Il racconto di Noè e del diluvio nella Bibbia

Il racconto di Noè e del diluvio nella Bibbia

Genesi capitoli 6-8


Questa è la storia di Noè. Diversamente dai suoi contemporanei, Noè era un uomo giusto e senza difetti, e
si comportava come piace a Dio. Aveva tre figli: Sem, Cam e Iafet. Il mondo era corrotto, dappertutto c’era
violenza. Dio guardò il mondo e vide che tutti avevano imboccato la via del male. Allora Dio disse a Noè:
“Ho deciso di farla finita con gli uomini! Per colpa loro infatti il mondo è pieno di violenza. Voglio
distruggere loro e anche la terra. Costruisciti un’arca, una grande imbarcazione in legno robusto. La farai
con molti locali e la spalmerai di pece dentro e fuori. L’arca dovrà essere di queste dimensioni: lunga
centocinquanta metri, larga venticinque, alta quindici. La coprirai con un tetto a spiovente, inclinato di
mezzo metro. L’arca dovrà avere tre piani, e su di una fiancata farai la porta. Io farò venire una grande
inondazione per distruggere tutti gli esseri viventi. Tutto ciò che si muove sulla terra, perirà. Tu invece ti
salverai, io mi impegno con te. Devi entrare nell’arca, tu con tua moglie, i tuoi figli e le tue nuore. Dovrai
farvi entrare anche una coppia di ogni essere vivente, un maschio e una femmina, per conservarli in vita
con te. Di ogni specie di uccelli, di ogni specie di bestie e di ogni specie di rettili verrà con te una coppia per
aver salva la vita. Procurati ogni genere di viveri e prepara una scorta: servirà di cibo per te e per loro”. Noè
eseguì tutto quel che Dio gli aveva comandato.
Il Signore disse a Noè: “Entra nell’arca con tutta la tua famiglia. Ho visto che di tutta questa generazione tu
solo sei giusto. Prendi con te sette coppie di tutti gli animali non impuri: sette maschi e sette femmine. Di
tutti gli altri prendi invece una sola coppia: un maschio e la sua femmina. Devi anche prendere sette coppie
di ogni tipo di uccelli: maschi e femmine, per conservare la loro specie sulla terra, perché fra una settimana
io farò piovere sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti ininterrottamente. Così farò scomparire dalla
faccia della terra tutti gli esseri viventi che ho fatto”.
Noè eseguì quel che il Signore gli aveva comandato. Aveva seicento anni quando venne il diluvio e le acque
inondarono la terra. Per sfuggire al diluvio Noè entrò nell’arca con i suoi figli, la moglie e le nuore, con gli
animali puri e impuri, gli uccelli e tutti i rettili che strisciano sulla terra. Come Dio aveva comandato a Noè,
gli animali andarono da lui nell’arca, a coppie: maschi e femmine. Dopo una settimana venne il diluvio sulla
terra.
Quando Noè compiva seicento anni, il giorno diciassette del secondo mese, le acque sotterranee uscirono
con violenza da tutte le sorgenti e le riserve del cielo si spalancarono. Piovve sulla terra per quaranta giorni
e quaranta notti. Fu proprio in quel giorno che Noè entrò nell’arca con i figli Sem, Cam e Iafet, con sua
moglie e le mogli dei suoi figli. Con loro entrarono ogni specie di animali selvatici e domestici, ogni genere
di rettili che strisciano al suolo e ogni razza di uccelli e di volatili. Vennero dunque nell’arca con Noè coppie
di ogni essere vivente. Maschio e femmina di ogni specie entrarono, come Dio aveva comandato. Poi il
Signore chiuse la porta dell’arca dietro a Noè.
Il diluvio continuò per quaranta giorni sulla terra. Le acque aumentarono e sollevarono l’arca dal suolo.
Acquistarono forza, crebbero ancora e su di esse l’arca andava alla deriva. Con maggior violenza le acque
continuarono ad aumentare sulla terra finché sommersero tutti i monti. Li coprirono completamente;
superarono di oltre sette metri le più alte cime. Morì tutto ciò che aveva vita sulla terra: uccelli, animali
domestici e selvatici, tutte le piccole bestie che si muovono sul suolo, e anche tutti gli uomini. Morì tutto
quel che prima aveva vita sulla terra asciutta. Fu distrutta ogni forma di vita sulla superficie della terra:


furono sterminati uomini e bestie, rettili e uccelli. Sopravvissero solamente Noè quelli che erano con lui
nell’arca. Sulla terra il livello delle acque rimase alta per centocinquanta giorni.
Dio non si dimenticò di Noè e di tutti gi animali selvatici e domestici che si trovavano con lui nell’arca. Fece
soffiare un vento sulla terra e le acque cominciarono ad abbassarsi. Vennero fermate le sorgenti, chiuse le
riserve del cielo, e fu trattenuta la pioggia. Così, dopo centocinquanta giorni, le acque cominciarono a
calare e il diciassettesimo giorno del settimo mese l’arca si posò su un monte della catena dell’Ararat. Le
acque continuarono a calare fino al decimo mese: il primo giorno di quel mese apparvero le cime dei monti.
Trascorsi quaranta giorni, Noè aprì la finestra che aveva fatto nell’arca e lasciò andare un corvo. Il corvo
usciva e tornava indietro ogni volta, finché le acque scomparvero dal suolo. Per vedere se le acque si erano
ritirate dalla superficie della terra, Noè mandò fuori una colomba. Essa non trovò alcun luogo dove posarsi
perché l’acqua ricopriva ancora tutta la terra. Tornò allora verso l’arca e Noè stese la mano e la portò
dentro con lui. Noè aspettò ancora una settimana e mandò di nuovo la colomba fuori dell’arca Verso sera
essa tornò da lui: aveva nel becco un ramoscello verde di ulivo. Noè capì che le acque si erano ritirate dalla
terra. Aspettò ancora un’altra settimana. Lasciò di nuovo andare la colomba la quale non tornò più da lui.
Il primo giorno del primo mese, quando Noè aveva seicentun anni, le acque si erano ritirate dal suolo. Noè
tolse il tetto dell’arca, guardò intorno e vide che la superficie della terra stava asciugandosi. Il
ventisettesimo giorno del secondo mese la terra era completamente asciutta. Allora Dio ordinò a Noè: “Esci
dall’arca con tua moglie, i tuoi figli e le tue nuore. Fa’ uscire anche gli animali che hai con te, di qualsiasi
specie: uccelli, bestiame e tutti gli animali che strisciano al suolo: si diffondano sulla terra, siano fecondi e
diventino numerosi”. Noè uscì dunque dall’arca con i figli, la moglie e le nuore. Poi uscirono anche tutte le
bestie secondo la loro specie: tutti i rettili, tutti gli uccelli e tutti gli animali che si muovono sulla terra”.
Noè costruì un altare per il Signore. Tra gli animali e gli uccelli puri ne prese uno di ogni specie e li bruciò
sull’altare come sacrificio completo offerto al Signore. Il Signore gradì quel sacrificio dal piacevole odore e
disse fra sé: “Non maledirò mai più il mondo a causa dell’uomo. È vero che fin dalla sua giovinezza egli ha in
cuor suo solo inclinazioni malvagie. Tuttavia io non distruggerò mai più tutti gli esseri viventi come ho fatto
questa volta”.


Deucalione e Pirra
(Mito greco)

Si racconta che un giorno Zeus ne ebbe abbastanza della malvagità e dell’empietà degli uomini. Così decise
di sterminarli con il diluvio. Prometeo riuscì a ottenere che il figlio Deucalione e la nuora Pirra, umani di
miglior fattura di quelli destinati a scomparire per il loro carattere perverso ed empio, fossero risparmiati.
Su consiglio di Prometeo, Deucalione costruì una nave, che rimase nove giorni e nove notti in balia dei
flutti. Alla fine l’arca li depose sulle montagne della Tessaglia. Quando uscirono dall’arca, erano soli sulla
terra, gli unici scampati al disastro.
Tramite Ermes, il suo messaggero, Zeus espresse la volontà di adempiere ai loro desideri più cari.
Deucalione dichiarò di desiderare dei compagni per rompere la solitudine. Zeus disse allora a entrambi di
gettare oltre le proprie spalle «le ossa della madre». Deucalione comprese che si trattava della TerraMadre, le cui ossa sono pietre. Velandosi il viso in segno di rispetto, Deucalione e Pirra raccolsero le ossapietre e le gettarono dietro le spalle senza voltarsi.
«Così in breve tempo, per volontà degli dei, le pietre lanciate dalla mano dell’uomo presero forma d’uomo,
e dalle pietre lanciate dalla donna nacque di nuovo la donna. E da allora siamo una razza resistente, a prova
di fatica, e mostriamo in modo probante da quale origine proveniamo».

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