I tre regni immaginati da Dante

I tre regni immaginati da Dante


Così Dante immagina i tre regni dell’al di là. L’Inferno è una voragine a forma di imbuto, o meglio di un cono col vertice all’ingiù. S’apre sotto la città di Gerusalemme e arriva fino al centro della Terra. L’immensa voragine sarebbe stata provocata dalla caduta di Lucifero, l’angelo ribelle precipitato dal cielo e conficcatosi nel fondo del baratro. La voragine si restringe in nove cerchi concentrici, lungo i quali sono disseminati i dannati secondo la gravità dei peccati commessi: dal cerchio più ampio che accoglie i lussuriosi, al più stretto riservato ai fraudolenti, cioè dai peccati dei sensi (i meno riprovevoli e con maggior numero di dannati ma con pene più miti) ai peccati di malizia, che hanno meno trasgressori, dice Dante, e sono chiusi in cerchi più stretti, dove però le pene sono più atroci.

Il terreno, che si ritrasse alla caduta di Lucifero, emerse agli antipodi di Gerusalemme (nel punto opposto sulla terra) e andò a formare la montagna del Purgatorio: una montagna conica segnata da sette balze, quanti sono i vizi capitali. Per raggiungere il fatidico numero nove, corrispondente a quello dei cerchi infernali, Dante ricorre all’espediente dell’Antipurgatorio e del paradiso terrestre, rispettivamente alla base e al vertice della montagna. Così il conto torna.

Anche per il Paradiso che ovviamente viene collocato nel cielo, anzi nei cieli, Dante ricorre al numero nove, quante sono, secondo il sistema tolemaico, le sfere celesti che ruotano intorno alla terra, che se ne sta immobile, al centro dell’universo. Al di sopra delle nove sfere celesti Dante colloca l’Empireo, punto d’incontro dei beati, raccolti nella “candida rosa”, con Dio.(adattamento da La Commedia per tutte le stagioni di Mario Sgarbossa, Edizioni Paoline, Roma , 1976)