituirà l’unica eccezione al lavoro agricolo di cui era predestinata la stragrande maggioranza degli uomini. Quella feudale è una società assai elementare e semplificata. In essa manca la classe borghese (imprenditori, commercianti, intellettuali) e in rapporto predominante è quello del servo della gleba con il feudatario, il cui primo offre al secondo il proprio lavoro in cambio di modesti mezzi di sussistenza e di una protezione molto sommaria contro le minacce esterne e il disordine interno.

Ma il sistema feudale è un sistema povero, perché vive di un economia agricola molto arretrata e del tutto priva di iniziative di miglioramento inteso a produrre di più. Inoltre è un sistema immobilistico perché gli uomini non possono cambiare lavoro né uscire dalla condizione sociale in cui sono nati e perché non c’è nessun aumento della ricchezza prodotta.

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