I Popoli barbari

I Popoli barbari

la fine dell’impero romano d’Occidente


I romani indicavano con il nome generico di “barbari” tutti quei popoli che vivevano fuori dei loro confini. Al di là del Reno vivevano, da secoli, i Vandali, i Franchi e i Burgundi; al di là dei Danubio premevano i Visigoti e alle loro spalle gli Ostrogoti.

Verso la fine del IV secolo, gli Unni, una popolazione di stirpe mongola proveniente dall’Asia centrale, si riversarono sulla Russia meridionale spingendo le altre popolazioni barbariche verso Occidente. Tutti questi popoli vivevano ad un livello di civiltà di gran lunga più arretrato rispetto a quello romano. Non avevano costruito vere e proprie città, vivevano in capanne protette da palizzate di legno o da fossati. Non avevano un’organizzazione politica che potesse chiamarsi stato. La loro organizzazione politica sociale più solida era la sippe, in altre parole la cerchia delle famiglie unite da vincoli di parentela.

Queste popolazioni esercitavano un’agricoltura rozza. Ogni gruppo di parenti era in genere autosufficiente dal punto di vista economico, non esisteva una moneta perché gli scambi avvenivano in forma di baratto tra una ristretta cerchia di conoscenti. Per arricchire un’economia povera si faceva ricorso alla caccia e spesso alla razzia, cioè all’aggressione a scopo di rapina.

Questo avvenne prima verso le tribù vicine, verso i confini dell’impero romano. Negli ultimi secoli la separazione tra Romani e barbari nelle zone di confine era diventata meno rigida. Dalle zone periferiche dell’impero erano arrivate tra i barbari le monete e le merci romane, e si era diffusa la religione cristiana seppure in forme rozze.

Gruppi delle popolazioni barbariche più vicine e civilizzate erano state accolte entro i confini dell’impero. Molti barbari erano stati arruolati nell’esercito romano per completare con soldati freschi e a buon prezzo il sempre più difficile arruolamento interno. Dalla fine del IV secolo l’arruolamento dei barbari nell’esercito dell’impero romano d’Occidente diviene un fenomeno di massa. Resta più limitato nell’impero romano d’Oriente che riuscirà anche per questo motivo a salvarsi.

In Occidente riuscì a resistere ai barbari ancora per qualche decennio affidandosi al valore di un generale barbaro, Stilicone, che arrestò ai piedi delle Alpi un’invasione dei Visigoti guidati dal re Alarico (battaglie di Pollenzo e di Verona del 402). Morto Stilicone le invasioni non hanno più argine. Nel 410 i Visigoti si riversano di nuovo in Italia e questa volta senza incontrare resistenza giungono fino al cuore dell’impero e saccheggiano Roma. Risalita la penisola essi invadono le Gallie dove si erano stabiliti i Vandali, e spingono questo popolo a Sud, dove occupano la Spagna e l’Africa settentrionale.

Dopo i Visigoti si ha l’invasione degli Unni, guidati dal re Attila, che ha conquistato tutta l’Europa Centrale. Trovata sbarrata la strada della Gallia, Attila si dirige verso l’Italia e l’imperatore Valentiniano III° si rivolge al papa Leone I°, che è inviato come ambasciatore presso il capo barbarico e lo convince ad abbandonare l’Italia.

In seguito nel 455 c’è l’invasione dei Vandali che provenienti dall’Africa per mare, saccheggiano di nuovo Roma. Alla morte dell’imperatore Valentiniano III° nel 455, l’impero d’Occidente entra in piena anarchia e gli imperatori non hanno più alcun potere reale.

Nel 474 l’imperatore Giulio Nepotedesignato dall’imperatore di Costantinopoli, è deposto da un generale romano, Oreste, che mette sul trono il proprio figlio, Romolo Augustolo. Ma due anni dopo un generale barbarico, Odoacre, depone colui che è considerato l’ultimo legittimo imperatore romano e s’insedia sul trono.

Con la deposizione di Romolo Augustolo si considera finito l’impero romano d’Occidente (476) e inizia una nuova era della storia: il Medio-evo, che vuol dire età di mezzo, perché è compresa tra l’epoca romana e quella moderna, che dal 476 durerà fino al 1492, l’anno della scoperta dell’America.

Migliore fortuna ebbe invece l’impero romano d’Oriente, che, da Bisanzio, l’antico nome della sua capitale, verrà d’ora in avanti chiamato impero bizantino. Questa parte dell’impero riuscirà a sopravvivere per quasi dieci secoli.

A Costantinopoli si era riusciti a contenere l’ingresso dei barbari nell’esercito, si era mantenuta in piedi una burocrazia efficiente, meno debole e corrotta di quella occidentale, che, imponendo pesantissime tasse soprattutto nelle province riuscì a reperire le risorse per mantenere un esercito e una flotta potenti.

L’impero d’Oriente poteva giovarsi della sua posizione straordinaria sul Bosforocon una capitale imprendibile dal mare, ed in grado di controllare gran parte del commercio tra Oriente e Occidente. Infine gli imperatori d’Oriente sottomisero la locale Chiesa cristiana alla loro volontà e divennero capi religiosi oltre che capi politici. Bisanzio impedirà, infatti, ai Persiani, agli Arabi e ai Turchi di invadere l’Europa per tutto il Medioevo e salverà quindi la civiltà europea fino a quando con l’età Moderna, l’Europa non sarà capace di difendersi da sola.

I barbari si dividevano in Germani occidentali, stanziati da secoli lungo il Reno come i Franchi, i Burgundi, gli Alemanni, i Sassoni e gli Angli; e in Germani Orientali, disposti lungo il Danubio come gli Ostrogoti, i Visigoti, e i Vandali. I primi erano più evoluti rispetto ai secondi perché più organizzati socialmente e più esperti nell’agricoltura. Per questo motivo i Franchi, stanziati nella Gallia settentrionale, e i Sassoni, insediatisi nell’Inghilterra meridionale, si stabiliranno nei nuovi territori conquistati mettendovi solide radici. Al contrario i regni creati dagli Ostrogoti in Italia, dai Visigoti in Spagna e dai Vandali in Africa settentrionale saranno ben presto spazzati via da nuove invasioni.

I Germani Orientali non riuscirono a sradicare la civiltà romana. In Italia, nella Gallia meridionale, in Spagna si continuò ad usare la lingua latina. L’invasione dei Germanioccidentali nell’attuale Germania e Olanda, nella Gallia settentrionale e nella Britannia provocò minori devastazioni, ma ebbe conseguenze più sconvolgenti e durature.

In questi paesi le vecchie città romane scomparvero come centri culturali, amministrativi e politici e le lingue germaniche sostituirono il latino. I capi barbari dovettero cercare di convivere con le popolazioni sottomesse, alle quali fu garantito l’uso della terra, dopo averne tolta una parte per consegnarla alla famiglia dei conquistatori.

I re barbari furono obbligati ad affidarsi alla cultura e all’esperienza dei notabili romani se volevano far funzionare l’amministrazione dello stato, emanare leggi, riscuotere le imposte. I regni che così si formarono furono detti romano-barbarici in quanto in essi convivevano due popolazioni e due civiltà diverse.

Sussistevano motivi di contrasto tra i barbari e i romani. I barbari erano cristiani ariani, mentre i romani erano cattolici; i nuovi venuti praticavano un tipo di giustizia primitiva basato sulla vendetta privata, cioè la faida, mentre per i romani solo lo stato poteva punire i delitti. A causa di questa diversità si ebbe all’inizio, all’interno degli stati romano-barbarici la convivenza di due diversi sistemi giuridici: i Romani seguivano il vecchio diritto romano, i barbari si attenevano al loro diritto tradizionale. 1 vari regni romano-barbarici ebbero destini molto diversi:

Il regno dei Vandali che si estendeva tra il Marocco e la Libia attuale visse finché rimase in vita il re Genserico, perché alla sua morte gli aspiranti alla successione si dilaniarono in un’interminabile lotta e furono definitivamente sconfitti da una spedizione di riconquista promossa dall’impero romano d’Oriente nel 534.

Il regno dei Visigoti, che si estendeva sulla Gallia meridionale e su gran parte della Spagna fu tormentato dal conflitto tra le popolazioni di religione cattolica e i dominatori di confessione arianafinché agli inizi del secolo VIII sarà abbattuto dall’invasione degli Arabi.

Il regno dei Burgundi che si estendeva dalle Alpi alla Gallia meridionale fu conquistato dai Franchi nel 533. Il regno dei Franchi si convertì al cattolicesimo con il suo re Clodoveo, che conquistò con tale gesto l’appoggio della Chiesa cattolica e ne divenne il difensore. Strappò ai Visigoti la Gallia meridionale e iniziò una politica d’espansione continuata dai suoi successori con la conquista del regno dei Burgundi.

Odoacre, il generale barbaro che aveva deposto l’ultimo imperatore romano d’Occidente nel 476 si mantenne al potere fino al 489, quando l’imperatore d’Oriente Zenone spinse Teodoricore degli Ostrogoti, ad invadere l’Italia. La conquista fu portata a termine nel 493 e Teodorico fu riconosciuto come rappresentante dell’impero d’oriente nella penisola italica.

Di fatto, Teodorico godeva di un’assoluta indipendenza. Nonostante fosse analfabeta, aveva una grande ammirazione per la civiltà romana e un grande rispetto verso gli uomini di cultura. Perciò scelse come suoi collaboratori e consiglieri alcuni romani colti e affidò a funzionari romani l’amministrazione civile dello stato, riservando agli Ostrogoti il potere militare.

Teodorico cercò di stabilire una tollerante convivenza tra i due popoli, mantenendo gli usi e i costumi di entrambi. Successivamente cercò di unificare i due popoli sotto un unico corpo di leggi, con un editto che portava il suo nome (Editto di Teodorico). Nonostante fosse ariano, come il suo popolo, Teodoríco cercò di mantenere buoni rapporti con la chiesa di Roma, perché questa era in contrasto con l’imperatore di Bisanzio, da cui il re dei Goti temeva di essere tradito, come prima di lui era stato tradito Odoacre.

Quando negli ultimi anni dei suo regno, apparve chiari che la chiesa di Roma si stava riappacificando con l’imperatore d’Oriente, Teodorico temendo un’alleanza tra il papa e Bisanzio ai suoi danni, si liberò dei romani suoi collaboratori e perseguitò i cattolici. Morto Teodorico nel 526 i suoi successori continuarono una politica ostile ai Romani, riservando agli Ostrogoti tutte le cariche civili e politiche.

Intorno al 520, sotto l’imperatore Giustino, era iniziata una politica di riavvicinamento tra Bisanzio e la Chiesa di Roma, fino ad allora divise a causa della pretesa dell’imperatore dì sottomettere alla propria autorità il papa.

Quando nel 527 salì sul trono di Bisanzio Giustinianoegli si alleò con il papa alla scopo di combattere l’arianesimo praticato dai barbari per ricostruire l’unità nel mondo romano e riconquistare quello che era stato l’impero romano d’Occidente. Gustiniano era profondamente ispirato dalla volontà di ricomporre l’impero nella sua antica interezza, e dominato dall’idea di far vivere le istituzioni romane, per cui dette vita ad un’opera monumentaleil diritto romano.

In quel periodo la legislazione di Roma era costituita da una massa disordinata e imponente di provvedimenti presi in tempi diversi e da autorità diverse come i plebisciti dei cornizi, i senatoconsulti del Senato, i decreti degli imperatori, che spesso si ripetevano o si contraddicevano e che gli esperti di diritto, i cosiddetti giureconsulti, faticosamente cercavano di interpretare.

Giustiniano nominò una commissione di giuristi che lavorò dieci anni a riordinare il diritto romano e che alla fine pubblicò il “Corpus iuris civilis” che delineava i principi fondamentali dei diritto romano insieme al parere dei giuristi del passato e alla raccolta sistematica delle leggi.

La riconquista dell’Occidente fu attuata da Giustiniano a partire dal 532. Già nel 533 una spedizione militare di Bisanzio cancellava dall’Africa il regno dei Vandali, nel 555 una nuova campagna militare toglieva ai Visigoti la Spagna meridionale.

Nel 535 Giustiniano mandò in Italia un forte e ben armato corpo di spedizione guidato dal generale Belisario1 Goti, guidati prima da Vitíge poi da Totila si difesero disperatamente. Una guerra tremenda, piena di devastazioni e di massacri, si trascinò per vent’anni finché il generale bizantino Narsete riuscì a debellare l’ultima resistenza dei Goti (553). il dominio bizantini si stabilì cosi sulla penisola e l’Italia fu assoggettata alla pesante tassazione tipica di Bisanzio.