IL RACCONTO DEI PROCI Odissea II vv 89-110

IL RACCONTO DEI PROCI Odissea II vv 89-110


È ormai il terzo anno e vien presto il quarto,
che illude il cuore nel petto degli Achei
e tutti ci spinge a sperare; promette a ciascuno,
mandando messaggi, ma la sua mente altro trama.
Ecco l’inganno che in cuore pensò:
quando ebbe ordito nelle sue stanze una gran tela, tesseva
un manto sottile, smisurato; allora ci disse:
“Giovani miei pretendenti, se morto è Odisseo glorioso,
aspettate, per quanto impazienti delle mie nozze, che questo manto
io finisca né mi si perdano al vento le fila,
lenzuolo di morte per il nobile Laerte, il giorno in cui Moira
crudele lo colga con una morte dolorosa:
che nessuna tra il popolo delle Achee mi rimproveri,
quando senza lenzuolo giacesse chi molto meritò”.
Così diceva e fu convinto il cuore nostro superbo.
Allora di giorno tesseva la gran tela,
ma di notte la disfaceva, seduta accanto alle fiaccole.
Così per tre anni tenne nascosto l’inganno e convinceva gli Achei.
Ma quando arrivò il quarto anno e le stagioni tornarono,
allora una donna, ben informata, lo rivelò
e noi la cogliemmo a disfare la magnifica tela.
Così la finì, pur non volendo, costretta.

(Odissea, II, vv. 89-110)

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