Il risveglio di Zeus e la scoperta dell’inganno

Il risveglio di Zeus e la scoperta dell’inganno

Il risveglio di Zeus e la scoperta dell’inganno


 « Ed ecco  Zeus si destò sulle cime dell’Ida, accanto a Era bel trono, e balzò in piedi, e vide i Troi e gli Achei, gli uni sconvolti, gli altri che li incalzavano dietro, gli Argivi, e in mezzo a questi il sire Poseidone. E vide Ettore steso nella pianura: intorno i compagni stavano; egli era in preda a terribile affanno, fuori dai sensi, sputando sangue, ché non il più fiacco degli Achei lo colpì. N’ebbe pietà, vedendolo, il padre dei numi e degli uomini, e terribile, guardando bieco Era, parlò: “ Ah! L’inganno tuo tristo, Era ostinata, Ettore glorioso fermò nella lotta, sconvolse l’esercito. Eppure non so se dell’insopportabile frode tu per prima non colga il frutto, io non ti frusti. Ricordi quando t’appesi in alto… Io ti ricordo questo, perché tu smetta le frodi, e veda bene se può salvarti il letto e l’amore con cui mi t’unisti lontano dai numi, e fu inganno. ” Parlò così: Era augusta grandi occhi ebbe un brivido, e rispondendo disse parole fuggenti: “ Sappia dunque la Terra e il Cielo vasto di sopra, e l’onda scorrente di Stige – questo è giuramento grande e tremendo fra i numi beati – e il tuo sacro capo e il nostro letto legittimo, pel quale non vorrò mai spergiurare, non per mio incitamento Poseidone enosictono malmena Ettore e i Troi, e soccorre gli Achei… ” Parlò così: sorrise il padre dei numi e degli uomini, e rispondendole disse parole fuggenti: “ Ah! Se tu, Era augusta grandi occhi, concordemente pensando con me sedessi fra gli immortali, allora sì Poseidone – abbia pure altra brama – subito cambierebbe pensiero, secondo il tuo e il mio volere! Ma se davvero tu parli schietto e leale, va’ tra le stirpi dei numi e comanda che qui vengano Iri e Apollo arco glorioso… ” Disse così; non fu sorda la dea Era braccio bianco, e mosse dalle cime dell’Ida…  e giunse all’Olimpo rupestre e si portò fra gli dèi immortali, raccolti nella casa di Zeus; essi vedendola balzarono tutti in piedi, le offersero le coppe. Ma ella lasciò gli altri, da Temi guancia bella prese la coppa, che prima le venne incontro correndo e la voce le volse e disse parole fugaci: “ Era, perché sei qui? Tu sembri sconvolta. Certo t’ha molto impaurita il figlio di Crono, il tuo sposo ”. E la dea Era braccio bianco rispose: “ Non chiedere questo, dea Temi, tu sai bene quanto il suo cuore è superbo e implacabile. Comincia il banchetto dei numi, uguale per tutti, dentro la sala e insieme con gli altri immortali udirai quanti malanni Zeus ci promette: io son certa che a tutti ugualmente il cuore dorrà: ai mortali e ai numi, se ancora qualcuno lieto banchetta ”. Dicendo così, la dea Era braccio bianco sedette. I numi eran sdegnati nella casa di Zeus; ella rise con le labbra, ma sopra dei sopraccigli neri la fronte non s’allietò; parlò in mezzo a tutti con ira: “ Poveri pazzi, che contro Zeus congiuriamo e forse speriamo ancora d’affrontarlo e fermarlo o con parole o per forza! Ma lui sedendo in disparte non se ne cura… Perciò tenetevi il male che manda a ciascuno: per Ares – credo – è già pronto lo strazio, è morto in battaglia il suo figlio, l’uomo più caro per lui, Ascàlafo, che suo il forte Ares proclama ”. Disse così: Ares si batté le due cosce col palmo della mano e gridò con un gemito: “ Non v’adirate con me… se corro alle navi achee a vendicare la morte del figlio, fosse pur mio destino, colpito dal fuoco di Zeus, giacere in mezzo ai cadaveri tra la polvere e il sangue ”. Disse così e comandò a Terrore e Disfatta che gli aggiogassero i cavalli e prese a vestire l’armi raggianti. Allora anche maggiore, ancor più terribile e nuova ira e corruccio di Zeus contro i numi nasceva, ma Atena, temendo per tutti gli dèi, balzò verso il vestibolo, lasciando il trono in cui stava, e dalla testa gli strappò l’elmo e dalle spalle lo scudo… e con parole investì Ares ardente: “ Pazzo imbecille! Hai perso la testa. Davvero gli orecchi ce l’hai per udire, ma morto è il giudizio e il rispetto. Non senti che cosa dice la dea Era braccio bianco, che or ora dal fianco di Zeus Olimpio ritorna? Oppure vuoi, tutti i mali colmando, tu stesso tornartene  per forza con dolore all’Olimpo, e seminare per tutti gli altri gran danno? Perché subito i Teucri superbi e gli Achei lascerà  Zeus e verrà sull’olimpo a scacciarci, tutti ci afferrerà, chi ne ha colpa e chi no. Perciò ti consiglio di tralasciare l’ira del figlio: già guerriero migliore di lui per forza e per braccio venne ucciso e sarà ancora ucciso: è difficile di tutti gli uomini salvare il sangue e la stirpe ”. Dicendo così, fece sedere sul trono Ares ardente; ma Era chiamò fuori della sala Apollo ed Iri, che è nunzia dei numi immortali… » (Il. XV, 4ss)