IL PENSIERO DI PIRANDELLO

IL PENSIERO DI PIRANDELLO


Il Pensiero

Il pensiero Pirandelliano si rifà al Decadentismo che segna la crisi del Positivismo e del pensiero scientifico che con la teoria della relatività di Einstein, contrapposta a quella di Galilei e Newton fondata sulla meccanicità e sulla prevedibilità dei fenomeni, ammette l’imprevedibilità e la relatività degli stessi.

Da qui nasce il rapporto che c’è tra vita e forma dal quale deriva il relativismo psicologico che si può svolgere in senso verticale (rapporto che si ha con se stessi e con il subconscio) e in senso orizzontale (rapporto che si ha con gli altri).

Il “Caso” fa nascere l’uomo in un determinato contesto sociale nel quale egli si inserisce calandosi in una forma e cercando di non uscire da schemi già prefissati che si accettano o per convenienza o per pigrizia, senza avere mai il coraggio di rifiutarli anche quando contrastano con la nostra natura.

A volte capita che sentimenti ed impulsi contrastino con la maschera che ci siamo imposti e nella quale ci sentiamo intrappolati. Nonostante questo conflitto interiore che ci provoca sofferenza, freniamo il nostro impeto e i nostri impulsi, sia per non urtare i pregiudizi della società, sia perché in questo mondo in continua mutazione, l’unico punto fermo resta comunque la nostra maschera.

Questo contrasto interiore, tra la maschera e il volto, ossia tra l’apparenza interiore e la realtà esteriore è il tema ricorrente di tutta l’opera di Pirandello e costituisce il motivo di fondo del “Fu Mattia Pascal”, il suo romanzo più famoso.

Quando l’uomo scopre il contrasto tra la forma e l’essere può avere, secondo Pirandello, tre reazioni diverse:

  • reazione passiva che è propria di quei soggetti più deboli che si rassegnano alla maschera o alla forma che li imprigiona;
  • ironico-umoristica che è propria di quei soggetti che non si rassegnano alla maschera ma nello stesso tempo, consci di essere intrappolati, manifestano un atteggiamento ironico, polemico e aggressivo, sorridendo contestualmente alla vita;
  • drammatica che è propria di quei soggetti che rendendosi conto di essere sopraffatti dall’esasperazione, non si rassegnano e non riescono a sorridere umoristicamente alla vita, pertanto decidono di farla finita;

Il disagio dell’uomo non deriva soltanto in senso orizzontale, ma anche e soprattutto dal mutare del suo spirito che, in questo modo, impedisce alla persona di conoscere se stesso, ossia non permette all’uomo di cristallizzarsi in una personalità definita. Proprio per questo è uno per quello che lui crede di essere ogni volta che muta la sua personalità; nessuno perché è in continuo mutamento; centomila perché le persone che lo vedono dall’esterno gli attribuiscono tante forme tutte diverse tra loro.

La frantumazione dell’individuo è il tema principale del romanzo-saggio “Uno nessuno e centomila”. Nel romanzo “Il fu Mattia Pascal” troviamo il relativismo psicologico in senso orizzontale mentre nel romanzo “Uno nessuno e centomila” il relativismo psicologico espresso è in senso verticale.

La visione del mondo e la poetica

La visione del mondo pirandelliana è basata sulla concezione vitalistica della realtà che è tutta vita in continuo movimento e trasformazione come un magma vulcanico dal quale tutto ciò che si stacca diventa una forma distinta che si irrigidisce, si rapprende, si coagula fino a morire.

Così è la vita dell’uomo; cerca di cristallizzarsi in una forma ben definita senza rendersi conto che quella realtà è solamente un’illusione.

Il novecento è il periodo nel quale si affermano tendenze spersonalizzanti della società come il capitale monopolistico che annulla l’iniziativa individuale, lo svilupparsi delle industrie e delle macchine che meccanicizzano l’esistenza dell’uomo riducendolo una rotella di un meccanismo.

Nell’opera pirandelliana troviamo il rifiuto delle forme della vita sociale, dei suoi istituti, dei ruoli che la stessa impone e un bisogno disperato di autenticità e spontaneità vitale.

Anche se la sua vita si svolse sul perbenismo esteriore, internamente era un anarchico, ribelle e sofferente per le convenzioni, le finzioni e le maschere che la vita sociale impone, irridendole e disgregandole nelle sue opere, soprattutto rivolgendosi alla società dell’Italia giolittiana e postbellica, criticando la condizione piccolo borghese, mentre nelle opere teatrali predilige ambienti alto borghesi.

L’ambiente familiare è causa principale della trappola e della forma perché è opprimente, pieno di odi, rancori, ipocrisie e menzogne che si mescolano alla vita degli affetti.

L’altra trappola è quella economica perché il piccolo borghese, nella condizione sociale e lavorativa, misera e stentata in cui si trova, fatta di lavori frustranti diretti da un’organizzazione gerarchica oppressiva, è un prigioniero.

La poetica dell’umorismo

La poetica dell’umorismo è il sentimento del contrario che nasce nello scrittore umorista dall’azione combinata di due forze (la ragione e il sentimento) e lo scrittore è poeta e critico allo stesso tempo.

L’azione combinata si ha quando la ragione, definita da Pirandello un piccolo demonio che ha il compito di penetrare nei veli che avvolgono la realtà, interviene per analizzare una situazione e o si ferma in superficie avvertendone il lato comico (avvertimento del contrario) o penetra in profondità per capirne le ragioni (sentimento del contrario). 

Pirandello per rappresentare questa teoria racconta di una donna anziana che si trucca e si veste come una giovinetta.

La prima reazione che si ha è quella di ridere perché la donna dovrebbe essere vestita al contrario, come una donna adulta, ma se poi la ragione penetra in profondità capisce che la signora molto probabilmente ha paura della  vecchiaia e in questo modo cerca di allontanarla provando pena per la situazione in cui si trova.

Vecchio e nuovo nel pensiero pirandelliano

Il pensiero pirandelliano riprende il motivo romantico dell’insoddisfazione e dell’inquietudine perenne dello spirito umano, accentuato dal Decadentismo, che lui rielabora e rappresenta in situazioni assurde che a volte si verificano realmente.

La società si è rassegnata all’insoddisfazione convincendosi che non esiste nessuna libertà e felicità assoluta, lui invece rappresenta lo stato d’animo di chi non accetta questa condizione facendone un dramma che potrebbe portarlo anche alla pazzia.

Il suo merito è quello di smascherare coloro che approfittano della forma nella quale si sono calati per tramare inganni e frodi a danno degli altri.

Con questo comportamento si accorse di infrangere i miti sui quali si reggeva la società civile. Le leggi, la religione, la famiglia, l’amore e la patria sono dei valori genuini e necessari ma ormai perduti.

Questo scetticismo e pessimismo sono la conseguenza del relativismo psicologico al quale Pirandello rimase sempre fedele