IL MOSAICO

IL MOSAICO

Il MOSAICO è un’opera artistica realizzata grazie all’ausilio di piccole tessere, di diversa natura e di diverso colore. Il termine forse deriva dal greco musaikòn, “opera paziente degna delle Muse”. In latino veniva chiamato opus musivum, cioè “opera delle Muse” in quanto i Romani avevano l’abitudine di decorare le pareti delle grotticelle (dedicate a Ninfe e Muse) presenti nei giardini, con sassi e conchiglie.
Il mosaico con ciottoli e cocci nacque con intenti pratici: ricoprire e proteggere dall’usura muri e pavimenti (i Sumeri lo utilizzarono già a partire dal 3000 a.C, i Minoici crearono una pavimentazione a ciottoli tondeggianti). In Grecia arrivò nel V sec a.C, esprimendosi in motivi naturalistici (animali, scene di caccia, paesaggi nilotici, episodi della mitologia). Nel IV sec a.C. i ciottoli (tondi e quindi difficili da giustapporre) vennero sostituiti da piccoli pezzi di marmo e altre pietre, dalle forme più regolari, che permettevano una maggiore precisione nella realizzazione, fino a che, nel III secolo a.C. si arrivò all’introduzione delle tessere tagliate.
I primi mosaici a tessere nell’antica Roma si datano attorno alla fine del III secolo a.C. ed erano realizzati da maestranze greche che seguivano tecniche, motivi decorativi e policromia, tipici ellenistici.
Il mosaico a Roma inizialmente conservò le caratteristiche estetiche dei tappeti: una piccola scena figurativa posta al centro del pavimento. La crisi dell’Impero del II sec d.C. si avvertì anche in questo campo: si privilegiò un nuovo linguaggio formale, più vicino all’astrazione, con un uso ridotto del colore: quindi i motivi naturalistici subirono la concorrenza di quelli geometrici, fitomorfi e decorativi stilizzati (come losanghe, rombi, trecce). I mosaici policromi di derivazione ellenistica diventarono perciò più rari e si trovarono soprattutto nelle province, specialmente in Africa.
Spesso il soggetto del mosaico dipendeva dal posto in cui esso era posto: scene mitologiche nei templi, motivi marini nelle terme, atleti e venationes nelle palestre, scene di teatro, con attori e maschere nei ginnasi, nature morte (come i resti di banchetti) o scene dionisiache nei triclini, cani nei vestiboli, soggetti erotici nelle camere nuziali.
Il mosaico parietale si sviluppò dopo quello pavimentale: nacque alla fine della Repubblica, nelle Grotte delle Muse: esse erano, come già detto, delle costruzioni scavate nella roccia, interrate o artificiali, dove l’elemento principale era una sorgente o una fontana: si rendeva perciò necessario un rivestimento resistente all’umidità anche sulle pareti. I motivi decorativi erano gli stessi di quelli presenti nei mosaici pavimentali. Questo tipo di mosaico permetteva un maggiore uso di tessere di pasta vitrea in quanto meno soggetto all’usura rispetto al mosaico sul pavimento.

MATERIALI PER LA REALIZZARE LE TESSERE

• Ciottoli/pietre: le tessere lapidee venivano utilizzate prevalentemente nei mosaici pavimentali per la loro resistenza all’usura e perché potevano essere levigate e lucidate. Le pietre più usate nei mosaici erano i calcari, facili da lavorare e dalle mille colorazioni (si usavano prevalentemente in ambienti chiusi e coperti perché gli agenti atmosferici alteravano il colore: il nero diventava grigio e il rosso diventava giallo) insieme a graniti, porfidi, alabastri e marmi. Talvolta le pietre erano esposte alla fiamma per renderle più resistenti e per ottenere sfumature diverse di colore.
• Pasta di vetro: era principalmente usata nei mosaici parietali, perché più fragile, più appariscente, più brillante rispetto agli altri materiali. I colori principali erano: rosso, giallo, verde, blu, viola e nero.
• Ceramica smaltata: veniva impiegata per risparmiare sul costo del materiale e per ottenere colori che la natura non offriva. Si producevano perciò smalti o si cuoceva l’argilla fino a vetrificazione, per ottenere il rosso.
• Oro e argento: tra due sottili strati di pasta vitrea, si inseriva una foglia di oro o di argento che conferiva luminosità al mosaico.

I SUPPORTI E LE COLLE 

I supporti sono quei materiali sui quali il mosaico poggia. Il più diffuso, per la sua economicità e per la sua adattabilità, era il calcestruzzo Si possono anche trovare altri supporti, come il legno (reso impermeabile dall’immersione nell’olio bollente) e il vetro. Come collante, per far aderire meglio le tessere, si usavano le colle. I Romani usavano fissare le tessere con la cera, il bitume, la resina, il gesso mischiato a sabbia e polvere di marmo, ma soprattutto con la malta poiché applicabile su tutte le superfici.

LA BASE

In Grecia si usava scavare il suolo, nel quale era poi posto uno strato di cementante con ciottoli e schegge di pietra e un successivo strato ben livellato di calce, sabbia e cenere sul quale era poggiato il mosaico.
I Romani livellavano la superficie e compattavano il suolo, entro il quale stendevano due strati compressi di ciottoli, pozzolana e schegge di cocciopesto. Il mosaico aderiva, grazie alla malta, ad un sottile strato di calce, pozzolana, polvere di marmo e cocciopesto.

MESSA IN OPERA DEL MOSAICO

Esistevano 2 metodi diversi:
 Il metodo diretto: era il più semplice e il più rapido: si faceva uno schizzo del motivo sul supporto e poi si procedeva a stendere le tessere dall’esterno verso l’interno, se il mosaico era pavimentale; nel caso di una parete, invece, dalla parte più in alto verso il basso.
 Il metodo indiretto: si attaccavano le tessere alla rovescia su un supporto provvisorio, formando così il motivo desiderato e poi si trasferiva tutto sul supporto definitivo.
Una categoria a se stante era quella degli emblèmata: erano mosaici su supporto autoportante, realizzati su lastre di pietra, legno, rame o terracotta, inserite successivamente nelle superfici da decorare.

INSERIMENTO DELLE TESSERE

Le tessere vengono tagliate alla misura desiderata con l’ausilio della martellina e del tagliolo, oppure con una pinza speciale, quindi inserite nel legante per circa 2/3 del loro spessore