IL RITRATTO DI ANNIBALE SECONDOTITO LIVIO

IL RITRATTO DI ANNIBALE SECONDOTITO LIVIO


Il ritratto di Annibale tracciato da Tito Livio (I secolo a.C.) nel Libro XXIdell’Ab Urbe Condita (“Storia di Roma dalla sua fondazione”) è sicuramenteuno dei più celebri.Nella prima parte lo storico Tito Livio si dilunga nel descrivere le eccezionaliqualità di Annibale, facendo emergere l’immagine di un uomo fuori dalcomune: una sorta di riconoscimento a colui che fu forse il più grandenemico mai affrontato da Roma.Nella seconda parte questi apprezzamenti vengono fortementeridimensionati in considerazione di alcuni difet che venivanotradizionalmente attribuiti a tutto il popolo punico.In questo capitolo Livio descrive il generale cartaginese Annibale come una personalità straordinaria, al di fuori della norma nel bene come nel male. La sua audacia nell’affrontare il pericolo era straordinaria, come purestraordinaria la sua capacità di ragionare lucidamente in mezzo al pericolo. Nonesisteva fatica al mondo capace di fiaccare il suo fisico o piegare la sua volontà.Sapeva sopportare senza problemi tanto il caldo che il freddo; mangiava e beveva quanto gli era imposto non dal piacere, ma dalla natura; dormiva e vegliava di giorno o di notte a seconda dei casi, senza orari fissi,ma sfruttando per il riposo il tempo eventualmente avanzato all’azione, senza bisogno di morbidi materassi,e neppure di silenzio; a molti dei suoi soldati capitava sovente di trovarlo addormentato per terra nei corpi di guardia, avvolto semplicemente in un mantello militare.Il suo abito non si distingueva da quello dei compagni; si facevano piuttosto notare le armi e i cavalli. Era in assoluto il migliore tanto nel combattimento a cavallo che a piedi; era il primo a entrare in battaglia,l’ultimo a lasciare il terreno a scontro concluso.Le sue virtù eccezionali spiegano le enormi difficoltà che i Romani incontrarono nel fermare la minacciosa avanzata di un tale nemico: per la prima volta, in Annibale, essi trovarono un condottiero che riuniva in sé le qualità che rendevano da sempre imbattibile la macchina bellica romana. Allo stesso tempo, tuttavia, Annibaleporta in sé i difetti che rappresentano la negazione dei valori fondanti del mos maiorum di Roma: crudeltà, perfidia, mancanza di lealtà, superiore persino a quella dei suoi compatrioti: non conosceva infatti che cosa fossero il vero e il sacro, non aveva alcun timor di dio,nessun rispetto per i giuramenti, nessuno scrupolo; nessun rispetto per le leggi né umane né divine sono i tratti che definiscono l’antiromano’ per eccellenza e che condannano la grandezza di Annibale alla sconfitta.