Il gelsomino notturno

Il gelsomino notturno


La prima quartina mette in contrasto la felicità della fecondazione con il ricordo dei suoi defunti (penso ai miei cari). È subito evidente il contrasto fra la felicità di una famiglia che sta per nascere e il ricordo della sua distrutta. La memoria dei suoi de-funti si materializza come un’apparizione di fantasmi (sono apparse le farfalle crepuscolari) nell’ora in cui nasce una nuova vita.

Nella seconda quartina inizia a delinearsi la tranquillità del nido famiglia in contrasto con la casa che non è ancora diventata famiglia. La gioia di una casa tranquil-la (i gridi) si sospende nella notte, ma essa è protetta come un nidiata sotto le ali. Al contrario, gli sposi novelli non riposano ma si apprestano al rito di fecondazione (bisbiglia).

La terza quartina è quasi tutta concentrata sulla descrizione del rito della fecondazione. Il profumo esaltante appare come un invito all’amore, ma questo richiamo rimane confinato nella casa novella. Il poeta di notte non può far altro che ricordar-si della dissoluzione della sua famiglia.

La quarta quartina è tutta per lui. Il poeta che, dopo aver perso la sua famiglia, ha indugiato troppo nel voler formare una nuova, ora è come un’ape tardiva che trova chiuse tutte le celle.

Nella quinta quartina viene portato a termine il rito di fecondazione durato tutta la notte e come simbolo della fecondazione avvenuta il lume si spegne.

Nella sesta quartina la sposa è come ferita dall’atto di fecondazione (i petali un poco sgualciti). Pascoli, come un poeta-fanciullo, viene turbato dall’atto di fecondazione ed esso diviene come una violenza inferta alla carne. Questo di Pascoli non è quindi un inno gioioso alla fecondazione, ma un inno nel quale emerge tutta la coscienza turbata e inquieta del poeta, ma anche tutto il suo stupore e la sua emarginazione dal mondo dell’amore (non so che felicità nuova).