IL LINGUAGGIO ERMETICO

IL LINGUAGGIO ERMETICO

L’Ermetismo appare l’esperienza poetica più importante del nostro primo ‘900; essa ha apportato modifiche e innovazioni sostanziali sia sul piano del linguaggio e dello stile che su quello dei contenuti.

Innanzitutto il termine “ermetismo” deriva da Ermete (o Mercurio), dio delle scienze occulte e misteriose, e fu usato per la prima volta –in senso dispregiativo- dal critico Francesco Flora, il quale in uno scritto del 1936 intitolato “La poesia ermetica”, definisce la nuova poesia del ‘900 appunto come “ermetica”, ovvero chiusa, oscura, misteriosa e di difficile interpretazione e codificazione.

Nella società moderna, il poeta è sempre stato visto come un individuo solitario, distaccato dalla realtà, simbolo di una certa emarginazione e di un certo rifiuto o disprezzo nei confronti di un pubblico vasto. Questo è quanto accade grosso modo alla nostra poesia del  primo ‘900, in un periodo storico difficile e tormentato dalle esperienze negative della guerra mondiale e del fascismo.

Anzi, proprio durante il ventennio fascista, una poesia chiusa e “in codice” come quella ermetica, permise ad alcuni intellettuali di esprimere in modi indiretti –e destinati a pochi lettori- la propria polemica o la propria indifferenza nei confronti del regime. Così poterono evitare di compromettersi con il potere politico e con il fascismo e di chiudersi nel proprio mondo a meditare sull’esistenza e sul destino dell’uomo.

Ad ogni modo, l’Ermetismo ci offre una poesia “blindata” in pochi e oscuri messaggi; diventa la voce di un individuo solitario ed assoluto, chiuso in se stesso anziché aperto alle novità del suo tempo, come le guerre o il regime fascista. Questi eventi non vengono analizzati in chiave critica (non vengono, cioè, né esaltati né criticati dagli ermetici), ma solo descritti in base alla reazione del poeta ad essi (reazione di sgomento, di paura, di solitudine, di estraneità o indifferenza). Non esiste, cioè, altra realtà al di fuori di quella del loro animo.

Il poeta ermetico non vive la realtà come qualcosa da raccontare oggettivamente nella sua opera, ma anzi come qualcosa entro cui proiettare la sua interiorità. Difatti, spesso la poesia ermetica è stata accusata di egocentrismo, di esaltare i problemi individuali e di trascurare quelli reali dell’umanità, di essere estranea alla vita del proprio tempo anziché partecipare con l’azione e l’impegno al regime fascista vigente, ma questa non è un’accusa ben fondata, se si guarda bene.