il fascismo appunti

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Il fascismo fu un movimento politico italiano, fondato da Benito Mussolini nel 1919. La parola “fascismo” deriva dal fascio littorio, che era il simbolo del potere nell’antica Roma.

LE ORIGINI DEL FASCISMO

Il fascismo nacque in Italia in una situazione politica ed economica particolare. L’Italia era uscita vittoriosa dalla prima guerra mondiale e aveva ampliato il suo territorio. Nonostante ciò, le conseguenze del conflitto furono molto gravi: oltre 600.000 morti e un milione di invalidi e feriti.

Non meno grave era la situazione economica in cui si trovava il paese, distrutto dalla guerra e sommerso dai debiti. Non solo le promesse di un lavoro sicuro, fatte ai reduci di guerra (cioè a coloro che erano tornati a casa), non poterono essere mantenute, ma gli agricoltori trovarono i campi incolti, e molti operai rimasero senza lavoro perché la maggior parte delle fabbriche era chiusa per mancanza di materie prime. In varie città italiane scoppiarono scioperi e manifestazioni di protesta. I grossi industriali e i proprietari terrieri temevano una rivoluzione socialista e chiedevano un deciso intervento del governo per reprimere i moti di protesta.

In questo clima di incertezza e malcontento generale, si fece avanti Benito Mussolini, un giornalista poi entrato in politica, che formò a Milano un’associazione chiamata Fasci di combattimento. In poco tempo vi aderirono numerose persone, convinte che solo l’ordine, l’autorità e la forza avrebbero potuto porre rimedio alle difficoltà del momento. I Fasci di combattimento erano chiamati anche Camicie Nere, dal colore della divisa.

Grazie all’appoggio economico degli industriali e dei proprietari terrieri, al silenzio del governo e delle forze dell’ordine, il movimento fascista diventò sempre più violento. Operai, socialisti e sindacalisti venivano quotidianamente picchiati e costretti a bere l’olio di ricino come punizione; alcuni vennero torturati e morirono per le violenze subite.

Nonostante la campagna di violenza, i sostenitori del fascismo aumentavano ogni giorno e, nel 1921, Mussolini decise di trasformare il movimento in un partito politico: nasceva così il Partito nazionale fascista.

IL FASCISMO AL POTERE

Nell’ottobre del 1922, Mussolini approfittò della situazione che si era creata per prendere direttamente il potere. Ordinò quindi alle Camicie Nere di marciare verso Roma per occupare la capitale. Il re Vittorio Emanuele III di Savoia non fece intervenire l’esercito e diede a Mussolini l’incarico di formare un nuovo governo. La Marcia su Roma era stata un successo; in soli tre anni il fascismo era arrivato al potere.

Una volta al governo, Mussolini tolse di mezzo i suoi oppositori e instaurò la dittatura fascista. Alle elezioni del 1924, illegali perché si svolsero in un clima di minacce, il fascismo ottenne la maggioranza dei voti. Il deputato socialista Giacomo Matteotti, che aveva denunciato in Parlamento le violenze e gli abusi dei fascisti, fu rapito e ucciso. L’uccisione di Matteotti suscitò un forte sdegno in Italia e all’estero, ma gli avversari del fascismo non riuscirono a far dimettere Mussolini.

LA DITTATURA FASCISTA

Anzi, Mussolini, che ben presto si fece chiamare Duce (dal latino dux, cioè “capo, guida”), rafforzò il suo potere. Dichiarò che ogni altro partito e associazione erano illegali, ed eliminò ogni forma di libertà (di stampa, di espressione, di associazione). Gli oppositori del fascismo furono imprigionati o mandati al confino in luoghi sperduti. Ogni voce di dissenso fu fatta tacere.

Nelle scuole divenne obbligatorio l’insegnamento delle nozioni della cultura fascista e tutti i giovani furono organizzati in associazioni di stampo militare: i Figli della Lupa radunavano i bambini dai 6 agli 8 anni, mentre i ragazzini dagli 8 ai 14 anni si dividevano tra le Piccole Italiane e i Balilla. Queste associazioni, che furono poi raggruppate nella Gioventù italiana del Littorio (GIL), impartivano ai giovani un addestramento di tipo militare, che prevedeva molti esercizi fisici. Tutte le feste pubbliche, la parate ufficiali, le gare sportive, le mostre e i raduni diventarono l’occasione per esaltare e festeggiare il fascismo.

Mussolini promosse poi una forte propaganda attraverso la radio e i giornali. I suoi slogan, come “credere, obbedire, combattere” o “meglio vivere un giorno da leone che cento anni da pecora”, venivano ripetuti all’infinito. Per poter controllare i lavoratori, il Duce organizzò non solo il loro tempo lavorativo, ma anche quello libero: creò circoli ricreativi come le Case del Fascio, e istituì le colonie estive per i bambini più poveri.

Nel 1929 Mussolini e papa Pio XI firmarono i Patti Lateranensi. Così il governo riconosceva il cattolicesimo come religione di stato.

Per cercare di rimettere in sesto l’economia italiana, Mussolini mise dei limiti alle merci che si potevano importare dall’estero, favorendo la produzione interna. Promosse l’agricoltura e avviò la bonifica di zone paludose, come l’Agro Pontino. Fece costruire nuove linee ferroviarie. Abolì il diritto di sciopero per i lavoratori e impose la giornata lavorativa di 9 ore. Ma, nonostante il diretto intervento dello stato, la disoccupazione rimase molto alta e l’Italia restò un paese arretrato rispetto alle altre potenze europee.

Nel 1936, spinto dal desiderio di fare dell’Italia una potenza coloniale, Mussolini decise di conquistare l’Etiopia. Nello stesso anno strinse un patto di alleanza con Adolf Hitler: l’Asse Roma-Berlino. Per avvicinarsi alla politica dei nazisti tedeschi, nel 1938 vennero emanate in Italia le leggi razziali contro gli ebrei, proibendo loro ogni attività pubblica, come l’insegnamento. A pochi fu concesso di emigrare, e gran parte finì nei campi di concentramento.

LA SECONDA GUERRA MONDIALE E LA CADUTA DEL FASCISMO

Nel 1939 Mussolini decise di stringere ancora di più la sua alleanza con Hitler, perché era convinto che, al suo fianco, l’Italia avrebbe potuto diventare una grande potenza. Firmò quindi con la Germania nazista il Patto d’Acciaio, che prevedeva aiuto reciproco in caso di guerra. Nel 1939, allo scoppio della seconda guerra mondiale, Mussolini fu colto di sorpresa, e decise di non entrare in guerra. Poi però, accorgendosi dei rapidi successi riportati da Hitler, temette di rimanere escluso dai benefici della vittoria e, il 10 giugno 1940, dichiarò l’entrata in guerra dell’Italia, a fianco della Germania.

La guerra, contrariamente alle speranze del Duce, non finì in pochi mesi. Anzi, si protrasse per tre lunghi anni, durante i quali l’esercito italiano subì dure sconfitte in Grecia e in Africa, oltre che gravi perdite in Russia.

Dopo lo sbarco delle truppe anglo-americane sulle coste della Sicilia (9 luglio 1943), il Gran Consiglio del Fascismo (presieduto dallo stesso Mussolini e composto da alti dirigenti del Partito nazionale fascista e dai presidenti della Camera e del Senato) decise di deporre il duce. Il 25 luglio, il re ordinò il suo arresto e diede l’incarico di formare il governo al maresciallo Pietro Badoglio.

Mussolini fu però liberato dai tedeschi e posto alla guida della Repubblica sociale italiana, o Repubblica di Salò (dal nome della cittadina di Salò, in provincia di Brescia, che era la sede del governo). La Repubblica di Salò era stata costituita dai nazisti per controllare l’Italia settentrionale e contrastare meglio l’avanzata dal Sud Italia degli Alleati.

Il 27 aprile del 1945, Mussolini cercò di scappare in Svizzera, ma fu riconosciuto dai partigiani a Dongo, sul Lago di Como. Catturato, venne giustiziato il 28 aprile 1945. Finiva così, dopo oltre vent’anni di potere, la dittatura fascista.

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