IL DADAISMO

IL DADAISMO

Come per tutti i movimenti, anche per capire il Dadaismo dobbiamo collocarlo e metterlo in stretta relazione con il suo periodo storico e con gli anni della prima guerra mondiale in cui i valori umani apparivano modificati e irrimediabilmente travolti dall’orrenda logica della guerra.

L’orrore della guerra, soprattutto per chi la vive, è rappresentato dall’idea che essa non debba mai finire, la guerra quando arriva riesce a travolgere e a sconvolgere la vita di tutti gli individui che vivono in quella società che, pur non avendola voluta, sono i primi a subirne le conseguenze dirette.  Nasce quindi un rifiuto e un disgusto verso tutto ciò che spinge alla guerra e verso tutto quello per cui si dice di dover combattere (patria, onore, civiltà, tradizioni, ecc.); verso le classi dirigenti che essendo al potere hanno voluto la guerra o non hanno fatto nulla per impedirla, in particolar modo verso coloro che detengono il potere economico, che è una delle prime cause alla base delle guerre, e verso la cultura che viene rappresentata dalla società contemporanea.

È questo lo spirito che anima un gruppo di giovani intellettuali di varie nazionalità, rifugiatisi in Svizzera per sfuggire alla guerra, ce lo racconta Tristan Tzara, uno dei soci fondatori, nonché mente del movimento, aggiungendo: ‘il disgusto si applicava a tutte le forme della civilizzazione cosiddetta moderna, alle sue basi, alla sua logica, al suo linguaggio‘.Dada è quindi una rivolta totale contro ogni aspetto della civiltà contemporanea di questi artisti. Non è la rivolta futurista contro il passato in nome dell’innovazione tecnologica del futuro che si sviluppa nel mito della modernità; il Dada vuol distruggere qualsiasi cosa per poterlo ricostruire in modo differente rendendo all’uomo il suo ruolo di protagonista, quel ruolo usurpato in favore dell’alienazione prodotta dall’organizzazione della società moderna. Sempre secondo le parole di Tzara il Dada nacque ‘da un’esigenza morale, dalla inesorabile volontà di raggiungere un’assolutezza morale, dalla profonda consapevolezza che l’uomo, al centro di ogni creazione dello spirito, dovesse affermare la sua preminenza sulle conoscenze impoverite dell’essenza umana sulle cose morte e sui beni male acquisiti. Il Dada nacque da una comune rivolta che esigeva un’adesione totale senza riguardi per la storia, la morale comune, l’onore, la patria, la famiglia, l’arte, la religione, la libertà, la fratellanza, ecc.‘.

La rivolta infatti esplose contemporaneamente, senza contatti reciproci a Zurigo e a New York e si estese in alcune parti d’Europa, in particolar modo a Parigi e in alcune città tedesche, comprendendo tutte le arti.

Ufficialmente il Dadaismo nasce a Zurigo nel 1916, quando un gruppo di giovani artisti fondò un cabaret chiamato ‘Cabaret Voltaire‘ come il filosofo illuminista sostenitore della ragione contro il pregiudizio. Lo scopo del gruppo nella fondazione di un cabaret era quello di guadagnare qualcosa per vivere e nello stesso tempo impiegare le proprie energie intellettuali. Erano giovani contrari alla guerra e di sinistra, anche se non erano politicamente organizzati, ma forse non è un caso che nella stessa strada in cui sorgeva il Cabaret Voltaire vivesse in incognito un altro rifugiato destinato a diventare il grande protagonista della rivoluzione russa,ossia Vladimir Ulianov, più conosciuto successivamente come Lenin.

Fin dalle prime rappresentazioni l’atteggiamento del movimento, ironico, dissacratorio e provocatorio viene reso evidente. Poiché il movimento combatte contro i significati tradizionali, anche il nome Dada non significa nulla, poiché Dada è contro tutti e tutto, contro la poesia, la letteratura, l’arte, contro tutto ciò che si è fatto passare per eterno, bello, perfetto ed è contro tutte le correnti artistiche moderniste Dada è libertà totale e quindi può essere anche contro se stesso.

Dadaismo in America

Nel 1915 nasce il Dadaismo Americano in cui fermentano e divampano idee uguali ed analoghe a quelle del movimento svizzero, grazie a due artisti Picabia e Duchamp, ai quali si unirà successivamente Man Ray.

Sebbene nasca quasi in contemporanea con il movimento svizzero e con spirito analogo, il nome Dada, gli viene attribuito solo più tardi, in seguito alla richiesta specifica indirizzata da Duchamp a Tzara il quale in risposta disse: ‘Dada è di tutti. Come l’idea di Dio o dello spazzolino da denti … vi sono dada ovunque e in ognuno …‘.

Come accade in Svizzera, il Dadaismo Americano si esaurisce con la fine della guerra, lasciando il seme  solo in pochi artisti americani, mentre i tre protagonisti del movimento si trasferiranno, in momenti successivi, a Parigi per continuare la loro ricerca, contaminandone gli ambienti culturali.

Duchamp già dal 1913 propone i suoi ready-made, ossia opere costituite da oggetti comuni, isolati dal loro contesto a cui si attribuisce un altro significato, messi in mostra ed elevati polemicamente al ruolo di ‘opere d’arte’.

Il Dada non si preoccupa del valore artistico, ma dello shock che crea l’opera nell’osservatore andando a rompere i suoi meccanismi mentali. Per il Dada l’arte come l’abbiamo sempre considerata non esiste, tutto è arte, anche semplici oggetti di uso comune, assemblati insieme diventano arte; questi sebbene possano ricordare i collage cubisti, hanno un altro significato, ossia quello di dimostrare che non esiste l’arte come qualcosa di nobile, ma che qualunque oggetto costruito dall’uomo, proprio perché tale e quindi frutto della creatività umana È arte.

È significativo ricordare l’episodio accaduto nel 1917 quando Duchamp, per valutare l’effettiva apertura mentale dei suoi colleghi incaricati di organizzare una mostra, inviò alla commissione, sotto il falso nome di Richard Mutt, una scultura  intitolata ‘Fontana‘, un orinatoio maschile in maiolica bianca, capovolto e collocato su un piedistallo di legno. Lo scandalo fu immenso, la scultura venne rifiutata clamorosamente e Duchamp consegnò immediatamente le dimissione alla commissione. L’idea di Duchamp, provocatore per eccellenza, è quella di polemizzare principalmente contro il commercio dell’arte moderna, contro quel mondo delle gallerie che ‘decide’ che cosa debba essere arte e cosa no (‘se tutto può essere arte anche un qualsiasi oggetto ricollocato in un diverso contesto può esserlo) e, nello stesso istante, vuol sottolineare che ogni oggetto può essere arte poiché creato (e quindi frutto di un ragionamento creativo) da parte dell’uomo.

Picabia, dopo un breve periodo in cui si avvicina al Cubismo, interpreta la civiltà moderna delle macchine, rappresentando elementi meccanici con una sorta di partecipazione sentimentale e

sensuale, inserendoli in un contesto spaziale ma bidimensionale, come fossero schemi di ingegneria.

Successivamente aderiscono alla nuova corrente vari artisti americani tra i quali Emmanuel Radnitzky, meglio conosciuto come Man Ray, il più dotato ed originale di tutti.

Il Dadaismo in Germania

In Germania il Dadaismo si sviluppa principalmente in tre città: Berlino, Colonia e Hannover.

Nel 1917 Richard Huelsenbeck, tornato da Zurigo, dove aveva dato vita insieme ad altri artisti ed intellettuali al movimento dadaista, trova a Berlino un ambiente socialmente agitato per le conseguenze della guerra che durava ormai da tre anni: la fame, la miseria, lo scontento. La situazione era poi destinata a peggiorare e a precipitare successivamente nella sconfitta, in un clima arroventato  in cui le classi militari e borghesi accusavano il popolo di aver causato la catastrofe bellica con l’antimilitarismo e il disfattismo pacifista e venivano a loro volta accusate dalla classe operaia di aver deliberatamente provocato la guerra per i propri interessi economici mandando a morire centinaia di migliaia di uomini in un conflitto fratricida, un conflitto non voluto dai popoli.

La rivolta dadaista a Berlino diventa quindi una rivolta politica, il regista Erwin Piscator, rievocando quei giorni e citando i nomi dei principali esponenti dadaisti, tra i quali il già citato Richard Huelsenbeck, Raoul Hausmann, Georg Ehrenfried Gross e Johann Herzfeld, disse ‘Si discuteva di arte continuamente ma sempre e soltanto in funzione politica … arrivammo sempre alla conclusione che l’arte, se voleva avere un qualche valore, doveva essere solo un’arma per la lotta di classe.‘. Si capisce perciò come, dal dadaismo, si passi, nel dopoguerra, alla Neue Saclichkeit (‘Nuova oggettività’) ossia il nuovo Realismo Impressionista del quale  Georg Ehrenfried Gross e Johann Herzfeld, che cambieranno i loro nomi in  George Grosz e John Heartfield, in spregio al nazionalismo bellico tedesco, saranno due dei massimi esponenti.

A Colonia nel 1919 si trovano insieme Hans Arp, di ritorno da Zurigo e l’amico Max Ernst, che diverrà uno dei protagonisti del Surrealismo. Il loro Dadaismo, pur sempre innovatore, antiborghese e quindi orientato a sinistra, non ha tuttavia la palese intonazione politica di quello berlinese, ma è piuttosto contraddistinto dalla ricerca di un linguaggio espressivo diverso. Con questo Ernst elaborò alcune tecniche fra le quali, importantissimo per gli sviluppi futuri dell’arte del Novecento, il montaggio di vignette e fotografie preesistenti ritagliate da giornali e combinate tra loro creando nuovi rapporti reciproci in modo da generare una reazione psicologica inconsueta nello spettatore, agendo sul suo inconscio ed esprimendo il mondo interiore dell’artista. L’idea del montaggio nacque, come dice lo stesso Ernst nel 1919, quando l’artista fu ‘sorpreso dall’ossessione che esercitavano sul mio sguardo irritato le pagine di un catalogo illustrato … Vi trovavo insieme elementi di figurazioni talmente distanti tra loro che l’assurdità di questi accostamenti … fece nascere in me un’improvvisa intensificazione delle mie facoltà visionarie, in una successione allucinante di immagini contraddittorie, doppie, triple, multiple, sovrapposte le une alle altre … Queste immagini chiedevano nuovi piani per i loro incontri … Era sufficiente aggiungere a queste pagine … dipingendo o disegnando quello che vedevo in me …per ottenere un’immagine fedele e immobile della mia allucinazione … dando vita a quelle che poco prima erano solo banali pagine pubblicitarie.‘. Insieme alla Metafisica,  è in queste osservazioni l’origine del futuro Surrealismo. Anche Arp, come Ernst, continua, come a Zurigo, a combinare insieme forme astratte ritagliate dal cartone ed è facile riscontrare nelle opere dei due artisti, analogie con il Cubismo e con il Dadaismo berlinese, tuttavia i risultati sono diversi, i collages cubisti sono ordinati secondo precise ricerche armoniche ed estetiche, quelli di Ernst secondo ricerche psicologiche ed espressive, le stesse che troviamo nei suoi montaggi, che si distinguono anche da quelli berlinesi che hanno una funzione politica, quanto a quelli di Arp essi sono dettati soprattutto da una voluta casualità.

Ad Hannover non vi è come altrove un gruppo, ma un solo uomo che sviluppa in maniera personale le idee dadaiste, ossia Kurt Schwitters.

Anche lui si dedica alla tecnica del collage e le sue opere si differenziano da quelle cubiste per la parte lasciata al caso. Per prepararli l’artista raccoglie di tutto biglietti d’autobus, pezzi di legno, di ferro, chiodi, piume di gallina, francobolli, sassi, bottoni, tappi, rammenti di giornale, buste, ecc. e li combina insieme senza un ordine preciso.

È l’applicazione in arte di quello che sostiene Tzara per la letteratura, polemizzando con quella ufficiale e con i molti complicati contenuti che la critica le ha sempre attribuito. Ecco gli ironici consigli che Tzara da per comporre una poesia dadaista: ‘prendete un giornale; prendete un paio di forbici; scegliete dal giornale un articolo che abbia una lunghezza che volete dare alla vostra poesia; ritagliate l’articolo; tagliate poi con cura tutte le parole dell’articolo e mettetele in un sacchetto; agitate con dolcezza ed estraetele collocandole nell’ordine di estrazione; copiatele con coscienza; la poesia vi assomiglierà e sarete diventato ‘uno scrittore molto originale‘.

A queste sue composizioni Schwitters diede nome di merz, nome che nacque per caso dalla caduta fortuita, durante un collage, delle prime lettere della parola kommerz, ma che poi finì per l’assumere il significato di tutto ciò che è contro il commercio, ossia contro il denaro, contro il capitalismo, contro l’estetica borghese.

Nel 1924 Schwitters iniziò una specie di costruzione in casa sua, che chiamò Merzbau, che consisteva nel riempire tutti i vani, dalle cantine in su, di oggetti raccolti o di forme di gesso e di legno, cosicché restava poco spazio per l’uomo che entrava a sua volta a far parte dell’opera stessa. Oggi purtroppo il Merzbau non esiste più poiché fu distrutto da un bombardamento nel 1943.

Il Dadaismo a Parigi

Nel marzo del 1919 Picabia raggiungeva Parigi presentando le sue opere rivoluzionarie e nel gennaio del 1920, accolto come un Messia, arriva anche Tristan Tzara, d’ora in poi la città vedrà un susseguirsi di manifestazioni dadaiste una più provocatoria dell’altra. Ma c’era un dissidio tra il raziocinio organizzativo lucidamente francese e l’autentico spirito dadaista distruttore e negatore impersonato da Tzara. Il Dadaismo stava volgendo alla fine, come tutte le avanguardie anche questa era destinata a venir rapidamente superata nel momento in cui, terminata ormai la guerra, la situazione storica era completamente mutata.

Malgrado episodi significativi come le mostre di Max Ernst e quelle di Man Ray, malgrado alcune serate provocatorie e i baffi dipinti da Duchamp sulla Gioconda, supremo gesto iconoclasta compiuto sul quadro più celebre del mondo, nonché simbolo incontrastato di tutta la tradizione artistica, il Dada giungeva agli ultimi momenti della sua vita, esaurendosi intorno al 1923 per essere sostituito dal surrealismo