Il neoplatonismo

Il neoplatonismo


Numenio di Apamea rappresebta il ponte di congiunzione tra il medioplatonismo e il neoplatonismo. Colui che, però, pose i capisaldi del neoplatonismo fu Ammonio Sacca, che fondò una scuola ad Alessandria d’Egitto tra il II e il III secolo d. C.
Ammonio Sacca crebbe in una famiglia cristiana, ma, come ci testimonia Porfirio, passò al paganesimo a seguito dello studio della filosofia. Si contraddistinse per una vita restia alla mondanità, incentrata all’ascesi e allo studio, al di fuori di rapporti sociali e politici, in compagnia solo dei discepoli più stretti. Non mise per iscritto alcuna dottrina. Conseguentemente il suo pensiero ci rimane sconosciuto. Dovette essere, comunque, un intelletto fine. Ciò si evince da alcuni aneddoti, come quello che narra che Plotino, giunto in Alessandria, assistette alle lezioni dei filosofi più conosciuti del tempo. Di tutti questi, però, ne rimase deluso. Portato da Ammonio, Plotino, però, esclamò: “Questo è l’uomo che cercavo”. Porfirio, Vita di Plotino, capitolo III, in traduzione di Mario Casaglia in Enneadi di Plotino, a cura di M. Casaglia, Ch. Guidelli, A. Linguiti, F. Moriani, UTET, Torino 1997.
Plotino rimase all’interno della scuola di Ammonio Sacca per circa undici anni e il suo rapporto dovette essere simile a quello che Platone ebbe con Socrate. Sembra, infatti, che molte dottrine plotiniane siano riproposizioni del pensiero del maestro.
Nella scuola neoplatonica di Ammonio Sacca si contraddistinsero alcune personalità. Tra di esse, le più importanti furono quella di Erennio, Origene Pagano, Longino, oltre che, ovviamente, quella di Plotino.
Plotino stesso fondò una scuola a Roma nel 244 d.C.. I rappresentanti più importanti di essa furono Amelio e Porfirio (233 – 305). Quest’ultimo fondò un circolo di neoplatonici in Sicilia.
A Giamblico si deve la scuola di Siria. Essa venne creata dopo il 300 ed ebbe come personalità eminenti Teodoro di Asine, Dessipo e Sopatro di Apamea.
Edesio, allievo di Giamblico, fondò una scuola a Pergamo. Tra i massimi esponenti si ebbe Massimo, Crisanzio, Prisco, Eusebio di Mindo, Eunapio, l’imperatore Giuliano detto l’apostata e l’allievo di lui Sallustio. La scuola entrò in crisi e cessò di esistere subito dopo la morte dell’imperatore Giuliano.

Ad Alessandria venne fondata una seconda scuola neoplatonica in concomitanza di quella di Atene. Qui si ebbero Asclepio, Olimpiodoro, Elia, Davide e Stefano di Alessandria, Ipazia, Ermia e Giovanni Filopono.
Le scuole, pur condividendo le tematiche e le concezioni di base, si contraddistinguevano per gli indirizzi. Ed infatti, la scuola di Plotino non innestò la propria filosofia con credi religiosi, né cedette, se non in alcuni casi, a pratiche magico – teurgiche. Al contrario, le scuole di Giamblico e di Atene mescolarono il pensiero filosofico con quello mistico – religioso. In molti casi, il neoplatonismo offriva una difesa ed una apologia alla religione pagana politeista. In tal senso, le pratiche cultuali divenivano completamento della filosofia.
La scuola di Alessandria si distinse per il carattere erudito, di sintesi e spiegazione delle dottrine e delle concezioni neoplatoniche. La scuola di Pergamo, infine, ebbe una prevalenza mistica – religiosa, a discapito della pura speculazione.
Plutarco di Atene fondò una scuola neoplatonica ad Atene alla fine del IV secolo d.C.. Tra i suoi membri si ebbe Isidoro, Damascio, Prisciano, Simplicio, Domnino e, la personalità più illustre, Proclo. La scuola venne chiusa nel 529 d.C. per volere di Giustiniano mediante un editto. Per l’importanza che riveste, ne riportiamo uno stralcio:
“Noi proibiamo che venga insegnata ogni dottrina da parte di coloro che sono affetti dalla pazzia degli empi Pagani. Perciò nessun Pagano simuli di istruire coloro che sventuratamente li frequentano, mentre, in realtà, egli non fa altro che corrompere le anime dei discepoli. Inoltre, che egli non riceva sovvenzioni pubbliche, poiché non ha nessun diritto proveniente da divine scritture o da editti statali per ottenere licenza di cose di questo genere. Se qualcuno, qui (ossia a Costantinopoli) o nelle provincie, risulterà colpevole di questo reato e non si affretterà a ritornare in seno alla nostra santa Chiesa, insieme alla sua famiglia, ossia insieme alla moglie e ai figli, cadrà sotto le suddette sanzioni, le loro proprietà verranno confiscate ed essi stessi verranno mandati in esilio”.
(Giovanni Reale, Vita e Pensiero, V&P Università, Milano, 2001, pag. 299)
Il provvedimento di Giustiniano non fece altro che accelerare un processo di profonda crisi della filosofia antico – pagana. Profonda crisi che, ovviamente, coincideva con la dirittura di arrivo del mondo politeista e con l’affermazione della Cristianità.