IL SEME SOTTO LA NEVE
IL SEME SOTTO LA NEVE
“Il seme sotto la neve”, scritto da Silone, è ambientato nella Marsica, zona molto povera, abitata da “cafoni” del sud.
Il personaggio principale è Pietro Spina, che sulla scia di Berardo Viola, trovato in “Fontamara”, rappresenta l’uomo che cerca di conquistare il sacro diritto alla libertà.
Pietro è la figura dell’uomo in fuga, perseguitato perché marxista e ribelle. Dopo aver pellegrinato per lungo tempo, Pietro decide di tornare nei suoi luoghi, dove é accolto dalla nonna donna Maria Vincenza; questa chiede aiuto al proprio figlio don Bastiano, ricco imprenditore, che però rifiuta, essendo troppo legato, per i suoi affari, alla società e all’autorità e quindi deve allontanare da se ogni noia politica. Pietro incontra diffidenza oltre che dallo zio don Bastiano, anche da Venanzio, servo fedele alla famiglia Spina, che ammonisce Pietro perché causa del discredito da parte della gente verso la famiglia Spina. Nonostante le ostilità, donna Maria Vincenza grazie all’aiuto di don Coriolano, riuscirà ad ottenere, in nome del padre di Pietro, morto come volontario in Cirenaica, il perdono del governo verso il proprio nipote; ma l’idealismo di quest’ultimo è troppo forte e Pietro non vuole piegarsi, obbligando la nonna a non firmare. In una società, fondata solo sulla legge del bisogno, che non potrà mai capire come “uno” si metta in pericolo quando in famiglia si gode di ottime risorse, Pietro Spina è visto come un pazzo o uno stravagante. Ma donna Maria Vincenza, dopo il lungo dialogo con il nipote, riesce a comprendere questo suo gesto: Pietro combatte contro la dittatura, contro il Fasciamo, contro tutto quello che sopprime l’uomo e contro e contro questo nemico non si può scendere a compromessi.
Prima di giungere a casa della nonna, Pietro ha vissuto in una stalla putrida, sperduta nella vasta campagna. E’ proprio lì che è venuto a contatto con la terra, con la vera zolla, nella quale scoprirà un seme in germoglio. Egli curerà quel seme coprendolo con la terra e con la neve per recargli la giusta umidità. Pietro capisce che la sua vita è analoga a quella del seme: la stessa precarietà, gli stessi pericoli, la stessa naturalezza di esistenza: è da questo che prende il nome l’opera di Silone.
E’ proprio in questo suo rifugio che conoscerà Infante, un sordomuto che Pietro cercherà di educare, insegnandogli l’uso della parola.
Intanto la potenza di don Bastiano Spina iniziare a decadere in contrapposizione all’ascesa dei “Calabasce”, famiglia da sempre rivale degli “Spina”.
Pietro incontra Faustina e don Bastiano ed emergono tristi ricordi del terremoto che sconvolse molto tempo prima il paese. Con Faustina nasce l’idillio, entrambi rivelano di essere stati innamorati l’uno dell’altra da ragazzi a loro insaputa.
Ormai Pietro si è allontanato da casa di donna Maria Vincenza e vive ad Acquaviva. Qui Infante viene accusato di aver tracciato dei punti interrogativi a fianco alle scritte inneggianti la politica del regime. Poco dopo viene scarcerato dal padre tornato dopo vent’anni dall’America, il quale però lo sfrutta nel lavoro.
Nel frattempo, la nonna, prima di morire, ha donato tutto a Pietro e a Faustina per riparare ad un antico torto. Questi potrebbero andare a vivere lontano, ma Pietro scopre che Infante ha ucciso il padre con una coltellata: lo fa fuggire e si consegna ai carabinieri con un atto di supremo altruismo.
Tutti gli avvenimenti narrati, sono circondati dal pettegolezzo e dalle dicerie della gente che si ferma solo all’apparenza, non riuscendo, in questo caso, a cogliere l’umanità che è dentro lo stesso Pietro Spina, o la purezza di Faustina.
Anche “Il seme sotto la neve”, come Fontamara, è una denuncia da parte dell’autore ai soprusi, all’ingiustizia alla privazione della libertà che può nascere da un sistema rigido come quello della dittatura.