IL NATURALISMO

IL NATURALISMO

IL NATURALISMO


Naturalismo è una corrente di opinione, nata in Francia durante la grande rivoluzione industriale, per l’influenza del pensiero scientifico e filosofico del Positivismo e delle nuove ideologie politiche e sociali. In molti paesi si diffusero alcuni dei suoi spunti concettuali, che fecero da punto di partenza per esperienze tipiche di ogni nazione: ad esempio il Verismo in Italia. Il maggiore rappresentante del Naturalismo fu É mile Zola, il quale si vantava di avere adottato nello scrivere gli stessi metodi di indagine degli scienziati. Anche il romanzo deve scoprire i nessi di causa ed effetto che spiegano i fenomeni umani e sociali. La grande molla che spinge l’uomo ad agire in vista del progresso suo e della società è il bisogno. Il romanziere deve avere rispetto alla materia del suo scritto lo stesso atteggiamento dello scienziato rispetto ai fenomeni che studia. L’impersonalità , l’assenza di interventi diretti dello scrittore nell’opera, è la garanzia che si stanno dando al pubblico dei quadri di vita reale e non dei parti della soggettiva fantasia del romanziere. Il Naturalismo è forse soprattutto una reazione al romanticismo idealistico, la stessa che provocò il realismo e il Parnassianesimo. È anche evidente il legame tra Naturalismo e Positivismo. I romanzieri del Naturalismo sono estremamente fiduciosi nelle possibilità della scienza come creatrice di progresso e ripudiano il romanticismo inteso come fuga dalla realtà. Rifiutano la metafisica in nome di una visione materialistica del mondo e, oltrepassando anche le posizioni del Naturalismo classico, si spingono a studiare clinicamente i problemi umani nella loro evoluzione, avvalendosi di rigorose misurazioni su dati forniti dalla realtà. I Naturalisti abbandonano una idea dell’arte limitata al bello, all’armonico, all’ideale e non si arrestano davanti agli aspetti meno poetici del reale, alle situazioni sordide e volgari. Corrispondentemente, il loro linguaggio è estremamente realistico. La dottrina, o piuttosto i dogmi del Naturalismo, furono più volte esposti da Zola, il maestro indiscusso: ad esempio ne Il romanzo sperimentale (1880), e in I romanzieri naturalisti (1881). Precursori del Naturalismo si possono considerare Balzac, Champfleury, Duranty, Flaubert. Tra il 1880 e il 1890 si ebbe in Francia il trionfo del Naturalismo: vi aderirono i fratelli Gouncourt, Daudet, Jules Renard, efinanche Huysmans, che collaborò alla raccolta-manifesto promossa da Zola, Le Serate di Médan. In Italia il Naturalismo attecchì col nome di Verismo e rinunciò quasi subito a quel distacco scientifico che avrebbe dovuto essere la caratteristica fondamentale della corrente.

Origine del termine naturalismo

Il termine “naturalismo”, prima di essere riferito al movimento letterario, che assume come principio la realtà “sperimentale” della scienza della natura, usato in Inghilterra fin dalla metà del Seicento per indicare la credenza fondata sulla sola ragione umana. La sua comparsa in Francia avvenne agli inizi del Settecento, per designare “l’interpretazione mitologica dei fatti della natura” e verso la metà del secolo, assume il significato di “sistema in cui si attribuisca tutto alla natura come principio primo”. L’uso di naturalismo comunemente attribuito al termine si ha nel 1857 quando il critico d’arte Castagnary, nel trattare i caratteri artistici di Courbet (vedi Courbet e il realismo) lo definisce un “pittore che tratta natura con realismo”. Questo binomio natura/realismo anticipa il naturalismo introdotto l’anno dopo da Hippolyte Taine come “scuola letteraria che si propone di dare una rappresentazione realistica della natura”.


Naturalismo: un mosaico di riflessioni

Al di là della formulazione che può apparire univoca, il naturalismo non si presenta come un originale sistema dottrinario, ma piuttosto come un mosaico di riflessioni e spunti individuali tendenti gradualmente a comporsi in un’essenziale unità. L’estetica naturalista è in realtà il momento culminante del processo di formazione di un’idea dell’arte in cui si coagulano elementi del pensiero filosofico e scientifico del tempo. Spesso si rischia di cadere nell’equivoco di valutare l’estetica naturalista in senso unilaterale o di estrapolare oltre misura il significato della lezione di Balzac e Flaubert (considerati modelli ai quali i naturalisti fanno riferimento) riconducendo diverse e perfino contraddittorie ipotesi sotto l’onnicomprensivo segno del realismo. La mancanza di una linea univoca dalla quale si riconosce il “marchio di fabbrica” del movimento, provoca sul piano artistico la difficoltà di ricondurre le opere dei naturalisti in un alveo estetico e letterario comune. La sostanziale incapacità del gruppo di coaugularsi e di procedere su una strada comune si manifesta in incrinatura e segni di disaffezione all’interno del gruppo e dei suoi seguaci che porta alla “morte” del Naturalismo.


Naturalismo e positivismo

Il Naturalismo francese si afferma in Francia negli anni ’70. Il retroterra culturale e filosofico delNaturalismo è il Positivismo, movimento di pensiero diffusosi a partire dalla seconda metà dell’Ottocento ed è espressione ideologica della nuova organizzazione industriale della società borghese. Infatti, il Positivismo è caratterizzato dal rifiuto di una visione religiosa, metafisica o idealistica; dalla convinzione che il reale sia regolato da forze meccaniche. Il positivista crede solo nei fatti dimostrabili scientificamente e vede nella scienza l’unico strumento in grado di spiegare e dominare la realtà.


La concezione di Taine

Il Movimento naturalista trae i fondamenti teorici da Hippolyte Taine. Egli s’ispira ad un rigoroso determinismo materialistico affermando che i fenomeni spirituali sono prodotti della fisiologia umana e determinati dall’ambiente fisico in cui l’uomo vive. Taine applica tali concezioni alla letteratura, la quale ha il compito di analizzare scientificamente la realtà, sulla base del principio dell’influenza della “razza”, “ambiente” e “momento storico”. I modelli letterari cui la scuola naturalista fa riferimento sono quelli degli anni ’50 e ’60: Balzac, (proposto da Taine) il quale nei suoi romanzi ricostruisce un mondo sociale omologo a quello esistente come un analista di ambienti sociali e un “anatomista” di caratteri umani. Importante, per la sua teoria dell’impersonalità, è Flaubert. Egli nei suoi romanzi rappresenta la stupidità borghese e quella dei suoi miti. Ed infine i fratelli Gouncourt che sotto l’influsso del Taine costruiscono i loro romanzi (tra i quali Nel ’18, 1851, Renée Maupetin, 1864, Germinia Lacerteux, 1869) come una descrizione “clinica” della vita degli uomini nella società. Essi si basano su una documentazione minuziosa e diretta degli ambienti sociali rappresentati e per l’attenzione ceti inferiori, a fenomeni di degradazione umana e a casi patologici.


Il romanzo sperimentale

Le esigenze di trasformare in uno strumento scientifico il romanzo e di rappresentare la realtà in tutte le sue forme, anche quelle più crude, sono riprese da Émile Zola. Lo scrittore che dà una sistemazione alle teorie naturaliste e riassume nella sua opera il movimento. Le concezioni che stanno alla base della narrativa zoliana si trovano nel volume Il romanzo sperimentale del 1880. Zola sostiene che il metodo sperimentale delle scienze deve essere applicato anche alla sfera “spirituale”, agli atti intellettuali e passionali dell’uomo. La letteratura e la filosofia quindi, devono adottare il metodo sperimentale. Il presupposto di tali teorie è la convinzione che anche le qualità “spirituali” sono un dato di natura come quelle fisiche e che le leggi fisse, deterministiche reggono il funzionamento del corpo umano così come il pensiero e i sentimenti. Zola sostiene che la scienza non ha trovato tutte le leggi che regolano il passionale e l’intellettuale dell’uomo, ma due principi si possono affermare: l’eredità biologica e il flusso esercitato dall’ambiente sociale. La conclusione cui approda è che, come la scienza sperimentale è far sì che l’uomo diventi padrone dei fenomeni per dominarli, così anche il fine del romanzo sperimentale è impadronirsi dei meccanismi psicologici per poi poterli dirigere. Quando si possederanno le leggi generali dell’agire umano, si dovrà solo operare sugli individui e sugli ambienti per migliorare le condizioni della società. Il romanziere ha un fine importantissimo: aiutare le scienze politiche ed economiche nel regolare la società eliminando le sue storture e fornendo ai legislatori e ai politici gli strumenti per dirigere i fenomeni sociali. Quest’impegno sociale politico si può svolgere solo in un regime repubblicano e democratico che utilizza gli strumenti delle scienze moderne per realizzare il progresso e il benessere degli uomini. Zola vuole dare un quadro completo della società francese in tutti i suoi strati sociali, nei suoi ambienti caratteristici, mondani e aristocratici, politici, artistici e letterari, nel mondo del teatro e del giornalismo ecc. Per fare ciò lo scrittore si documenta studiando di persona gli ambienti, raccogliendo molti documenti e testimonianze dirette. Tali materiali sono utilizzati in descrizioni insistite e frequenti come quelle dedicate al lavoro dei minatori in Germinal, ricche di molti dettagli che rivelano l’intento “documentario” dello scrittore. In questi romanzi l’atteggiamento ideologico di Zola è progressista, da un lato polemico verso la corruzione e l’aviditàdei ceti dirigenti e verso l’ottusità della piccola borghesia riproducendoli con crudezza, dall’altro pieno d’interesse per i ceti subalterni, operai, artigiani, contadini, di cui sono denunciate con vigore le condizioni subalterne di vita. Oltre agli intenti sociali e politici, Zola ha anche un intento scientifico che è espresso con particolare chiarezza nella prefazione ai Rougon-Macquart. Il principio di interpretazione delle vicende dei personaggi è la legge dell’ereditarietà: I Rougon- Macquart “fisicamente sono la lenta successione degli accidenti nevrotici e sanguigni che si manifestano in una razza, in seguito ad una prima lesione organica, e che determinano, secondo gli ambienti in ciascuno degli individui di tale razza, i sentimenti, i desideri, le passioni, tutte le manifestazioni umane, naturali ed istintive, i cui prodotti prendono i nomi convenzionali di “virtù” edi “vizi”. Perciò, grazie a quest’intento scientifico e medico, al centro dei romanzi stanno casi patologici.


Naturalismo nell’arte dell’impressionismo

Il termine impressionismo è usato per sottolineare che noi percepiamo la realtà attraverso “impressioni” di forme, di luci, di colori, impressioni diverse dall’uno all’altro osservatore. Il punto di partenza degli impressionisti è la resa della realtà, non di una parte più significativa di altre. Questa resa della realtà ha talvolta qualificato gli impressionisti come “realisti”. Un critico, fin dal 1863, preferì chiamarli “naturalisti” e il termine venne ripreso da Zola. Le due parole, “realismo” e “naturalismo”, spesso si identificano. Tuttavia nel naturalismo è possibile cogliere una sfumatura che lo distingue dal realismo come polemica sociale, ossia il fatto che il naturalismo esprime la vitain tutte le forme, quelle della natura e quelle create dall’uomo, integrandole insieme a un tutto unitario, senza sottintesi sociali. Allo stesso modo i naturalisti rendono la realtà così come la vedono e non si limitano a rappresentarla naturalmente ma la comprendono tutta, anche quella umana e cittadina. Poiché noi viviamo in mezzo alla realtà e stabiliamo con esso un contatto quotidiano, ogni suo aspetto, anche quello più banale, fa parte di noi stessi ed è quindi passibile di essere dipinto. Da qui trae origine l’indifferenza al tema; qualunque soggetto sia trattato, esso vive solo per la vita che gli dà l’artista. Scrive Zola che l’artista “esiste di per sé e non per i soggetti che sceglie; […] non è l’albero, il volto, la scena rappresentati che mi commuovono, è l’uomo che trovo nell’opera”; La modernità degli impressionisti è nel modo diverso di affrontare il problema del rapporto con la realtà. Essi capiscono che noi non percepiamo la realtà per frammenti isolati, definiti, immobilizzati, ma la sentiamo nella sua totalità e continuità. Nella riproduzione pittorica dunque nulla può essere definito, e numerato come in un elenco, ma la realtà dovrà essere resa nella sua globalità come noi la percepiamo. Riferendosi ad una “natura morta” composta da grappoli d’uva e da un salmone, rappresentati davanti ad una parete tappezzata a strisce, Manet diceva ad una sua allieva: “Non stia tanto a guardare lo sfondo. Pensi soprattutto ai valori. Quando la guarda e soprattutto quando pensa a renderla come la sente, ossia in modo da provocare nel pubblico la stessa impressione che provoca in lei, le righe della tappezzeria non le vede […] E quando guarda tutto l’insieme non si sogna di contare quante sono le scaglie del salmone […] Le vede come piccole perle argentate contro il grigio e il rosa […] E l’uva! Vuol contare gli acini? Certamente no.Quello che colpisce è il tono d’ambra chiara e la polvere che modella le forme […] “. Il passo citato è estremamente significativo. Il nostro occhio si sofferma su ogni dettaglio, ma la ragione, trascurando il superfluo e cogliendo solo “l’impressione” generale, opera una sintesi, comprende la realtà nella sua sostanza. Di un grappolo d’uva , dice Manet, noi sentiamo l’essenza, costituita dagli acini, ma non sapremo certo dire quanti sono; e ne vediamo le forme attraverso il colore e le sue variazioni a seconda della posizione rispetto alla luce. La luce è l’elemento indispensabile per la visione, che colpendo gli oggetti, viene parzialmente assorbita o respinta, scomponendosi nei vari colori che si mescolano o accostano tra loro. Tutto ciò che noi vediamo è luce e colore, l’uno e l’altro cangianti continuamente. Lo studio accurato dedicato alla luce e al colore è molto sentito in Manet, in particolar modo nell’Olimpia che è decisamente criticato dall’arte accademica per la modellazione coloristica. Indipendentemente dal soggetto, ogni particolare ha un suo preciso valore cromatico, collocandosi in rapporto con gli altri e con l’insieme: il fiocco rosa sui capelli, il nastrino nero al collo, il braccialetto dorato, il mazzo di fiori variopinti, le scarpette, persino il gatto nero eccitato, si concatenano armonicamente con le più vaste pezzature cromatiche dei lenzuoli e dei cuscini bianchi, della sovraccoperta di Seta giallo chiaro ornata di nappe e di fiorellini, del bel corpo ombrato della donna nuda, della veste rosa della negra; questi colori, senza passaggi chiaroscurali, sono resi più luminosi dal contrasto con il fondo scuro.


Naturalismo nell’arte di Cézanne

(Zola e Cézanne) Il naturalismo è ripreso per certi aspetti anche nell’arte del post-Impressionismo. Infatti in corrispondenza con ciò che sostiene Zola per quanto riguarda il fine del romanzo sperimentale, che ha il compito di impadronirsi dei meccanismi psicologici per poi poterli dirigere, si pone l’Impressionismo di Cézanne il quale non vuole riprodurre l’apparenza della natura ma coglierne la sostanza: “La trasposizione che il pittore compie, in una sua ottica particolare, dà allanatura riprodotta un nuovo interesse” dice egli stesso “non è una piatta imitazione”. “dipingere non significa copiare servilmente, ma impossessarsi di un’armonia tra vari rapporti”. Secondo Cézanne le sensazioni ossia le impressioni sono il modo personale del pittore di vedere la natura, di comprenderla, ossia di impadronirsene. La sintesi di queste sensazioni è considerata la sostanza delle cose: il quadro è il momento terminale dell’elaborazione della realtà operata dal pittore. Cézanne ritiene di trovare la sintesi tra i vari aspetti della natura nella forma geometrica: quando afferma che bisogna “trattare la natura per mezzo del cilindro, della sfera del cono, il tutto messo in prospettiva” intende che vuole superare la superficialità dell’occhiata gettata a caso sulla natura, per esprimere il significato che acquista la somma delle sensazioni diventate comprensione della natura e perciò durevole nella nostra coscienza come la forma geometrica: “la nostra arte deve comunicare il brivido della sua durata”. Questo rigore stilistico si può notare nel quadro I giocatori di carte; dove i giocatori seduti ai lati di un tavolino sono coordinati l’uno rispetto all’altro mediante la convergenza delle mani verso il centro, indicato dalla bottiglia di vino. Vi è un rapporto reciproco di forma quello di sinistra appoggiato allo schienale della sedia durante l’attesa del gioco del collega, è più geometrizzato: busto, braccia, cappello sono volumi; più mosso l’altro nell’atteggiamento, nella camicia, nel cappellino perché proteso nella decisione della scelta della carta da gettare. Tutto è calcolato, tutto è equilibrato, in modo da raggiungere la calma sovrana di chi è riuscito a dominare con la forza della ragione l’accavallarsi delle sensazioni.


Verismo di Verga

Il verismo nasce da una meditazione del naturalismo francese, specialmente di Flaubert. Si vuole operare una riproduzione del reale nelle sue caratteristiche oggettive, positive. Il romanzo può essere non solo uno strumento di evasione, ma anche una possibilità di analisi scientifica della realtà. Principi della nuova poetica: 1) Eclissi dell’autore, narrazione impersonale. La coesione di ogni parte del romanzo deve essere completa, in modo tale che “la mano dell’artista rimarrà assolutamente invisibile … l’ sembrerà essersi fatta da sé”, senza mostrare più alcuna traccia del peccato d’origine (la soggettività dell’autore) (L’amante di Gramigna) Non è qui originale, anche Zola diceva le stesse cose. La rappresentazione dei fatti non viene accompagnata da un giudizio morale o da un commento psicologico: il documento parla da sé. “Chi osserva questo spettacolo non ha il diritto di giudicarlo; è già molto se riesce a trarsi un istante fuori dal campo della lotta per studiarla senza passione, e rendere la scena coi colori adatti, tale da dare la rappresentazione della realtà com’è stata o come avrebbe dovuto essere” (prefazione ai Malavoglia).


a) La tecnica narrativa del coro popolare applica questa intenzione. Un fatto è presentato attraverso il chiacchiericcio. Ad esempio si può portare il racconto della morte di Bastianazzo. Non c’è una riga che descriva il naufragio ma “ne parlano”, si capisce per il fatto che la notizia è circolata in paese. L’autore si concepisce come scrivano pubblico che registra le voci del paese, cui è affidata la funzione narrativa, il giudizio, l’interpretazione dei fatti. L’analisi psicologica dei personaggi emerge dalla struttura stessa della vicenda. “Il lettore deve vedere il personaggio, l’uomo qual è, dov’è, come pensa, cosa sente dalle sue parole e dal modo di soffiarsi il naso.”


b) Un’altra innovativa tecnica narrativa è il discorso vissuto, caratteristico del romanzo moderno. Il narratore dissimula la propria presenza e dà la parola indirettamente ai personaggi, “inserendo nel racconto, come parte integrante di esso frammenti del discorso” (Terracini). Il discorso è mantenuto alla terza persona (= indiretto), non vi sono le didascalie introduttive (= discorso indiretto, oggettivo), ma la parola è data direttamente ai personaggi, senza verbi dichiarativi e proposizioni subordinate e mantenendo il sapore, e l’immediatezza delle costruzioni del parlato (= discorso diretto). b) realismo, si vuole dare “un documento umano. L’adesione alla realtà va ottenuta mediante uno studio effettuato con “scrupolo scientifico” del “fatto umano”. Questo avrà l’efficacia dell’ “essere stato”, dell’essere “vero”. L’idolatria del fatto è anche una reazione al sentimentalismo del tardo romanticismo. Se l’opera è frutto di creazione, comunque non si deve contraddire l’osservazione della realtà: “avresti potuto trovare in un paese della Sicilia …” Lo scrittore presenta a concatenazione psicologica dei fatti. Il dramma dell’interiorità va rappresentato nella sua logica oggettiva, nel suo “legame oscuro tra causa ed effetti”, sacrificando la teatralità dell’ “effetto della catastrofe” (vedi Prefazione a L’amante di Gramigna). Analisi oggettiva e racconto impersonale non impediscono la partecipazione. Il narratore non si intromette.


c) descrizione di personaggi non eroici. Verga sceglie una via di realismo sociale alla Zola. Il romanzo scientifico trova negli umili i suoi esperimenti più interessanti e anche più chiari: negli umili si rivelano senza ipocrisie le leggi della vita.


d) “Artificio della regressione. Lo scrittore assume un punto di vista interno a fatti e personaggi e sembra rinunciare al suo metro di giudizio. Così in Rosso Malpelo, il racconto assume il punto di vista della gente della cava: aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo. Oppure,”bell’affare di Mastro Bestia”, è stato stupido, quella morte se l’è voluta. Poi è assunto il punto divista e l’espressione di Rosso, il ragazzo emarginato che ne è il protagonista. Così nei Malavoglia fa propria la scala dei valori degli abitanti di Aci Trezza. Oppure assume la prospettiva degli abitanti della Casa del Nespolo. Quando Padron ‘Ntoni si ammala, i due nipoti rimasti non lo vogliono portare all’ospedale. Ospedale è per la gente di paese uguale a ospizio, un luogo dove per carità si assiste chi non può essere assistito in casa. Vi sono ragioni umane profonde per tenere il patriarca in casa, ma gli abitanti del paese giudicano i giovani pazzi e superbi, perché non possono permettersi di sfamare una bocca inutile. Le poetiche naturaliste incontrano un’aporia di fondo. L’oggettività è presunta e la visione del narratore emerge comunque attraverso la rappresentazione della realtà e il commento dei protagonisti. Alla fine, non si può avere simpatia per Zio Crocifisso e antipatia per Padron ‘Ntoni).


e) Lingua e stile sono essenziali, popolari, corrispondenti al livello di cultura e di sensibilità dei protagonisti. Per Verga la lingua dev’essere aderente al soggetto, asciutta come è quella del popolo, non mediata dalla tradizione culturale. La scelta non cade né sul dialetto, né sulla sua italianizzazione: lo scrittore inventa una lingua popolare ma poetica che riecheggia nella sintassi e nel lessico le forme e la vivacità del parlato ma non coincide con esso. Il lessico è povero, ripetitivo, concreto. Si fa un uso frequente di: similitudini tratte dal mondo rurale siciliano; soprannomi pittoreschi; ricorso a proverbi e sentenze che esprimono la fissità di una concezione del mondo arcaica (es. “russu è malu pilu”). Russo: un impasto linguistico singolarissimo, “che non è l’italiano e nemmeno il suo dialetto siciliano”, un “linguaggio poetico” che è la “trasfigurazione della lingua nativa”. La sintassi rispecchia modi e ritmi del pensiero popolare: prevale la paratassi, periodi brevi, cadenze del parlato, usi dialettali.


f) Visione della vita La vita è lotta per la sopravvivenza. Verga accetta la visione del Naturalismo, per la quale il bisogno dell’uomo è il motore del progresso sociale. Solo che a lui interessa la ricaduta del progresso in sofferenze individuali, il costo che subisce chi resta per via. Per questo approda a un pessimismo molto diverso rispetto all’ottimismo di un Zola. I vincitori di oggi saranno i vinti di domani. Verga vede “un mondo senza luce, governato … da leggi ferree, non meno implacabili del fato degli antichi greci” (Salinari) “Solo l’osservatore, travolto anch’esso dalla fiumana, guardandosi attorno, ha diritto di interessarsi ai deboli che restano per via, ai fiacchi che si lasciano sorpassare dall’onda per finire più presto, ai vinti che levano le braccia disperate, e piegano il capo sotto il piede brutale dei sopravvenenti, i vincitori d’oggi, affrettati anch’essi, avidi anch’essi di arrivare, e che saranno sorpassati domani.


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