IL MONACO BEDA

IL MONACO BEDA

IL MONACO BEDA


Dopo la morte dell’imperatore d’Oriente Giustiniano, avvenuta attorno all’A.D. 565, l’Occidente cadde, sostanzialmente, in una condizione assai vicina all’anarchia. Gli ultimi resti di un’autorità centrale, erano in pratica rappresentati, solo ed esclusivamente, dalla Chiesa.

Ormai, l’Occidente, era una terra desolata, sia dal punto di vistapolitico, che da quello intellettuale.

Ciò nonostante, un piccolo gruppo di monaci e studiosi, continuò a mantenere viva la scintilla della conoscenza ed il meccanismo del calendario.

Una delle più brillanti luci di quest’epoca buia, fu un uomo che non visse a Roma, ma in Inghilterra.

Si tratta del monaco britannico Beda (A.D. 672-735).

Fu fra i pochi, se non l’unico, ad occuparsi, nel Medioevo, del calcolo del tempo.

Beda fu autore di circa sessanta opere, relative: alla Bibbia, alla geografia, alla storia, alla matematica, e al calendario.

Ideò il termine calculator, per descrivere un uomo dedito al calcolo del tempo.

Per imparare e studiare, si avvalse delle biblioteche presenti nei due monasteri in cui egli visse e insegnò.

Le due biblioteche, furono approntate, da uno dei fondatori dei due monasteri, il monacoBenedict Biscop (A.D. 628-690).

Benedict compì cinque viaggi a Roma, dai quali riportò una grande quantità di libri, alcuni calendari, e quasi certamente le tabelle, ed i calcoli di Dionigi il Piccolo.

In quanto insegnante e praticante del computus, Beda, nell’A.D. 703, scrisse, ad uso dei suoi studenti, il Liber de temporibus, e, nel quale, confermava il sistema di Dionigi per la determinazione della Pasqua, oltre che l’utilizzo del suo anno Domini.

Nell’A.D. 725 scrisse anche una versione più lunga, ovvero l’opera dal titolo De temporum ratione, e, nella quale, calcolava la ricorrenza della Pasqua, fino all’A.D. 1063.

Si tratta di un testo ritrovato in più di un centinaio di biblioteche, e di collezioni di manoscritti mediovali, in tutta Europa, a testimonianza della sua grandissima popolarità.

Nel De temporum ratione, fra l’altro, Beda forniva il modo di contare fino a un milione, utilizzando le proprie dita, per padroneggiare i numeri greci e romani. Spiegava anche le divisioni del tempo, seguendo, dall’unità più piccola a quella più grande, la lista di Isidoro di Sivigna: momenti, ore, giorni, mesi, anni, secoli, età. E, ricordava pure, di utilizzare il sistema delle ventiquattro ore, dato che esso veniva quasi ignorato nella vita quotidiana.

Isidoro di Siviglia (A.D. 560-636) fu l’unico altro uomo di spicco che, in quest’epoca, si sia applicato al calcolo del tempo. Fu un ecclesiastico che visse in Spagna. Lo si ricorda per la compilazione diuna grande enciclopedia, una sorta di summa della conoscenza dell’epoca, e per aver descritto i fondamenti dell’astronomia, del computus, e del ciclo della Pasqua.

Nell’A.D. 731 Beda pubblicò il libro dal titolo Historia Ecclesiastica Gentis Anglorum.

E, in quel libro, scelse di datare gli eventi, utilizzando il sistema di Dionigi il Piccolo, quello dell’anno Domini.

Era la prima volta che ciò accadeva nell’ambito di un’opera importante, e così ampiamente letta.

Prima di Beda, gli storici erano soliti datare gli avvenimenti, in base agli anni di regno, di re e imperatori. Oppure, come Erodoto (270-329 A.U.C.), semplicemente, collezionavano storieapprossimativamente in ordine cronologico.

Scrisse un martirologio, ossia un libro, in cui ad ogni giorno corrispondeva un santo, con la descrizione della sua esistenza. E scelse il sistema, che poi prese il nome del dies mensis, assegnando, cioè, ai giorni del mese, la sequenza: primo (1°), secondo (2°), e così via (3°, 4°, ….), invece di quello basato su calende, none e idi.

Ma Beda sapeva anche qualcosa che quasi tutti, all’epoca, ignoravano, e cioè che la data ufficiale della Pasqua, stabilita da Roma, era errata, dato che il calendario giuliano, su cui si basava, era imperfetto.

E così, si diede anche all’osservazione empirica.

Progettò infatti una complessa meridiana, che controllava ogni giorno, allo scopo di tener conto degli equinozi, sperando che questa osservazione gli consentisse di giungere a una stima oggettivadella vera Pasqua.

E nell’A.D. 731, effettivamente verificò che, l’equinozio di primavera, giunse in anticipo di svariati giorni.

Scoprì le maree, ed elaborò un modo per utilizzarle, ai fini della misurazione della fase, e dell’orbita della Luna.