Il pensiero leopardiano

Il pensiero leopardiano

Uno dei nodi problematici che affronta Leopardi nelle sue opere è quello dell’infelicità umana. In un primo tempo egli ritiene che l’infelicità non dipende dalla natura, che anzi regala all’uomo illusioni che abbelliscono la vita e lo rendono capace di virtù. L’infelicità è frutto della civiltà umana e dunque della storia che ha distrutto le illusioni.

Successivamente Leopardi consolida un punto di vista materialistico. Alla luce di tale visione della vita, che rifiuta qualsiasi elemento spirituale, la causa dell’infelicità umana nasce nel rapporto tra la ricerca della felicità e l’impossibilità di raggiungerla. Secondo Leopardi ogni uomo desidera essere felice; tuttavia la felicità che egli desidera supera sempre quella che effettivamente si può conseguire. Deluso dalla realtà, l’uomo si rifugia nelle illusioni. In base a queste riflessioni, la natura, che in passato era stata da lui considerata una madre benevola, ora è vista come responsabile dell’infelicità umana, perché essa infonde negli uomini il bisogno di felicità, ma poi non mantiene le sue promesse, facendo così della vita un carico di delusioni, sofferenze e noia.

Possibile antidoto a ciò è la dimensione sociale, che lo porta a rifiutare e condannare il suicidio, che secondo Leopardi è un gesto di viltà e un errore perché provoca dolore in chi sopravvive, rendendo loro più insopportabile la vita. Gli uomini, invece, devono sforzarsi di soccorrersi vicendevolmente, secondo una nuova morale fondata sulla fraternità.

La poetica

Secondo Leopardi la poesia deve provocare nel lettore un effetto forte; essa infatti ha il compito di garantire un estremo appiglio al bisogno di illudersi, immaginare, fantasticare. In tal senso la poesia sul piano dell’espressione deve servirsi di specifiche tecniche, che tendono all’indeterminatezza e al vago, e deve ricorrere al ricordo, che è una forma di soddisfacimento del piacere.

Per lui, inoltre, la poesia svolge anche una funzione sociale: essa deve tener vivi quei modi di sentire caratteristici dell’uomo e ben sviluppati nel mondo antico (l’immaginazione, le virtù, la nobiltà d’animo, i valori), che rischiano invece di atrofizzarsi nel mondo moderno.