IL SIGNORE DELLE MOSCHE ANALISI DEL TESTO

IL SIGNORE DELLE MOSCHE ANALISI DEL TESTO

FONTE: https://it.wikipedia.org/


Personaggi 

Ralph

Ralph è il protagonista. Egli è il leader eletto democraticamente dai naufraghi, per la sua intelligenza e la sua astuzia a lui spetta organizzare la difesa del fuoco, la creazione dei rifugi, la scelta delle leggi e la prima parola nelle assemblee. Ralph si presenta come personaggio buono in contrapposizione al suo antagonista Jack.Quantomeno inizialmente, tuttavia, Ralph è altezzoso e distaccato, convinto di essere l’ unico in grado di formare un piano’ rispetto alla massa dei (bambini) naufraghi. Può essere considerato come una rappresentazione della società democratica.

Piggy 

È fatto oggetto di umiliazioni e insolenze. È la mente pensante della compagnia, la memoria più viva del sistema abbandonato, è la ragione assoluta, l’uomo civilizzato, per quel poco che ne rimane. Quella strana parte dell’animo umano che, per farsi accettare, per farsi capire, per ricercare un ruolo importante nel mondo, ha bisogno di regole. Un lato debole, che per farsi sentire, che per imporre il proprio pensiero giusto su quello ignobile degli altri, ha bisogno di “tener in mano una conchiglia”. Piggy è il totale fallimento della razionalità umana in un mondo strano ma terribilmente vero, le cui redini sono tenute in mano dalla scaltrezza negativa, dal bullismo, dalla prepotenza. Può essere considerato come metafora dell’intellettuale-filosofo.

Jack 

Rosso di capelli, impulsivo e aggressivo, costituisce l’espressione dell’istinto più violento e represso nell’animo umano; ambisce dapprima a divenire leader della comunità e poi organizza con i vecchi compagni del coro un clan di cacciatori, ribelli nei confronti delle leggi di Ralph: Jack è lo stereotipo del bullo: arrogante, egoista, che pensa sempre a dare gloria di sé, a farsi conoscere; nel corso del racconto questo suo carattere degenera in atti molto violenti. Cerca la virilità: vuole essere l’ adulto del gruppo e cerca di dimostrare la sua “superiorità” cacciando e conquistando la stima dei bambini, facilmente impressionati anche dalle cantilene stupide o dai racconti, esagerati, o dai giochi evocativi della caccia. Rappresenta la metà oscura di Ralph. Può essere considerato come metafora del politico irrazionale e autoritario, che detiene il potere sfruttando la forza fisica, la superstizione e gli istinti dell’uomo.

Simone 

Timido e riservato, Simone non si espone molto perché ha paura di essere giudicato male, e dimostra più volte nel corso del romanzo la sua difficoltà a interagire con gli altri e a parlare in pubblico. Le sue opinioni non vengono prese in considerazione e viene spesso deriso. Questo porta alla sua fuga dal gruppo e alla scoperta (casuale) che la bestia non esiste, notizia che non potrà dare a nessuno. Si dovrebbe comunque tenere conto che Simone soffre di epilessia, malattia che gli altera il flusso di coscienza e che gli provoca svenimenti e allucinazioni. Nell’ambito del simbolismo del romanzo, Simone rappresenta un personaggio spirituale, una sorta di profeta visionario – vedere, ad esempio, il suo colloquio immaginario con la Bestia. Può essere considerato come metafora dell’uomo comune moderno con buone intenzioni, ma incapace di metterle in atto.

Sam ed Eric 

Gemelli, fanno tutto insieme e perdono la loro individualità a tal punto da essere chiamati con l’unico nome “Sammeric”. Per la maggior parte del libro il loro compito consiste nel mantenere acceso il fuoco. Nell’ultimo capitolo, sono gli ultimi ragazzi a restare alleati di Ralph, ma vengono costretti con la forza ad unirsi alla tribù di Jack e a rivelare il suo nascondiglio.

Temi principali e mondo ideale dello scrittore 

Il tema predominante del romanzo riguarda la provocazione pessimista, circa la concezione dell’uomo, che egli crede irrimediabilmente “cattivo”, sia in natura che in società. Difatti, lo stesso Golding scriverà che: “L’uomo produce il male come le api producono il miele”. La comunità che precipita sull’isola è, in primo luogo, orfana di figure adulte. La giovane comunità si trova dunque ad emulare, istituzioni, atteggiamenti e gerarchia della società adulta; ma si tratta pur sempre di una copia che non rispecchia perfettamente la realtà, in quanto ne rappresenta un’emulazione fine a se stessa, non supportata dal modo d’essere proprio di una società consapevole. Si ritrova così una situazione tipica della sociologia di gruppo: l’inerzia di un sistema emulativo di gruppo e l’impotenza della vittima, che portano il sistema a degenerare irrimediabilmente. Infatti, in questa convivenza forzata e in questo ambiente ostile, la reazione dell’essere umano che viene messa in evidenza è la brutalità e l’insensatezza dei comportamenti. L’autore mette quindi in primo piano il perenne contrasto fra il bene e il male mostrando il predominio degli istinti animaleschi sull’intelligenza non educata, su ogni senso di colpa e sul senso del peccato. Questa reazione drammatica e sconcertante risulta ancora più dirompente proprio perché l’odio sconfinato, in questo caso, non proviene da adulti inevitabilmente corrotti ma da giovani, ragazzi e bambini: gli “innocenti” per antonomasia. Dal libro si ricava quindi una visione pessimistica dell’indole umana, che è così malvagia tanto da far trasformare un paradiso tropicale in un inferno di incredibile desolazione, mentre chi lo popola regredisce progressivamente verso uno stato di primitiva barbarie senza più freni inibitori.

Golding mostra dunque un lato decisamente pessimistico sulla visione dell’interiorità umana. Il suo pensiero è affine a quello di Martin Lutero, il quale sosteneva che l’uomo null’altro è se non un Vas Damnationis, ossia un contenitore di dannazione. L’uomo di Lutero e il potenziale uomo di Golding è, comunque e nonostante, corrotto al male.
Il pessimismo di Golding sta proprio in questo concetto: gli eroi negativi non sono adulti, non hanno alle spalle devastanti esperienze di mondo; ma sono bambini. Questo dimostra di come un’anima umana lasciata a sè, senza modelli di vita e senza educatori più o meno severi, isolata e allontanata da ogni altra forma di pensiero, sviluppi in sé, rapidamente e senza tante domande, un’indole ‘cattiva’. In pratica Golding arriva ad una concezione diametralmente opposta rispetto a quella di Rosseau, secondo il quale è la società a corrompere l’uomo che, per natura, sarebbe buono.


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