Il cavaliere inesistente Italo Calvino

Il cavaliere inesistente Italo Calvino

Giulio Einaudi Editore
1988 – Nuovo istituto italiano d’arti grafiche – Bergamo

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ALLE SOGLIE DEL TESTO:

Sulla copertina c’è un’illustrazione, un quadro di Paul Klee intitolato “La Belle Jardiniere”, che riproduce un’immagine astratta. non può fornirci informazioni riguardo al contenuto del romanzo.

  • Il romanzo non è preceduto da un’introduzione
  • Il romanzo non è divisibile in parti
  • Il romanzo è diviso in 12 capitoli
  • I capitoli hanno una lunghezza pressoché uguale e sono preceduti soltanto dal numero del capitolo

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LA COSTRUZIONE DEL TESTO:

a) IL LIVELLO DELLA STORIA

TEMPO
Il racconto è ambientato all’epoca di Carlomagno. Lo possiamo ricavare dal seguente passo:
“Sotto le rosse mura di Parigi era schierato l’esercito di Francia. Carlomagno doveva passare in rivista i paladini. Già da tre ore erano lì; faceva caldo; era un pomeriggio di prima estate, un po’ coperto, nuvoloso; nelle armature si ribolliva come in pentole tenute a fuoco lento. ……………… D’un tratto, tre squilli di tromba: le piume dei cimieri sussultarono nell’aria ferma come in uno sbuffo di vento, e tacque subito quella specie di mugghio marino che s’era sentito fin qui, ed era, si vede, un russare di guerrieri incupito dalle gole metalliche degli elmi. Finalmente ecco, lo scorsero che avanzava laggiù in fondo , Carlomagno, su un cavallo che pareva più grande del naturale, con la barba sul petto le mani sul pomo della sella. Regna e guerreggia, guerreggia e regna, dai e dai, pareva un po’ invecchiato, dall’ultima volta che l’avevano visto quei guerrieri.”

SPAZIO
Il racconto inizia a Parigi, dove Carlomagno passa in rassegna tutti i paladini; lo ricaviamo dal passo di prima:
“Sotto le rosse mura di Parigi era schierato l’esercito di Francia.”
Poi le vicende si svolgono in Bretagna, dove si svolgono la maggior parte degli avvenimenti, in Inghilterra e in Africa, dove Agilulfo si reca alla ricerca di Sofronia e in Scozia, dove troviamo Torrismondo alla ricerca dei cavalieri del Gral. Una frase può racchiudere tutti questi posti:
” Nel tempo che Agilulfo era passato di Francia in Inghilterra, d’Inghilterra in Africa e d’Africa in Bretagna, il cadetto putativo dei duchi di Cornovaglia aveva percorso in lungo e in largo le foreste delle nazioni cristiane in cerca dell’accampamento segreto dei cavalieri del San Gral”.

PERSONAGGI PRINCIPALI

Agilulfo Emo Bertrandino dei Guildiverni e degli altri di Cobentraz e Sura, cavaliere di Selimpia Citeriore e Fez.
E’ il protagonista del racconto. E’ un paladino di Francia, un cavaliere. Però non ha un viso e un corpo: è inesistente. La sua armatura bianca è infatti vuota all’interno. Lui vive solo grazie alla forza del pensiero e di volontà. Nel testo queste indicazioni ci vengono fornite appena viene presentato il personaggio, durante il dialogo con Carlo Magno:
“-E voi?- Il re era giunto di fronte a un cavaliere dall’armatura tutta bianca; solo una righina nera correva intorno ai bordi; per il resto era candida, ben tenuta, senza un graffio, ben rifinita in ogni giunto, sormontata sull’elmo da chissà quale razza orientale di gallo, cangiante d’ogni colore dell’iride. Sullo scudo c’era disegnato uno stemma tra due lembi d’un ampio manto drappeggiato, e dentro lo stemma si aprivano altri due lembi di manto, con in mezzo uno stemma più piccolo, che conteneva un altro stemma ammantato più piccolo ancora. Con un disegno sempre più sottile era raffigurato un seguito di che si schiudevano o uno dentro l’altro, e in mezzo ci doveva essere chissà che cosa, ma non si riusciva a scorgere, tanto il disegno diventava minuto. – E voi lì, messo su così in pulito…- disse Carlomagno che, più la guerra durava, meno la pulizia dei paladini gli capitava di vedere.
– Io sono, – la voce giungeva metallica da dentro l’elmo chiuso. come fosse non una gola, ma la stessa lamiera dell’armatura a vibrare, e con un lieve rimbombo d’eco, – Agilulfo Emo Bertrandino, dei Guildiverni e degli altri di Corbentraz e Sura, cavaliere di Selimpia Citeriore e Fez!
– Aaah… – fece Carlomagno, e dal labbro di sotto, sporto avanti, uscì anche un piccolo strombettio, come a dire:” Dovessi ricordarmi il nome di tutti, starei fresco!” Ma subito aggrottò le ciglia. – E perché non alzate la celata e non mostrate il vostro viso?
Il cavaliere non fece nessun gesto; la sua destra inguainata d’una ferree a e ben connessa manopola si serrò più forte all’arcione, mentre l’altro braccio, che reggeva lo scudo, parve scosso come da un brivido.
– Dico a voi, ehi, paladino! – insisté Carlomagno – Com’è che non mostrate la faccia al vostro re?
La voce uscì netta dal barbazzale. – Perché io non esisto, sire.
– O questa poi! – esclamò l’imperatore. – Adesso ci abbiamo in forza anche un cavaliere che non esiste! Fate un po’ vedere.
Agilulfo parve ancora esitare un momento, poi con mano ferma ma lenta sollevò la celata. L’elmo era vuoto. Nell’armatura bianca dall’iridescente cimiero non c’era dentro nessuno.
– Mah, mah! Quante se ne vedono! – fece Carlomagno. – E com’è che fate a prestar servizio, se non ci siete?
– Con la forza di volontà, – disse Agilulfo – e la fede della nostra santa causa!
– E già, e già, ben detto, è così che si fa il proprio dovere. Be”, per essere uno che non esiste, siete in gamba!
Per poter rimanere in vita Agilulfo deve applicarsi in un qualche problema; ad esempio a tavola si fa- ceva portare tutte le vivande, ma, non potendo mangiarle, si limitava a tagliuzzare finemente ciò che aveva ne piatto, oppure durante la notte, siccome non poteva dormire, formava con sassi o pigne tante figure geometriche, cubi piramidi…:
“In nessun posto si dorme bene come nell’esercito.
Solo ad Agilulfo questo sollievo non era dato. Nell’armatura bianca, imbardata di tutto punto, sotto la tenda, una delle più ordinate e confortevoli del campo cristiano, provava a tenersi supino, e continuava a pensare: non i pensieri oziosi e divaganti di chi sta per prender sonno, ma sempre ragionamenti determinati ed esatti. Dopo poco si sollevava su di un gomito: sentiva il bisogno d’applicarsi a una qualsiasi occupazione manuale, come il lucidare la spada, che era già ben splendente, o l’ungere di grasso i giunti dell’armatura.”
A causa della sua enorme ed esasperata precisione e poca umanità non è molto amato dai compagni:
“Agilulfo Emo Bertrandino dei Guildiverni e degli altri di Corbentraz e Sura, cavaliere di Selimpia Citeriore e Fez era certo un modello di soldato; ma a tutti stava antipatico.”
Lui sa benissimo di non avere un corpo e quello che lui non sa definire che hanno gli uomini, che li rende speciali; per questo “problema” ha trovato dei lati positivi, ma anche molti lati negativi, perché un uomo non è un robot e le sue scelte non sono razionali e l’uomo non pensa e non vive razionalmente e eseguendo gli ordini.
Agilulfo trascina un morto e pensa: ” O morto, tu hai quello che io mai ebbi né avrò: questa carcassa. Ossia, non l’hai: tu sei questa carcassa, cioè quello che talvolta, nei momenti di malinconia, mi sorprendo a invidiare agli uomini esistenti. Bella roba! Posso ben dirmi privilegiato, io che posso fare senza e fare tutto. Tutto – si capisce – quel che mi sembra più importante; e molte cose riesco a farle meglio di chi esiste, senza i loro soliti difetti di grossolanità, approssimazione, incoerenza, puzzo. E’ vero che chi esiste ci mette sempre anche un qualcosa, una impronta particolare, che a me non riuscirà mai di dare. Ma se il loro segreto è qui, in questo sacco di trippe, grazie, ne faccio volentieri a meno.”

Gurdulù
E’ l’esatto opposto di Agilulfo, un uomo senza personalità, ma con un corpo. E’ l’uomo che non sa di esistere. Viene assegnato per queste ragioni viene nominato, da Carlomagno scudiero di Agilulfo. Veniva chiamato in diversi modi, a seconda del posto dove si trovava.

Rambaldo
E’ un giovane, arruolatosi nell’esercito per vendicare il padre. Durante la sua prima battaglia viene aiutato da un cavaliere, che poi si rivelò essere una donna, Bradamante, di cui s’innamora. Ma Bradamante è l’unica donna del campo, contesa quindi da tutti, e, inoltre, è perdutamente innamorata di Agilulfo, altro amore non contrapposto. Rambaldo la segue sempre, fino a quando la troverà.
Durante questa storia Rambaldo cresce, matura, riesce ad affermarsi e per questo Agilulfo lascia proprio a lui la sua armatura, con la quale si butta nella mischia e diventa invincibile.
E’ fiero di vivere, è ansioso di sapere come andrà a finire, irrequieto un po’ come tutti i giovani, come ci dice questa frase, per me molto significativa:
“E io amo, morto, la mia ansia, non la tua pace.” (Seguito di una riflessione mentre trascina un morto con Agilulfo e Gurdulù)

Bradamante – Suor Teodora
E’ l’unica donna del campo, contesa tra i cavalieri, a causa della sua bellezza. Si innamora di Agilulfo, per la sua enorme precisione, il quale, però, non contraccambia questo sentimento, in quanto non può provare sentimenti essendo inesistente. Rambaldo si innamorata di lei, la quale ,però, rifiuta il suo amore.
Segue Agilulfo in tutto il viaggio verso la sua affermazione, ma quando lui si dissolve, lei ha un grande shock e decide di rifugiarsi in un convento, sotto il nome di suor Teodora, dove le viene assegnato il compito di scrivere una storia, la sua. Ma Rambaldo non si dà per vinto e la cerca ovunque, fino a quando, giunto nel convento, la trova: Bradamante lo segue e andrà con lui.

Torrismondo
E’ un cavaliere che si fa capo di una specie di “rivolta” contro l’esasperata perfezione di Agilulfo, mettendone in dubbio il titolo di cavaliere, sostenendo che la donna da lui salvata non era vergine, come si era sempre pensato, perché era sua madre. Si mette in cerca dei cavalieri del San Gral, tra cui ci doveva essere suo padre; li trova ma scopre che sono una gran delusione, in quanto non fanno niente, aspettando che la forza del Gral discenda su di loro. In compenso, però, chiedono tasse e tributi agli abitanti. Torrismondo riesce a cacciarli e si innamora perdutamente di Sofronia, che pensava essere sua madre. Quando gli fu detto chi era, Torrismondo fuggì via, ma poi tornò per chiarire meglio le vicende. Lui era nato dalla regina di Scozia e uno dei cavalieri del San Gral. Sposa Sofronia e vanno a vivere nel villaggio liberato dai cavalieri del Gral.
Anche lui si mette alla ricerca di una sua identità, la trova e riesce ad affermarsi.

Sofronia
E’ una la giovane donna salvata da Agilulfo ancora vergine, facendo “meritare” ad Agilulfo il titolo di cavaliere. E’ nata dall’unione del re di Scozia con la moglie d’un castaldo. Fu detto che fosse la madre di Torrismondo, per nascondere i tradimenti. Fu costretta ritirarsi in convento, che fu assalito dai pirati e lei fu portata in Marocco, dove venne salvata da Agilulfo e riportata in Francia.

RIASSUNTO DEL BRANO
Agilulfo Emo Bertrandino dei Guildiverni e degli altri di Corbentraz e Sura, cavaliere di Selimpia Citeriore e Fez era un cavaliere inesistente, e poteva prestar servizio solo grazie alla forza di volontà.
Dopo la rassegna delle truppe da parte di Carlomagno, durante il trasferimento al campo, trovarono un certo Gurdulù, un uomo senza identità, il perfetto contrario di Agilulfo: per questo gli fu affidato come scudiero. Durante una notte Agilulfo incontra un giovane inesperto, Rambaldo, che, durante il suo primo combattimento se la cavò solo grazie all’aiuto di cavaliere, rivelatosi poi donna, Bradamante, di cui si innamora: ma lei è innamorata di Agilulfo.
Durante un pranzo, un cavaliere, Torrismondo, accusa Agilulfo di non poter essere cavaliere, in quanto la donna da lui salvata non era vergine: era sua madre. Agilulfo partì con Gurdulù alla ricerca di Sofronia, Bradamante per seguire Agilulfo, Rambaldo per seguire Bradamante e Torrismondo per cercare i cavalieri del San Gral.
Agilulfo trova Sofronia, Torrismondo trova e caccia dal villaggio i cavalieri del San Gral, rei di estorcere la popolazione; Sofronia fu lasciata su un prato dove incontrò, per caso, Torrismondo, che s’innamoro di lei. Arrivarono Carlomagno e Agilulfo, che chiesero a Sofronia chi fosse e lei rispose che aveva allevato Torrismondo. Questi scappò via e così fece Agilulfo, che diceva di non avere più un nome. Torrismondo però poi tornò, per chiarire la vicenda: lui era nato dall’unione della Regina di Scozia con uno dei cavalieri del San Gral, lei dal re di Scozia con una moglie d’un castaldo: entrambi, non essendo parenti avrebbero potuto sposarsi, e così fecero. Così Agilulfo aveva salvato una vergine e poteva essere cavaliere; Rambaldo andò a cercarlo, ma trovò soltanto i pezzi dell’armatura e un biglietto do Agilulfo, che diceva che avrebbe lasciato tutto a Rambaldo, che indossò l’armatura. Bradamante lo vide e, scambiandolo per Agilulfo lo inseguì, ma poi appurata la “morte” di Agilulfo corse via e si rifugiò in un convento. Dopo un po’ bussò alla porta Rambaldo, in cerca di Bradamante: lei corse da lui e andarono via insieme.

b) IL LIVELLO DEL DISCORSO

IL TEMPO
La storia è narrata tutta in flash-back; non esistono anticipazioni. Infatti a raccontare la storia è Suor Teodora, una suora incaricata, in un convento, di scrivere una storia, la sua: quasi sempre all’inizio di ogni capitolo, dal IV in poi, c’è una piccola “introduzione” in cui Suor Teodora parla in prima persona, raccontando alcune considerazioni personali o approfondendo su determinati argomenti.

LO SPAZIO
La descrizione dello spazio è molto importante, frequente e dettagliata in questo racconto: è rappresentata realisticamente, nonostante la storia sia paradossale. La descrizione è essenziale per capire e comprendere al meglio la storia.

I PERSONAGGI
Quasi tutte le volte che un personaggio “entra in scena”, Calvino ne descrive molto accuratamente l’aspetto fisico. L’aspetto del carattere, dei modi di pensare…, viene fatta solo in seguito e noi riusciamo pian pian, durante la lettura, a scoprire interamente i vari lati del carattere di ogni personaggio. Credo che questo metodo sia molto azzeccato, in quanto anche quando incontri una persona nuova, individui e riconosci facilmente l’aspetto fisico, mentre per conoscere a fondo una persona, bisogna aspettare un bel po’ di tempo.

LE SCELTE STILISTICO-ESPRESSIVE
Nel brano di Calvino ho notato una buona aggettivazione, sempre molto azzeccata, legata spesso ad una delle molte descrizione che ci vengono fornite. Inoltre il modo di scrivere di Calvino e molto tranquillo e semplice da capire e quella piccola venuzza d’ironia ne fa un’opera veramente gradevole. Inoltre Calvino è molto bravo, quando spiega un avvenimento un po’ strano, inconsueto al giorno d’oggi, come un combattimento, nello spiegare in modo chiaro come “bisognava fare” per compiere al meglio quelle determinate azioni.

I TEMI

Il romanzo vuole far riflettere il lettore su un grande tema, cioè quello della ricerca dell’identità di sé stessi: infatti tutti i personaggi del racconto del racconto sono in cerca di una loro identità: Agilulfo cerca la sua ragione di vita, Torrismondo cerca la sua famiglia, Rambaldo cerca un’affermazione come paladino. Infatti Agilulfo, quando si vedrà negata la sua ragione di vita si dissolve, lasciando la sua armatura a Rambaldo. E proprio su quest’ultimo personaggio nasce un’altra riflessione, legata un po’ alla precedente: quella dell’affermazione di sé stessi. Infatti Rambaldo all’inizio è solo un giovane paladino, inesperto, venuto solo per vendicare il padre: ma poi diventa adulto, matura; per questo Agilulfo lascia proprio a lui la sua armatura, con la quale conquisterà Bradamante.

I temi vengono introdotti dai personaggi, dalla storia. I personaggi che introducono questi temi sono: Agilulfo, Gurdulù, Rambaldo e Torrismondo, che sono i protagonisti del racconto.

I temi dibattuti all’interno del romanzo sono ancora oggi molto attuali. In particolare quello dell’affermazione di sé stessi che ha come esempio Rambaldo. Credo che un po’ tutti i giovani della mia età abbiano bisogno di trovare una loro identità, di affermarsi in qualche cosa, di essere sé stessi, di conoscersi veramente. Non tutti riescono come Rambaldo, ma la maggior parte è riuscita a trovare un giusto equilibrio, indispensabile per poter vivere veramente felici e in buoni rapporti con chi ci circonda.