Il Gelsomino Notturno analisi del testo
Il Gelsomino Notturno analisi del testo
giovanni pascoli
nell’ora che penso a’ miei cari.
Sono apparse in mezzo ai viburni /
le farfalle crepuscolari.
là sola una casa bisbiglia.
Sotto l’ali dormono i nidi,
come gli occhi sotto le ciglia.
l’odore di fragole rosse.
Splende un lume là nella sala.
Nasce l’erba sopra le fosse.
trovando già prese le celle.
La Chioccetta per l’aia azzurra /
va col suo pigolio di stelle.
l’odore che passa col vento.
Passa il lume su per la scala;
brilla al primo piano: s’è spento . . .
un poco gualciti; si cova, /
dentro l’urna molle e segreta,
non so che felicità nuova.
la poesia di divide in quartine, i versi sono tutti novenari, la rima è alternata (abab -> scritto minuscolo, la maiuscola indica l’endecasillabo). Qualche figura retorica: numerosi anjambement(ve li ho indicati con la sbarra); una sineddoche (seguita da una similitudine) al v. 7 (dove per nidi s’intendono in realtà gli uccellini), una metonimia (o sineddoche, è un po’ una questione di interpretazione ma è quasi uguale) al v. 12 (dove le fosse sottintendono le tombe), una metafora che vi spiego dopo ai vv. 15-16, una enallage al v. 6 (non sono le case a bisbigliare, ovviamente, ma le persone che vi abitano) ed una specie di sinestesia al v. 10, poi spiego.
Come si evince dalla parafrasi, è piuttosto difficile ricostruire una vera e propria “trama”. Si procede più che altro per immagini giustapposte, per quadri a sè stanti. Non assistiamo allo svolgersi si un’azione ma al susseguirsi di impressioni apparentemente disordinate e casuali, unite tra loro da un filo sottile proprio più del sentimento che della logica.
La lirica si apre con un’immagine serale: mentre si schiudono i gelsomini notturni il poeta rivolge il pensiero ai propri cari ed alcune falene compaiono tra i viburni. Il silenzio regna sulla scena. Solo in una casa, ancora, si odono bisbigli. I bambini dormono sotto la vigile protezione della madre. Un termine chiave appena accennato rimanda ad un tema caro al poeta, ricorrente nelle sue opere: il nido.
Mentre la notte ed il silenzio avvolgono la scena, suggerendo l’idea di qualcosa che sta avendo termine, altre forme di vita si risvegliano. I gelsomini notturni si aprono la sera per richiudersi, poi, all’alba del giorno seguente. Dietro la corolla del fiore si cela una metafora della sensualità femminile, introdotta così fin dal primo verso. Ma il poeta rimane distaccato, quasi distante. Si sofferma quindi sui piccoli particolari, come le farfalle notturne che, noncuranti del mondo circostante, volano sui viburni.
Il profumo dei fiori sale dai calici aperti, ed è un profumo di “fragole rosse”. Sembra quasi che il poeta non voglia sottolineare che l’odore è di fragola, ma piuttosto che si esala in virtù del fatto che le fragole sono di colore rosso (per questo è una “quasi” sinestesia), il colore dell’amore e della passione. Poco distante, proprio nel luogo in cui riposano i defunti, nasce una nuova, fragile vita: alcuni fili d’erba. Accanto alla prima immagine, pervasa di sensualità e seduzione (il doppio senso è palese) emerge il dramma interiore del poeta: l’associazione di amore e morte è stata interpretata dai critici come una dimostrazione del senso di inferiorità, in quanto uomo, che sembra provare Pascoli nei confronti dell’esperienza amorosa, poiché proprio la morte del padre l’avrebbe impedito nel realizzare la propria esigenza d’amore.
Un’ape che si è attardata al volo giunge troppo tardi alle cellette dell’alveare e le trova già tutte occupate. Esattamente allo stesso modo il poeta, di cui l’ape è chiara metafora, rimane escluso dal mondo dell’amore. Il senso d’esclusione, tuttavia, viene subito allontanato grazie all’immagine successiva: la costellazione delle Pleiadi risplende nel cielo (l’aia azzurra), simile ad una piccola chioccia seguita dai suoi pulcini, che procedono disordinati, simile al tremolio della luce stellare.
Per tutta la notte il vento porta con sé il profumo che si solleva dai gelsomini notturni. Una luce, nella casa, sale al primo piano, poi si spegne. In quella luce che non c’è più intuiamo l’intimità dell’atto d’amore tra i due sposi. Al sopraggiungere dell’alba i petali si richiudono “un poco gualciti” e in quell’urna “molle e segreta” che è il grembo materno è germogliata una nuova vita.