IL SABATO DEL VILLAGGIO

IL SABATO DEL VILLAGGIO

ANALISI PARAFRASI E FIGURE RETORICHE


ANALISI DELLA POESIA

“Il sabato del villaggio” è un idillo scritto da Giacomo Leopardi. Questo idillo si può dividere in due parti: nella prima parte (dall’inizio fino al verso trentasette) si descrive il sabato in un villaggio; sabato è metafora di giovinezza e questa è l’età delle illusioni; nella seconda parte (dal verso trentotto fino alla fine) avviene una descrizione interiore, la descrizione della domenica; domenica è metafora di età adulta, l’età delle disillusioni.
Nella prima parte sembra che il poeta abbia abbandonato il pessimismo, ma negli ultimi versi della seconda parte si nota che è racchiuso tutto il suo pessimismo.
In questa poesia il poeta ci vuole far capire che il sabato viene vissuto con felicità e gioia, perché si pensa che il giorno seguente è festa. La domenica viene vissuta con noia e tristezza perché già si pensa al giorno seguente e a ciò che ci aspetta, il lavoro.


PARAFRASI

La fanciulla viene dalla campagna, al tramonto, con l’erba che ha raccolto per i suoi animali; e con in mano un mazzo di rose e viole, con le quali si prepara per ornarsi domani, il giorno di festa, il petto e i capelli.
Una vecchia signora è seduta con le vicine sull’entrata di casa sua a filare, rivolta verso il tramonto; parla della sua giovinezza come se raccontasse una bella favola, e parla di quando anche lei si ornava con i fiori, e ancora sana e snella era solita danzare la sera in mezzo a quelli che furono i suoi compagni di giovinezza.
L’aria si fa scura, e il cielo, che nel crepuscolo era pallido, ora ritorna azzurro cupo e le ombre si allungano, giù dai colli e dai tetti, alla luce della luna appena sorta.

Ora la campana annuncia della festa del giorno seguente; e quel suono sembra confortare il cuore dalle fatiche della settimana.
I fanciulli gridano sulla piazza in gruppo e saltando qua e là fanno un lieto rumore: e intanto torna lo zappatore fischiando, e fra sé e sé pensa al giorno di riposo che lo aspetta.

Poi quando intorno ogni luce è spenta, e tutto tace, sento il martello picchiare, sento la sega del falegname, che lavora nella bottega alla luce di un lume ad olio, e si affretta e si dà da fare per completare il lavoro prima dell’alba.

Questo (sabato) è il più gradito giorno della settimana, pieno di speranza e di gioia: domani tristezza e noia entreranno a far parte della giornata, perché ognuno ritornerà con il pensiero alle fatiche di tutti i giorni che l’indomani riprenderanno.
Fanciullo scherzoso, questa tua età piena di gioia, è come un giorno pieno di allegria, giorno chiaro, sereno, che precede la giovinezza, età felice della tua vita.
Godi fanciullo mio questa condizione, questa è un’età felice.


ANALISI E FIGURE RETORICHE

Scritto nel 1829 a Recanati, fa parte dei “grandi idilli” , vengono evidenziati i temi della rimembranza e dell’evanescenza della giovinezza. Il Leopardi utilizza uno schema metrico libero, alternando endecasillabi a settenari. In questo idillio il pessimismo dell’Autore appare meno amaro e quasi schivo di svelarsi perché rivolgendosi ai giovani non vuole rivelar loro apertamente che la vita è dolore.

La poesia è organizzata su tre nuclei tematici in sequenza, ciascuno con una sua funzione:

una situazione (“La donzelletta vien”): descrive ciò che accade nel villaggio la sera del sabato. I personaggi sono tutti umani; la descrizione è organizzata in scene che si legano al tempo: dal calar del sole al buio profondo.

un commento (“di sette è il più gradito giorno”): è conseguenza della situazione, vista come esempio di una condizione umana generale.

un’esortazione (“godi fanciullo mio”): è conseguenza della situazione e del commento. L’umanità si comporta così il sabato (situazione), perché è il giorno più gradito (commento) e per tanto godi (esortazione). Il Poeta ribadisce il concetto della non esistenza della felicità: il piacere è quiete dell’affanno, attesa, delusa, della gioia.

Il sabato prelude al giorno festivo, segna la vigilia della domenica, simboleggia l’attesa di qualcosa di più grato e propizio….Si lavora, anzi, con più ardore, pensando

che il domani segnerà un giorno di riposo ; ma quando sarà la domenica , l’anima verrà riafferrata dalle preoccupazioni usate, perché il pensiero tornerà alla scolorita realtà del giorno dopo: nuovo lavoro, nuove fatiche e nuova tristezza. Niente di quanto il sabato lasciava sperare sembrerà realizzarsi , perché il bene sognato è assai più bello e più vero del bene raggiunto. Nel sabato in effetti si rispecchia la giovinezza, età delle molteplici illusioni e delle radiose speranze. La domenica segna invece le delusioni dell’età matura , fatta di rimpianti e di acerbe esperienze . Leopardi in quest’idillio, rivolgendosi al “garzoncello scherzoso”, raffrena il suo

interiore tormento in quell’ “altro dirti non vo’ “, miracolo di delicatezza e di umana misericordia insieme, e cela il suo vero pensiero, già espresso nello Zibaldone. Il fanciullo non abbia dunque fretta di raggiungere l’età adulta; goda il suo sabato di aspettazione in serena letizia. La considerazione che è nella chiusa non sgomenta e non turba, ma soavemente e malinconicamente ammonisce, lasciandoci pensosi. L’autore, infatti, invita a non aspettarsi felicità dal futuro, perché come la domenica deluderà l’attesa del sabato, così la vita deluderà i sogni della giovinezza. Il Leopardi, quindi, ritiene di non doversi aspettare niente, in modo da non essere mai delusi. Da qui, ecco l’invito a cogliere l’attimo (carpe diem) e a vivere intensamente ogni occasione .

Sono presenti numerose figure retoriche :

Metafore: la giovinezza è espressa con “buon tempo”, “età fiorita”, “età bella”, “stagion lieta”; l’età adulta è invece indicata con l’espressione “festa di tua vita”

Litote (consiste nel dare un giudizio o fare un’affermazione adoperando la negazione di una espressione di senso contrario): “altro dirti non vo’ ” fa capire l’intenzione di Leopardi di non demoralizzare i giovani;

Climax (detto anche gradazione, è una figura retorica che consiste nell’usare più termini o locuzioni con intensità crescente o decrescente): I personaggi sembrano realizzare un climax prima crescente dopo decrescente: la donzelletta (gioventù)- la  ecchierella (vecchiaia)- lo zappatore (età matura)- il garzoncello (gioventù);

Enjambements : spezzano il ritmo (ornare ella si appresta/dimani), (intra di quei/ ch’ebbe compagni), (tornan l’ombre/giú da’ colli), (dà segno/della festa), (diresti/che il cor), (la sega/ del  ecchiere), (s’adopra/di fornir l’opra), (diman tristezza e noia/ recheran l’ore);

Perifrasi (detta anche comunemente “giro di parole”, consiste nell’utilizzare, anziché il termine proprio, una sequenza di parole per indicare una persona o una cosa): “incontro là dove si perde il giorno”

Similitudini:  “cotesta  età  fiorita  è  come  un  giorno  d’allegrezza  pieno”;

Metonimie: “ torna azzurro il seren”; “ or la squilla dà segno della festa che viene”; “il cor si riconforta”.

Nella prima parte della poesia si notano allitterazioni con doppie (donzelletta,  ecchierella, novellando, sulla, bella, colli…) o con dittonghi (giorno-, chiaro-ciascuno –gioia- stagion, pien- pensier- lieta), assonanze ( campagna- calar- ornava-sana- danzar- aria- parca…; siede- recente- sette- speme, incontro- giorno- riposo-scherzoso ), consonanze (face- seco- reca, affretta- tutta- tetti- frotta- tutto- sette, fanciullo- bella- garzoncello, azzurro- precorre, onde- quando) e rime (sole- viole-suole, appresta- festa, crine- vicine, snella- bella, imbruna- luna, gridando- saltando, rumore- zappatore, face- tace ).

L’uso continuo di diminutivi (donzelletta-  ecchierella- garzoncello) evidenzia una tenerezza del poeta verso i suoi personaggi. In particolare si nota una spiccata delicatezza per gli adolescenti .

Alcune annotazioni scandiscono il passar del tempo: “in su calar del sole”;” già tutta l’aria imbruna “ ; “ torna azzurro il seren, e tornan l’ombre “; “or la squilla…”; “Poi quando intorno è spenta…


Analisi /Commento

“Il sabato del villaggio”, venne scritto da Giacomo Leopardi nel 1829 a Recanati e  fa parte dei “Grandi idilli” e, come tale, si evidenziano da subito in tutto il componimento i temi della rimembranza e dell’evanescenza della giovinezza. Il tema predominante del componimento è rievocare “l’età fiorita“, tema che peraltro si ritrova in altri idilli come in A Silvia, dove la ragazza è personificazione stessa della gioventù che sfiorisce. L’autore invita a non aspettarsi felicità dal futuro, perché come la domenica deluderà l’attesa del sabato, così la vita deluderà i sogni della giovinezza. Leopardi, quindi, ritiene di non doversi aspettare niente, in modo da non essere mai delusi.

Il poeta in questa lirica parla della vita che si conduce di sabato nel suo villaggio.

 La  poesia può essere suddivisa in due parti:

prima parte descrittiva: nel paese  regna l’allegria per i giorni di festa e successivamente il silenzio è rotto dagli strumenti del falegname. I primi versi, infatti, oppongono la gioia ed il giorno alla serenità del sonno;

– parte finale riflessiva: il poeta guarda al domani quando la quotidianità infonderà la noia e riflette sulla fugacità della giovinezza.

Negli ultimi versi il poeta oppone l’oggi spensierato, metafora della giovinezza, al domani, la domenica, simbolo della noia e della vecchiaia.