I REGIMI TOTALITARI

I REGIMI TOTALITARI

I REGIMI TOTALITARI


Cosi come l’Ottocento è stato definito il secolo delle rivoluzioni, il Novecento è passato alla storia come secolo dei regimi totalitari. Il totalitarismo è una forma contemporanea di dittatura nella quale lo Stato controlla non solo l’aspetto politico ed economico ma quasi ogni aspetto della vita di un individuo; l’esistenza di istituzioni ed associazioni (chiese,partiti..) che possano in qualche modo limitare le capacità di controllo dello Stato non è tollerata, i gruppi sociali e politici concorrenti sono annientati, tutto fa capo ad un unico partito, in grado di controllare l’educazione, i mezzi di comunicazione, le istituzioni economiche gestendo così sia la vita politica, che quella sociale, anzi, il potere politico invade la società soffocandone ogni autonomia. I regimi totalitari vogliono impadronirsi delle coscienze dei cittadini, annullando quel margine di originalità ed individualità presente in ciascuno di noi.
In quest’ottica l’intera società si irrigidisce, i cittadini diventano dei soldati, con la limitata libertà di cui godono i soldati; il loro compito è quello di servire la nazione la quale è sempre potenzialmente in lotta contro nemici interni ed esterni. La dottrina del regime deve diventare articolo di fede: obbligatoria è la frequenza a riti e parate poichè il totalitarismo, contrariamente a quanto avviene nelle dittature tradizionali, non si accontenta di reprimere e dominare, ma richiede la partecipazione del popolo. Il Totalitarismo vuole il consenso delle masse, vuole modificare la realtà per ricrearla secondo gli assunti dell’ideologia.

Un simile regime può avere una sola guida costituita da un partito o da un capo carismatico. La volontà del capo è anche superiore al credo ideologico, che egli può in ogni circostanza adattare o revisionare; il suo dominio incontrastato si misura sulla capacità di decidere in ultima istanza qualsiasi cosa, egli non incontra limite all’arbitrarietà del suo potere, spesso agevolato, per timore oppure per calcolo, dai suoi più stretti collaboratori.
La legge rimane ma perde completamente di valore. Il potere è onnipresente e per far si che l’adesione all’ideologia sia totale, il regime totalitario si avvale della politica del terrore. Nessuno può sentirsi al riparo da azioni persecutorie, chiunque pur non manifestando atteggiamenti ostili nei confronti del regime, ma solo per il fatto di appartenere ad un determinato gruppo, etnia o di avere un determinato orientamento politico, può essere arrestato, processato, incarcerato o addirittura eliminato fisicamente. In questo modo il terrore non minaccia soltanto gli oppositori ma investe anche gli innocenti cittadini.

Quali sono stati i regimi totalitari del novecento e in che modo queste dittature riuscirono a mantenere il potere anche quando le cose andavano male?
Gli storici sono quasi del tutto unanimi quando dicono che il fascismo,nazismo e stalinismo sono state le tre grandi dittature del novecento e alla guida di questi regimi ci sono stati personaggi che hanno abilmente sfruttato carisma e violenza, e sono riusciti ad organizzare il consenso e reprime il dissenso così da mantenere il potere a lungo. Questi regimi hanno operato una manomissione completa della memoria e dell’informazione, celando le cattive notizie e mettendo in luce solo alcuni aspetti di ciò che accadeva operando un vero e proprio lavaggio del cervello mediante il quale assoggettavano al proprio volere le coscienze del popolo dominato.
Mussolini, Hitler e Stalin basarono il loro potere sulla capacità di controllare e manipolare le masse. La società di massa è infatti una condizione necessaria per l’instaurazione di un regime totalitario. Per massa si intende “una grande quantità indistinta di persone che agisce in maniera uniforme”, un nuovo tipo di aggregato sociale che raccoglie la stragrande maggioranza della popolazione nato agli inizi del ‘900 a seguito alla progressiva industrializzazione, alla rivoluzione dei trasporti e dei nuovi strumenti di produzione.

Il popolo è guidato dall’istinto e dall’emotività più che dalla ragione e dalla logica, quindi la prima regola che un capo deve seguire per guadagnarsi il consenso del popolo è quella di comandare ricorrendo ai sentimenti e non alla ragione. Il discorso logico e razionale può servire per convincere un singolo uomo , non certo per guidare un’intera nazione.
Il popolo ha bisogno di illusioni, di passioni, è animato dalla volontà di credere e questa volontà cresce nel momento stesso in cui le vecchie illusioni sono state messe in crisi in seguito della Prima Guerra Mondiale.
“Le masse sono abbagliate più facilmente da una grande bugia che da una piccola bugia” (Hitler).
“Regimi democratici possono essere definiti quelli nei quali di tanto in tanto si dà al popolo l’illusione di essere sovrano” (Mussolini).
I totalitarismi del novecento fornirono agli individui nuove illusioni in cui credere , si preoccuparono di costruire miti sempre nuovi come la superiorità della razza ariana che giustificava il disprezzo del popolo tedesco nei confronti delle razze considerate inferiori o il ritorno agli antichi fasti dell’Impero romano per giustificare la politica espansionistica di Mussolini alla luce di una missione civilizzatrice del popolo italiano, erede di Roma.
Lo stesso Mussolini affermò:
“Solo la fede smuove le montagne non la ragione. Questa è uno strumento ma non può essere la forza motrice del popolo. Oggi meno che prima. La gente ha meno tempo per pensare . La disposizione dell’uomo moderno a credere ha dell’incredibile”.
Oltre alla creazione di illusioni i dittatori capirono che era importantissimo creare una fede incondizionata nel capo.
Mentre ogni illusione può essere sostituita con un’altra , ogni credenza prende il posto della precedente anche in aperto contrasto con la precedente, la fede nel capo deve rimanere sempre inalterata se si vuole mantenere il controllo del popolo.
Il capo deve essere trasformato in una vera e propria divinità terrena, sottratto anche al solo dubbio dell’errore e dello sbaglio: il capo è un conduttore di anime e si propone al popolo come una guida da seguire.
“Agisci in maniera che il Fuhrer, se conoscesse le tue azioni, approverebbe” (slogan nazista).
Quello che tiene unite il popolo è la figura di un grande leader, amato e temuto allo stesso tempo. Il popolo lo adora, lo sente onnipotente, lo teme ma al tempo stesso si sente protetto.
Da qui il duce diventa l’uomo della provvidenza, che non dorme mai e pensa per noi…Il “Mein Kampf” ( la mia battaglia) di Hitler diventa la Bibbia del nazismo, Stalin è il batiuska , il piccolo padre per tutti i proletari.
Per amore del capo idealizzato i seguaci si amano l’un l’altro. Se perdono la fede in lui cessano di essere una folla e si disgregano, il capo deve pensare e decidere per tutti.
La cieca obbedienza di uomini “ben educati” garantì la stabilità dei regimi totalitari. Gli autori di grandi misfatti non si sentirono così responsabili del male commesso, dicendo di aver eseguito solo degli ordini. Infatti l’obbedienza era inculcata come la prima delle virtù nelle scuole totalitarie. Gli individui non potevano porsi interrogativi mettere in discussione le idee o cercare interpretazioni alternative, poichè tutto andava accettato senza discutere. “Al popolo non resta che un monosillabo per affermare e obbedire. La sovranità gli viene lasciata solo quando è innocua o è reputata tale, cioè nei momenti di ordinaria amministrazione.” (Mussolini )
“Quando mancasse il consenso, c’è la forza. Per tutti i provvedimenti anche i più duri che il Governo prenderà, metteremo i cittadini davanti a questo dilemma: o accettarli per alto spirito di patriottismo o subirli”. (Mussolini)
“La disciplina deve essere accettata. Quando non è accettata, deve essere imposta”.(Mussolini) La completa adesione del popolo all’ideologia del regime fu resa possibile grazie alla propaganda, ossia la disseminazione di idee ed informazioni con lo scopo di indottrinare le masse, di orientare l’opinione pubblica, di caricarla comunicando l’esaltazione della missione nazionale. La propaganda è lo strumento di cui il movimento totalitario si serve per trasformare la natura dell’uomo. Tramite la propaganda è possibile influenzare gli uomini, manipolando i meccanismi del loro comportamento. Le ragioni del successo di Hitler e Mussolini sono da ricercare , oltre che in fattori di carattere storico e sociologico, proprio nel fatto di aver utilizzato le tecniche della propaganda per la prima volta in modo coerente ed organizzato.

LA PROPAGANDA FASCISTA.
Mussolini fu tra i primi dittatori a comprendere l’importanza dei mass media, dal cinema , alla radio , ai giornali, e grazie alla strumentalizzazione degli stessi stabilì un controllo totale sull’informazione e la cultura.
Il regime impartì alla stampa direttive molto precise, i giornali dovevano infondere ottimismo, fiducia e sicurezza nell’avvenire eliminando le notizie allarmistiche, pessimistiche, catastrofiche, deprimenti.
La stampa fu progressivamente imbavagliata mediante censure, sospensioni delle pubblicazioni, allontanamento dei direttori non graditi all’autorità.
L’obbiettivo era quello di creare una immagine del paese efficiente e lavoratore. “La stampa più libera del mondo intero é la stampa italiana. Il giornalismo italiano è libero perché serve soltanto una causa e un regime; é libero perché, nell’ambito delle leggi del Regime, può esercitare, e le esercita, funzioni di controllo, di critica, di propulsione.” (Mussolini ) Le prime pagine dei giornali erano piene di immagini di Mussolini fotografato mentre trebbiava, cavalcava focosi destrieri, fondava città con l’aratro, pilotava veloci automobili, sempre fresco mai stanco, sicuro di sè.
Il mezzo fotografico consentiva di confermare l’eccellenti qualità fisiche del perfetto fascista, che doveva distinguersi perfino da caratteristiche fisiche e comportamentali: fisico ben allenato, volto sbarbato, vita attiva e sportiva, modo di camminare sicuro, movimenti veloci e scattanti, modo di salutare del tutto particolare con braccio e mano tese in avanti, il cosiddetto saluto romano, obbligatorio durante le parate e le circostanze ufficiali.

Il fascismo infatti utilizzò tutti gli strumenti di comunicazione di massa per ottenere quel consenso necessario per la sua stessa sopravvivenza. Ad esempio “L’Unione Cinematografica Educativa” (LUCE) era il “megafono” del regime; produsse cortometraggi e servizi fotografici con l’intento di “educare” le masse alla “grandezza” del regime fascista e del suo capo.
Il “soggetto protagonista” dei cortometraggi e delle fotografie era sempre uguale: la parata di regime con i gerarchi che passavano “tra ali di folle entusiaste”, vestite di stracci ma con lo stomaco sempre entusiasmaticamente vuoto .
La propaganda era parte significativa di un’azione che iniziava nella scuola. Ogni grado di istruzione corrispondeva ad un “inquadramento militaresco “ del bambino e del giovane. I vari “figli della lupa, i balilla, etc.” avevano una loro divisa ed una loro collocazione non solo scolastica ma sociale. Nei testi scolastici veniva scritto: “Obbedite perchè dovete obbedire”.

Gli intellettuali, docenti delle Scuole e delle Università venivano “reclutati” ed iscritti al Partito Fascista. La non iscrizione o il rifiuto della tessera del fascio costituiva la condizione del licenziamento. Anche questa fu violenza.
Allo scopo di controllare i lavoratori e i cittadini nelle varie espressioni e momenti di vita, persino nei pochi momenti ricreativi e di svago, nacquero vari Enti tra i quali l’Opera Maternità ed Infanzia, l’Opera Nazionale Balilla, l’Opera Nazionale del Dopolavoro.
Avvenne un drastico annullamento della volontà individuale per l’esaltazione assoluta del sacrificio e della sottomissione alla volontà del capo per il bene della patria.
Hitler stesso era dello stesso avviso di Mussolini quando asseriva: “Le masse capiscono a fatica e lentamente, mentre dimenticano con facilità. Pertanto la propaganda efficace deve limitarsi a poche parole d’ordine martellate ininterrottamente finchè entrino in quelle teste e vi si fissano saldamente. Si è parlato bene quando anche il meno recettivo ha capito e ha capito . (Hitler)

“La propaganda non deve servire la verità, specialmente perchè questa potrebbe servire l’avversario”. (Hitler)

“Tutti i grandi movimenti devono la loro origine a grandi oratori” (Hitler)

Per questo il linguaggio usato da questi dittatori per ottenere il consenso del popolo era sempre semplice e ripetitivo, si avvaleva di etichette, stereotipi che semplificavano il mondo attraverso categorie, cosicchè il singolo poteva facilmente trovare l’appartenenza alla comunità nazionale.
A suon di slogan semplici e perentori, di formule incisive e stereotipate , di una serie di immagini ben scelte (emblema, insegne, ritratti del capo ecc) la dottrina del regime penetrava nelle menti degli individui.
Eccovi alcuni degli slogan del fascismo, del nazismo continuamente ripetuti dalla stampa di regime e che si trovavano anche pitturati nei muri di case e palazzi di città e paesi, nei cartelloni pubblicitari e così via.

SLOGAN FASCISTI

• Beffo la morte e ghigno
• Boia chi molla
• Libro e moschetto / Fascista perfetto
• Chi si ferma è perduto
• Chi non è pronto a morire per la sua fede non è degno di professarla
• Credere, obbedire, combattere
• Dio e Patria. Ogni altro affetto, ogni altro dovere vien dopo.
• Mussolini ha sempre ragione
• Il nemico del Fascismo è il tuo nemico: non dargli quartiere.
• Italia agli italiani
• Lo slancio vitale del popolo italiano non fu e non sarà mai fermato!
• Meglio lottare insieme che morire da soli
• Meglio vivere un giorno da leone, che cento anni da pecora
• Memento audere semper (locuzione in lingua latina coniata da Gabriele D’Annunzio; il suo significato è “ricorda di osare sempre”)
• Me ne frego
• Molti nemici, molto onore
• Non basta essere bravi bisogna essere i migliori
• O con noi o contro di noi
• Pronti, ieri, oggi, domani al combattimento per l’onore d’Italia
• Ringrazia ogni giorno devotamente Dio perché ti ha fatto italiano.
• Se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi, se mi uccidono vendicatemi
• Se il destino è contro di noi… Peggio per lui!

SLOGAN NAZISTI

• Un popolo, un Impero, un Capo.
• Il lavoro rende liberi.
• Il mio motto è distruggere tutto. Il nazional-socialismo distruggerà il mondo.
• Demoralizzare il nemico colpendo di sorpresa, spargendo terrore, sabotando e uccidendo. Così si vinceranno le guerre.
• La forza non sta nella difesa ma nell’attacco.
• Il più forte ha ragione. Prontezza di decisione e ferma fiducia sono necessarie al soldato tedesco. Non vi sono crisi, se i nervi del fuhrer resistono.
• Annientare una vita senza valore non comporta alcuna colpa, il debole deve essere distrutto.
• D’altra parte i giovani servono per fare la guerra.
• Quaggiù il successo è solo il metro di giudizio di ciò che è buono o cattivo.