IL CACCIATORI DI AQUILONI RIASSUNTO

IL CACCIATORI DI AQUILONI RIASSUNTO

di Khaled Hosseini


Riassunto:

“Il cacciatore di aquiloni” inizia con una telefonata che riceve il protagonista, Amir.
Da questo punto in poi il protagonista fa un flash back nella sua mente che durerà per quasi tutto il romanzo.
Amir e suo padre Baba vivono a Kabul una città dell’Afghanistan.
Amir ha perso la madre prima ancora di conoscerla, visto che è morta nel momento in cui lo ha messo al mondo.
Baba per Amir è sempre stato un punto di riferimento e di orgoglio per lui, ma che spesso non si rendeva conto che Amir cercava più di ogni altra cosa la sua approvazione e il suo affetto, ed è per questo che Amir si sentiva privo di orgoglio e colmo di sbagli.
Essi vivono nella loro villa a Kabul con i loro hazara ovvero i servi, Ali e suo figlio Hassan.
Anche la madre di Hassan non vive più con lui e suo padre, perché è fuggita dopo una settimana dal momento in cui Hassan è stato messo alla luce.
Amir ed Hassan, da bambini, sono molto legati in un’amicizia profonda ma che li lega in modo differente per ognuno di loro due.
Personaggio molto importante in questo romanzo è anche l’amico di Baba, Rahim Khan, che spesso si trova con lui a parlare in compagnia di un buon sigaro o bicchiere di wisky.
La vita a Kabul è tranquilla ed Hassan e Amir giocano molto spesso insieme, leggendo racconti sotto un albero di melograni sopra ad una collina vicino a casa o correndo per i prati.
Ma in assoluto il “gioco” o meglio competizione che più li lega e li eccita è la gara di aquiloni.
Amir ed Hassan partecipavano ogni inverno alla competizione aerea che consisteva nel far volare il proprio aquilone facendolo rimanere più tempo possibile in volo, abbattendo, se necessario, anche aquiloni avversarsi.
Amir era colui che guidava l’aquilone ed Hassan invece era il miglior cacciatore di aquiloni di Kabul, ovvero era il migliore nel riuscire a recuperare l’ultimo aquilone abbattuto.
In un inverno, Hassan e Amir vincono la sfida, abbattendo l’ultimo aquilone rimasto in cielo.
Hassan parte alla caccia di quest’ultimo, ma non torna per la sua preghiera, e così Amir si preoccupa e corre a cercarlo per il paese.
Qui commetterà il suo più grande errore nella sua vita, che lo rincorrerà in qualsiasi parte del mondo andrà.
Trova Hassan faccia a faccia con il “pugno di ferro di Kabul” ed i suoi scagnozzi.
Il “pugno di ferro”, Assef, un rinomato bullo di Kabul, violenta Hassan sotto gli occhi di Amir che anzi che difenderlo scappa a gambe levate, facendo l’opposto di quello che avrebbe fatto, e che in passato aveva fatto, Hassan.
Da qua in poi il rapporto, tra i due amici, è mutato per sempre.
Amir non cerca più Hassan e lui fa lo stesso.
I momenti in cui in un luogo c’è Amir, Hassan è da un’altra parte, e viceversa.
Hassan non era a conoscenza che Amir non l’aveva difeso, ma era comunque turbato da ciò che gli era successo.
Invece Amir si teneva alla larga da Hassan perché era pieno di rimorso e non riusciva più a guardarlo negli occhi.
Questo rimorso lo spinge un giorno a fare un’azione che costringe Hassan e suo padre Ali ad andarsene dalla loro Villa.
Attraverso un furto montato da Amir, Hassan e suo padre sono costretti ad andarsene.
La guerra è iniziata a Kabul e Amir e suo padre scelgono di fuggire e di rifugiarsi alla fine in America.

Il viaggio è lungo e pesante e pericoloso e con momenti di grande emozione, come quando Baba si oppone alla violenza militare.
I due viaggiano in container e in autobotti, dormono per giorni in uno scantinato pieno di topi e senza una minima igiene, molti che viaggiano con loro muoiono, ma alla fine i due arrivano a destinazione.
In America Amir si rifà una vita cercando di lasciarsi alle spalle Kabul con tutto ciò che è legato a lei, ma non è così facile dimenticare il passato.
In America Amir si diploma e si Laurea in lingua inglese.
Qui in America Amir conosce Soraya una ragazza, anche lei proveniente da Kabul, che diventerà poi sua sposa.
Baba si ammala di cancro in questi anni e muore in America con grande dispiacere per Amir e sua moglie.
I due coniugi cercano in questi anni di avere figli,ma Soraya si scopre essere, dopo numeroso visite mediche, sterile per causa naturale.
In America la vita di Amir continua in modo per lui felice, qui pratica la professione di scrittore e pubblica anche dei libri che risquotono un notevole successo.
Un giorno Amir riceve una telefonata che lo cambierà per sempre.
Da qui in poi finisce il flash back che fa il protagonista nella sua mente all’inizio del libro.
Dall’altro capo della cornetta c’è Rahim Khan, che chiede ad Amir se può andare in America per incontrarlo.
Amir accetta.
I due quando Amir era bambino erano molto legati e Amir aveva molta stima in Rahim.
L’incontro tra i due avviene non molto dopo la telefonata.
Rahim è venuto per chiedere ad Amir di ritornare a Kabul per prendere il figlio di Hassan che si trova in un orfanotrofio squallido e poco sicuro, per via della guerra in corso, per portarlo in un altro orfanotrofio più sicuro in un altro paese.
Amir scopre quindi che a Kabul dopo la fine della guerra sono arrivati i talebani che hanno portato distruzione e terrore molto di più di quello che aveva portato la guerra.
Ma durante il colloquio Amir scopre anche molte cose sul suo passato.
Scopre, infatti, che Hassan e lui erano fratellastri, ovvero avevano lo stesso padre che era Baba.
Questo gli provoca ira in se perché capisce che Baba, Rahim ed Ali avevano sempre mentito a lui ed a Hassan e che quindi avevano vissuto da sempre in un mondo di menzogne.
Scopre inoltre che Hassan si è sposato e che ha avuto un figlio di nome Sohrab.
Viene a sapere che Rahim, siccome non riusciva più a tenere in ordine la casa di Baba per via dell’età che avanzava, è andato a cercare Hassan per richiedere il suo aiuto.
Quindi Hassan e la sua famiglia hanno vissuto in lungo nella casa di Baba tenendola sempre in ordine.
Scopre inoltre che durante la sosta di Hassan nella casa di Baba, incontra sua madre dopo tanti anni, e che vive con loro fino al momento della sua morte.
Ma la notizia che più gli stringe in una morsa il cuore è che Hassan e sua moglie sono stati fucilati dai talebani, arrivati a Kabul a seminare il terrore e la distruzione, a causa dell’onore di Hassan che si era opposto all’ordine dei talebani che gli imponevano di lasciare la casa di Baba a loro.
Amir infuriato da tutte queste notizie che gli frullano in testa tutte in un momento solo, fugge da questo colloquio accusando Rahim di essere stato scorretto nell’aver tenuto nascosto a lui ed a Hassan il fatto di essere fratelli.
Mentre vaga per la città Amir pensa a come suo padre possa aver tenuto nascosta una cosa simile, lui che diceva che le bugie erano una sorta di furto e che il furto era il peggior peccato che l’uomo potesse fare.
Mentre pensa a tutte queste cose Amir sceglie anche di andare a Kabul a prendere il figlio di Hassan.

Rahim quando viene a conoscenza della scelta di Amir lo mette subito in viaggio in compagnia di un suo amico fidato che fa il tassista, Farid.
I due giungono a destinazione dopo un viaggio che porta Amir a vedere come la guerra ha distrutto il suo paese, e che lo porta anche in un tuffo nel passato, quel passato che lo ha portato a fare molti errori nei confronti di suo fratello che lo aveva amato come nessun altro aveva fatto mai con lui.
Ma ora stava cercando un modo per tornare buono.
Giunti all’orfanotrofio vengono a conoscenza del fatto che Sohrab è stato rapito dai talebani e quindi Amir è costretto ad affrontarli per recuperarlo.
Mai si sarebbe arreso.
Dopo uno spettacolo che degenera poi in una ripugnante esecuzione, Amir e Farid si dirigono verso il posto dove hanno preso l’appuntamento, dopo lo spettacolo, con il talebano indicato dal proprietario dell’orfanotrofio, che probabilmente aveva con se Sohrab.
Qui Amir entra da solo senza che Farid lo segua e si trova faccia a faccia dopo molti anni con Assef che lo riconosce immediatamente.
Assef ha in consegna Sohrab e costringe Amir a guadagnarsi il figlio di Hassan lottando, il vincitore avrà la facoltà di fare ciò che vuole di Sohrab.
Dopo che Amir prende un sacco di legnate da Assef, Sorhab, disgustato da quello spettacolo, scaglia una biglia nell’occhio ad Assef che cade al suolo urlando.
Così Amir e Sohrab possono fuggire da quella “prigione” e dirigersi lontano.
Amir durante la convalescenza in ospedale scopre che l’orfanotrofio indicato da Rahim non esiste e quindi decide di portare con se in America il figlio di Hassan.
Dopo essere uscito dall’ospedale, ed aver passato numerosi interventi, telefona a Soraya e le dice cosa è successo, lei accetta che Sohrab venga in America con Amir.
I due coniugi si spingono quindi in un’adozione.
Farid accompagna i due nella loro ultima destinazione, un albergo a Pakistan, e poi dopo essere ricompensato da Amir in denaro si allontana.
Qui iniziano le pratiche per l’adozione, ma si incontrano molti problemi.
Dopo una visita da un avvocato Amir scopre che l’unica possibilità di adottare Sohrab prevede che lui stia per un periodo in un orfanotrofio in Pakistan.
Alla notizia Sohrab reagisce male, visto che Amir gli promise che non lo avrebbe mai più mandato in orfanotrofio.
Sohrab quindi disperato si spinge al suicidio, tagliandosi le vene.
Amir quando se ne accorge porta subito Sohrab in ospedale e i medici salvano il bambino per pochissimo.
Sohrab è segnato a vita.
Prima che Amir trovò Sohrab nella vasca con le vene tagliate, seppe da sua moglie che poteva portare Sohrab in America senza più nessuna complicazione perché era riuscita a deviare il problema.
Dopo una convalescenza in ospedale quindi Sohrab e Amir partono per l’America.
Sohrab però non è soddisfatto della sua vita e rivorrebbe la sua vecchia vita, con i suoi genitori veri, indietro.
La vita in America con Sohrab è dura sia per Amir che per Soraya.
Soraya alla fine vedendo che Sohrab non collabora, non è interessato a nulla, non instaura colloqui, non gioca mai con gli altri bambini e non fa nulla di ciò che si aspettava che facesse un bambino della sua età, si arrende e non ha più speranze nei confronti del figlio Hassan.
Amir invece no!
In questo periodo in Afghanistan i talebani sono fuggiti, dal momento che in America sono state abbattute le torri gemelle e quindi gli americani sono andati contro i talebani, accusati di aver complottato l’attentato alle torri, che così sono stati costretti a fuggire dall’Afghanistan facendo riprendere la popolazione locale dal quel periodo di distruzione che vi fu stato con i talebani.
Amir e sua moglie insieme anche al padre di Soraya che era un generale, in questo periodo prendono parte alla ripresa afgana, infatti, il generale sarà chiamato dall’Afghanistan e Amir e sua moglie contribuiranno alla costruzione di un ospedale per i feriti dalla guerra.
Passa più di un anno ma Sohrab non cambia, nonostante ciò Amir non si scoraggia e durante una festa Afgana avrà una piccola foglia del grande bosco che dovrà ottenere.
Infatti, durante questa festa si imbandisce una gara di aquiloni, come quelle che Amir ed Hassan facevano da bambini a Kabul.
Durante questa gara, cui Amir decide di partecipare con Sohrab, un aquilone abbatte l’ultimo aquilone rimasto in volo, ed è proprio l’aquilone di Amir e Sohrab che vince la competizione.
Al momento della vittoria Sohrab sorride, anche se per poco, questo rende colmo di gioia Amir, che ha ottenuto una piccola parte di ciò che vorrà ottenere da Sohrab, ma è comunque un punto di partenza, ciò che lui e sua moglie aspettavano da anni.
A questo punto Amir fa ciò che fece sempre Hassan per lui, chiede a Sohrab se vuole che cacci l’aquilone abbattuto per lui.
Sohrab annuisce e Amir risponde come Hassan gli si rivolgeva da piccolo:
“per te questo e altro”.
Dette queste parole, senza neanche rendersene conto, Amir parte alla caccia dell’aquilone correndo in mezzo a ragazzini, anche loro a caccia dell’aquilone, era contento soddisfatto per la prima volta in vita sua era orgoglioso di se stesso e felice di aver fatto qualcosa per qualcun altro, e di aver accolto quel piccolo sorriso di Sohrab a braccia spalancate.