I dottori

I dottori

LA COSCIENZA DI ZENO


Sulle figure dei medici si appunta particolarmente l’ironia del narratore. E’ un topos letterario (dal Malato immaginario al Mastro don Gesualdo), ma nel caso della Coscienza bisognerà pensare ad un altro travestimento della figura paterna. E dunque, il dottor S. è quell’inattendibile psicanalista che pubblica per vendetta e pensa ai guadagni (v. la Prefazione; ma in questo caso, come s’è visto, l’ironia è dell’autore che, almeno per questo aspetto, non si distingue dal narratore). Il dottor Coprosich (sbeffeggiato già nel nome: dovrebbe lavarsi ben altro che il viso e le mani, diceva Joyce) è il saccente che rimprovera Zeno di volere la morte del padre, inculcandogli un complesso di colpa perenne. Il dottor Muli (il proprietario della clinica dove Zeno dovrebbe essere richiuso per guarire dal vizio del fumo) è troppo bello ed elegante (“la venere dei medici”) per essere professionalmente credibile. Il dottor Mali (forse anche lui sbeffeggiato nel nome) è quello che, quando è chiamato con urgenza dalla fantesca per Guido moribondo, depreca di essere medico e di dovere uscire anche con la pioggia; quando poi sa che Guido ha già simulato un suicidio, non si premura certo di tornare a casa a prendere gli strumenti per una lavanda gastrica, ma rassicura Ada e se ne va. Invece il dottor Paoli, dall’occhio indagatore, fa prognosi sempre attenuate dal dubbio, cosicché non può sbagliare (a pochi giorni dalla morte del vecchio Malfenti, tranquillizza gli sposi Ada e Guido che devono mettersi in viaggio, assicurando che il malato starà meglio, “salvo complicazioni imprevedibili”).