IL FUTURISMO

IL FUTURISMO

IL FUTURISMO


Movimento culturale nato da un manifesto programmatico di Marinetti apparso sul “Figaro” di Parigi il 20 febbraio 1909, esteso a tutte le forme d’arte, soprattutto alla letteratura, alla pittura e alla scultura, ma anche alla scultura ed alla musica. Si tratto di una rivolta totale contro il passato, in una esaltazione della vitalità in tutte le sue forme, soprattutto quelle suggerite dal progresso tecnico del mondo moderno, mitizzato in ogni sua espressione. Celebrazione della macchina, della velocità, della scienza, dell’immediatezza espressiva, della stessa violenza come elemento di rottura; infrangere le regole, annullare i valori della tradizione, sconvolgere il pubblico pigro e distratto con ogni mezzo: tutto ciò fece parte del bagaglio ideologico futurista, fino al limite del velleitarismo, e spesso in una concretizzazione puramente programmatica. Sensibili furono tuttavia le implicazione di costume, tanto che l’etichetta di “futurista” finì per assumere connotati sempre più lontani e impropri, indicando a lungo ogni genere di avanguardie antitradizionali, soprattutto nel linguaggio comune.

Nel 1910 Boccioni, Carrà, Severini, Russolo e Balla lanciano un Manifesto tecnico della pittura futurista, seguito da un Manifesto dei pittori futuristi; nel 1912 è la volta del Manifesto tecnico della letteratura futurista, firmato da Marinetti, e del Manifesto tecnico della scultura futurista, firmato da Boccioni. Con lo scoppio della guerra il Futurismo, in ossequio ai propri ideali pubblici di attività e di vitalismo, si carica di toni nazionalistici sempre più accesi che culmineranno nell’interventismo prima, poi nell’adesione al fascismo: conclusione contraria alle premesse, perché la prima intenzione del Futurismo fu certamente dettata da una esigenza di libertà: non a caso Marinetti predicò soprattutto il rifiuto delle regole, l’abolizione della sintassi, la libertà della parola, che doveva essere svincolata da ogni legame con le strutture linguistiche tradizionali; mentre Boccioni esaltava la superiorità del movimento, infrangendo le figure pittoriche statiche in serie di immagini mosse, per riprodurne la dinamica. Ma nonostante lo scalpore, nonostante l’impegno e i coinvolgimenti massicci, nonostante l’imponente costruzione teorica che inizialmente il Futurismo era riuscito a darsi, del movimento quello che in sostanza si salva è l’arte figurativa.

In campo letterario va segnalata, oltre all’opera dello stesso Marinetti, in realtà l’unico ad essere e rimanere veramente futurista, l’adesione momentanea di poeti e scrittori come Folgore, Palazzeschi, Papini, Soffici, Govoni, attratti dalla rivolta contro il passato condotta dal Futurismo e dalle sue affermazioni di libertà da ogni regola, ma tuttavia pronti ad allontanarsene per seguire vie diverse.

Per quanto riguarda la pittura e la scultura, il Futurismo si espresse compiutamente, sul piano della realizzazione artistica, nelle opere di Balla, Boccioni, Carrà e Severini, per citare solo i maggiori tra gli artisti che si ispirarono ai principi di dinamismo e simultaneità sostenuti dal movimento. Così mentre Boccioni insiste sul principio della durata che si realizza nella dimensione della memoria, Severini per attuare la simultaneità, sviluppa il tema del ricordo arricchendolo con quello dell’analogia, Balla realizza la scomposizione del movimento in termini analitici, Carrà condensa invece la sensazione sviluppando per primo gli andamenti rotatori.

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